Per l’edizione 2013 del rapporto che pubblica annualmente sullo stato del fumetto in Francia (disponibile sul sito dell’associazione), l’ACBD (Association des Critiques et journalistes des Bande Dessinées) ha scelto un titolo, se non allarmante, certo d’effetto: 2013: l’anno dell’arretramento? Per la prima volta da molti anni, il numero di titoli proposti diminuisce rispetto all’anno precedente: segno che la crisi è arrivata, influenzando scelte di editori e lettori? Eppure, al contempo, è aumentato il numero dei titoli ad alta tiratura (maggiore di 50.000 copie).
Ne abbiamo discusso con Gilles Ratier, segretario dell’ACBD.
La diminuzione del 7,3% nei titoli prodotti colpisce particolarmente le BD (1) franco-belghe, mentre ad esempio aumentano i titoli statunitensi. Si tratta di un sintomo del timore di investire da parte degli editori francofoni o è scelta derivata dai risultati di vendita del 2012?
Se i titoli di comics statunitensi sono aumentati, è perché un nuovo editore (Urban Comics), sezione di Média-Participations, ha saputo imporsi con un programma di qualità e una notevole capacità di distribuzione. In più, i suoi accordi con la DC l’obbligano a proporre molto velocemente alcuni titoli faro (Batman, Superman, Fables, Green Lantern, eccetera) e a ripubblicare classici. D’altra parte, la nuova tendenza di creazione di titoli autoctoni (europei) e l’opportunità offerta dagli adattamenti cinematografici di avventure supereroiche hanno stimolato gli altri editori specializzati in comics a non stare con le mani in mano e a continuare a produrre, rischiando di disorientare un po’ il pubblico con quella massa di proposte.
Parla di un effetto traino per i comics da parte degli adattamenti cinematografici: esiste un effetto analogo per le BD?
Sì, e c’è sempre stato, fin dalle origini delle BD: spesso le persone acquistano quello che conoscono bene; questo li rassicura.
Nel 2013 sono stati pubblicati oltre 5000 titoli BD: significa 15 titoli al giorno. “La loro [dei volumi] visibilità in libreria è essenziale e dipende da una disposizione efficace assicurata solo dai i 12 principali distributori, che appartengono per la maggior parte agli editori principali” (pag. 4). Questa forma di dipendenza frena la crescita degli editori minori?
Sicuramente: se i volumi sono non ben esposti in libreria, sono assai più difficili da vendere.
Distribuzione: in Francia sta per essere varata una legge, detta sbrigativamente “anti-Amazon”, che limita le iniziative promozionali delle librerie, Pensa possa aiutare la diffusione delle BD o è pensata solo per aiutare le librerie tradizionali?
La legge “anti-Amazon” è fatta per aiutare le librerie tradizionali; le BD si vendono tanto nelle librerie tradizionali quanto su internet: non ho un’opinione particolare in merito.
Il 2013 ha visto la pubblicazione del 35mo volume di Asterix, con una tiratura di 2.480.000 copie e un aumento dei titoli con tiratura superiore alle 50.000 copie (117 contro gli 89 del 2012). Si può parlare di un “effetto Asterix”? Asterix attira nuovi lettori?
Asterix è letto da un numero incredibile di persone che altrimenti non leggono BD. Quindi, sì, attira nuovi lettori. Il problema è capire se questi nuovi lettori acquisteranno altre BD.
I best seller come Asterix aiutano le BD?
Quello che è evidente è che senza best seller è molto difficile produrre BD innovative e opere di autori giovani.
Il report evidenzia la politica di riedizione di vecchi titoli, che viene definita “Rivalorizzazione dei cataloghi” (pag. 7): questa rivalorizzazione è sicuramente apprezzata dai nuovi lettori, che possono così scoprire la storia delle BD, ma è anche una strategia editoriale a basso rischio.
Sicuramente la riproposizione costa meno della creazione. Ma, visto il numero delle uscite, affinché i classici siano presenti in libreria e possano raggiungere i nuovi lettori bisogna proporne continuamente nuove edizioni.
Un fenomeno interessante è l’”aumento delle riviste che pubblicano BD, distribuite in libreria” (pag. 9). Questo fenomeno può compensare la diminuzione dei titoli BD?
No, le riviste si contano comunque sulle dita delle mani e non vendono quanto i volumi (almeno per il momento).
Attraverso i blog e i siti degli autori, le pagine dei social network, i siti degli editori internet consente la comunicazione diretta fra autori editori e appassionati. Quale è il ruolo della critica in questo flusso di comunicazione senza intermediari? Riesce a influenzare ad esempio i comportamenti di lettori ed editori?
La critica non ha mai fatto vendere molto, salvo quando è proposta da canali o giornalisti conosciuti e gli editori privilegiano i contatti con queste figure per far valorizzare la loro produzione.
La critica può aiutare la visibilità delle opere non mainstream?
Naturalmente, se non lo fa la critica, chi mai lo farà?
Intervista raccolta via email fra il 6 e il 9 gennaio 2014.
Note
- Nella terminologia del report, e qui usata, “comics” indica i titoli statunitensi, per origine o produzione; “BD tradizionali”, quelli franco-belgi – ndr [↩]
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