Magazine Diario personale
(Replica) La Pasteque - 3 anni ad Ambilly / 3 years in Ambilly
Creato il 18 luglio 2014 da Valeskywalker @valeskywalkerITA La Pasteque - 3 anni ad Ambilly
Spingendo la Dea nel Passeggino verso il mercato della domenica mattino, dopo tante settimane in viaggio, mi sono immersa nuovamente nell'atmosfera quotidiana francese: questa passeggiata mi ha ricordato che tra poco saranno tre anni che viviamo ad Ambilly. Facendo un giro tra le bancarelle, ho riflettuto su quello che per me e' il bello della vie francaise.
I banchi offrono frutta, verdura, formaggi d'alpeggio a dir poco viventi, salami, kebap, pane,vesitti e carabattole cinesi, come in tutti i mercati . I commercianti sono francesi, turchi, arabi, indiani, rumeni, e i clienti altrettanto, ma in realta' sono tutti francesi, perche' la Patrie e' democratica: se si vuole diventare francesi, basta essere orgogliosi di essere francesi.
L'atmosfera e' quella di un grande evento, perche' e' il Mercato della Domenica, quando tutte le famiglie escono non solo per rifornirsi della baguette e conmpanatico, ma soprattutto per partecipare al Mercato di per se'. Perche' al Mercato della Domenica i profumi e i colori delle merci inondano la strada principale del borgo, le persone si siedono ai tavoli a prendere un kyr (vino bianco con 1 goccio di sciroppo alla pesca o alla mora), si spiegano ai bambini tutte le differenti qualita' di formaggi, si incontrano i vicini senza esseri dati appuntamento, si compra un pollo arrosto cosi' anche se si tira tardi senza aver fatto la spesa, appena arrivati a casa si mangia. Quando si torna dal mercato ci si sente leggeri, contenti e rilassati, come dovrebbe essere, appunto, La Domenica.
Se c'e' una cosa in cui i francesi sono maestri e' l'arte di rendere speciale qualsiasi cosa, grazie all'esprit, allo spirito con cui agiscono.
Anche la lingua aiuta: il cocomero, se lo chiami la Pasteque, e' assolutamente piu' chic.
Un italiano mette in un piatto della mozzarella campana di ottima qualita'. del pomodoro maturo di Pachino, del basilico profumato preso dalla vicina che ha l'orto e un filo d'olio extra vergine di oliva e poi addenta pensando Ah che bonta'.
Un francese mette in un piatto una mozzarella di supermercato vagamente dura, del pomodoro mediamente buono, del basilico della busta, un filo di olio extra vergine ma anche no. Pero' il piatto e' di un servizio a fiori della nonna, lo appoggia su una tovaglietta a quadretti vichy sul tavolino del balcone, piazza un fiore dentro una bottiglia davanti a se', si versa un goccio di vino rose', accende la musica e poi addenta pensando Ah che bonta'.
D'altro canto l'italiano per approvigionarsi degli ingredienti ha deciso di mangiare quelle cose almeno un giorno prima, mentre il francese apre il frigo e prende quel che trova. Anche il piatto della nonna e' li' a portata di mano sempre, non relegato sugli scaffali in alto per le occasioni speciali.
Lo spirito francese e' infatti anche dotato di improvvisazione.
Io quando ho ospiti per cena tendo a fare porzioni con cui i francesi sfamerebbero il doppio delle persone: nel mio concetto di ospitalita' non posso sopportare che qualcuno si alzi dal tavolo affamato.
Se io preparo una teglia di melanzane al forno, i francesi farebbero un cestino di melanzana a testa, decorato con capperi tutti intorno al piatto e altre diavolerie che si mangiano con gli occhi. Il mangiare per me e' la sostanza nel piatto, per i francesi e' l'idea del mangiare.
Il pic nic e' un altro ottimo esempio del diverso approccio alla vita tra italiani e francesi. Un pic nic familiare italico prevede svariate borse termiche, una serie di piatti,bicchieri, posate di plastica per servire primo, secondo, frutta e dolce. Le nonne e le mamme hanno preparato tutto cucinando fin dal giorno prima e quando ci si appresta a sedersi intorno ai tavoli pieghevoli si sa che ci vorranno almeno due o tre ore per smaltire il tutto. Non manca il fiasco o il boccione di Zonin formato famiglia.
Un pic nic francese prevede che i partecipanti decidano qualche ora prima di fare il pic nic e che nessuno arrivi stanco al momento di mangiare: percio', nulla di cucinato, si prende quello che c'e' in casa in quel momento, si mette tutto nel cestino di vimini (si, usano ancora quello) e una volta arrivati dove si vuole mangiare, si aprono forme di camembert e altri formaggi, si schiudono lattine di foie gras o terrines campagnardes, si affetta il pane, si tagliano i salamini e si apre una bella bottiglia di Bordeaux d'annata (l'unico aggeggio termico consentito e' quello per ghiacciare il vino bianco), usando possibilmente piatti, posate e bicchieri veri. Tutti seduti sull'erba, che il tavolo pieghevole e le sedie occupano spazio e si suda a portarle su e giu', basta piegare nel cestino di vimini una bella tovaglia.
L'esprit lo si vede anche fuori dalla tavola: le donne francesi non sono vestite meglio delle itailane, ma si danno tutte un tocco personale, slegato dalla moda, che portano con sicurezza e leggerezza, a qualsiasi eta'. Una signora anziana con un fiore fresco nello chignon dei capelli, una mamma di tre bambini vestita sportiva ma con il rossetto rosso fuoco che anziche' stonare si intona benissimo all'energia che emana mentre procede tenendo con la destra il maggiore, spingendo con la sinistra il passeggino e portando sul petto l'ultimo bebe' nel marsupio. E ne' la donna anziana ne' la mamma danno l'impressione di aver passato tempo a studiare la loro mise: la bellezza del tocco francese e' essere, o almeno sembrare, improvvisato, spontaneo, originale e talmente perfetto da non poter immaginare nessun altra soluzione alternativa.
Pur vivendo all'estero, non mi rassegno sul mangiare: continuo a scegliere cose di buona qualita' e a voler sentirmi piena quando mi alzo da tavola, non mi pesa spignattare e perdere piu' tempo a reperire gli ingredienti.
Da quando sono arrivata qui, ho cercato di imparare dai francesi ad allenare il mio esprit nel quotidiano, ad improvvisare l'atmosfera giusta ogni giorno e non quando c'e' un'occasione. A cercare di imprimere il mio tocco personale al mio modo di presentarmi tutti i giorni, anche se vado solo al supermercato: non tengo piu' nulla di bicchieri e posate e tazzine "per le occasioni speciali", lascio sempre nella dispensa qualche scatoletta magica pronta all'uso dal sapore un po' originale, porto il cappello sempre piu' spesso, non solo d'inverno, e quando mi presento dico solo il mio nome di battesimo perche' e' cosi' che mi piace. E, se a gli altri il mio esprit sembra strano, penso proprio quello che pensano i francesi: Je m'enfiche!
ENG La Pasteque -3 years in Ambilly
After many weeks on the road, while pushing the Goddess in the Stroller through the Sunday morning market, I plunged back into the daily french atmosphere: this walk reminded me that soon will be three years that we live in Ambilly. Going around through the stalls, I reflected on what is for me the beauty of the vie francaise.
The stalls offer fruits, vegetables, country made cheeses - to say the least - full of life, sausages, kebabs, bread, Chinese junk, like in all markets. Traders are French, Turks, Arabs, Indians, Romanians, and customers the same, but in reality they are all French, because la Patrie is very democratic: if you want to become French, just be proud to be French.The atmosphere is the one of a great event, because is The Sunday Market, when all the families go out not only to re-supply of baguettes and other food, but mainly to be part of The Market itself. At The Sunday Market the scents and colors of goods are flooding the main street of the village, people sit around the bar tables to take a Kyr (white wine with 1 drop of syrup, peach or blackberry), they explain to children all different quality of the cheeses,they meet neighbors without being appointed, maybe they buy a roast chicken, so even if later they ll come back home late, they can eat straight. When you return from the market you feel light, happy and relaxed, as it should be, in fact, Sunday.If there is something in which the French are masters is the art of making everything special thanks to the Esprit, the spirit with which they act.Even the language helps: watermelon, if you call it La pastèque, is definitely more chic.An Italian put in a plate a bufala mozzarella of good quality, some red ripe tomatoes of Pachino, some fragrant basil received from the neighbor who has a garden and a drizzle of extra virgin olive oil, then he bites the food thinking "Oh, that's goodness".A French put in a plate a quite hard supermarket mozzarella, good but medium tomatoes, basil from an envelope, a drizzle of extra virgin olive oil (but also a not extra virgin one). But his plate is a flower decorated one from a grandmother's service, then he places it on a vichy squared tablecloth he uses to dress the table of the balcony, he puts a fresh flower in a bottle in front of him, he pours himself a little of blush wine, he turns on the music and then he bites the food thinking "Oh that goodness'.On the other hand, the Italian, in order to find all these ingredients has decided to eat those things at least a day before, while the French opened the fridge and took what he found. Even the plate of the grandmother is always at hand, not relegated to the top shelves, waiting to be use only for special occasions.The French spirit works with improvisation. When I have guests for dinner, I tend to do portions with which the French would feed twice as many people: in my concept of hospitality I can not bear anyone to get up from the table hungry. If I make a tray of fried eggplants in the oven, the French would make a single mini basket of eggplant per head, garnished with capers around the plate and all other cute decorative stuff that you eat only with your eyes. Food for me is the substance in the plate, for the French is the idea of eating.The picnic is another great example of the different approach to life between Italian and French people. An Italian family picnic provides a variety of ice - cool bags, a huge amount of of dishes, cups and utensils in plastic to serve first, second, fruits and dessert. The grandmothers and mothers have prepared and cooked everything the day before, and when people finally sit around the folding tables they know that it will take at least two or three hours to dispose of the whole. Do not miss the flask or bottle of Zonin family size.A French picnic is planned by the participants just a few hours before the picnic and it's expected that no one will get tired before the time of eating, so there will be nothing cooked: everyone takes what there is at home, they put all in the wicker basket (yes, they still use them) and once they get where they want to eat, they open forms of Camembert and other cheeses, tins of foie gras or terrine campagnardes, they slice the bread, cut the sausages and open a nice bottle of Bordeaux (the only device allowed is the ice- cool bag to chill the white wine), serving all of this in real plates, cutlery and glassware. Everybody sits on the grass, the folding table and chairs take up space and you sweat to bring them up and down, it's enough to fold a beautiful big tablecloth in the wicker basket.L'Esprit you can see it also outside of the table: French women do not dress best the Italian ones, but they all put a personal touch in their look, disconnected from fashion, bringing it around with confidence and lightness at any age '. An elderly lady with a fresh flower in the hair bun, a mother of three children sporty dressed but with fiery red lipstick, that instead of looking out of tune, rather fits very well with the energy she emanates as she walks keeping the major with the right hand, pushing with the left the stroller and carrying the last baby on the chest in the sling. And neither the old woman nor the mother give the impression of having spent time studying their appearance: the beauty of the French touch is to be , or at least to seem, improvised, spontaneous, original and so perfect that one can't imagine any other alternative solution.
While living abroad, I didn't resign to eat the Italian way: I keep the habit to search and buy good quality things and I want to feel full when I get up from the table, I don't mind to keep spending everyday some time to cook and to find the ingredients.
Since I arrived here, I tried to learn from the French to train my esprit in daily life, to improvise the right atmosphere every day and not when there is a special reason for. To try to give my personal touch to the way I present myself every day, even if I go alone to the supermarket: I do not keep anymore the nices glasses and cutlery and cups "for special occasions," I always leave in the pantry a few cans of ready food with an original taste, since I love hats, I wear hats more and more often, not only in winter, and when I introduce myself I use only my first name because I like to do. And, if my Esprit seems strange to others, I think what the French people think in such case: Je m'infiche!
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