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La domanda cui il servizio di Giovanna Boursier ha cercato di rispondere è “come vengono nominati, quanto prendono e chi sono i manager delle società pubbliche italiane”. Molti dei quali dovrebbero essere già in pensione, loro che se le possono permettere. Eppure non se ne vanno: e se da una parte sia il ministro Fornero che il premier Monti ripetono che in questo paese si fa poco per i giovani che non hanno la possibilità di prendersi responsabilità, dall'altra pare che non si possa fare a meno di questi boiardi di stato.
Discorso analogo alla selezione della classe politica: Claudia di Pasquale è andata in Sicilia a seguire le elezioni e capire chi sono i “nuovi candidati”. Per scoprire che sono sempre gli stessi politici che hanno portato la Sicilia alla situazione di oggi (coi buchi di bilancio, con l'esercito di dirigenti di dipendenti regionali assunti per fini elettorali).
Come Lombardo che lascia il posto al figlio (ma siamo ancora al medioevo?) e spiega che 14500 euro di stipendio “è anche basso”.
Miccichè, candidato della destra antagonista al PDL che racconta come i “programmi prescindono dai costi della politica perché dipendono dall'assemblea”. Come a dire che non taglierà né stipendi né posti.
La Sicilia, sin dai tempi della banda Giuliano è stata usata come laboratorio per la politica nazionale. Qui si studiano alleanze, come quella tra UDC e PDL. Qui si capirà che fine farà il partito dell'ex primo ministro Berlusconi.
Ma rimane il fatto che, come per i manager, la classe dirigente non ha saputo esprimere qualcosa di nuovo. Dirigenti di classe.
Nicola Gavazzi della Egon Zehnder si occupa di selezione di manager, sia per l'Italia che per altri paesi.
In Inghilterra ha scelto i dirigenti della BBC, in Italia si è permessi di dare consigli all'amico Passera e a Monti. Come vengono scelti, da noi? Non lo dice esplicitamente, ma in Italia la competenza non è il criterio usato nella maggioranza delle volte.
Per esempio, nel nuovo cda della Simest, il cui vice presidente è un altro amico, Riccardo Monti, scelto pi probabilmente per un criterio politico.
Le telecamere di Report sono andate a Cernobbio, dove li trovi tutti assieme: manager e politici, ex ministri e professori diventati ministri. Controllori e controllati.
Come Mastrapasqua, che ha partecipato al forum pagando 13000 euro, a carico dell'Inps.
Antonio Mastrasqua è presidente dell'Inps, siede in diversi consigli sindacali di società private, è numero due di Equitalia, controllata al 49% dall'Inps.
La Corte dei Conti ha parlato di “eccessiva concentrazione di potere ” nelle mani di una sola persona che deve gestire le nostre pensioni, deve affrontare il problema degli esodati (e ancora non sappiamo bene quanti sono e quali risorse possiamo usare per loro), la fusione nell'Inps degli enti dell'Inpdap e dell'Empals, la questione degli esuberi nell'Inps.
Di fronte a questo cumulo di cariche (e anche ad una situazione da conflitto di interessi, visto che Equitalia riscuote tributi e più incassa più riceve uno stipendio alto) il ministro Fornero si è affidata alla sensibilità personale della persona.
Lei, come ministro Fornero, certe cose non le avrebbe fatte.
Come le commesse dell'Inps a società di cui il presidente Mastrapasqua è in società.
E se non è la politica che fa delle leggi certe sull'incompatibilità e sulla impossibilità di cumulare cariche, attendere la “sensibilità” dei singoli non ci porterà lontano.
L'ospedale Israelitico di Roma ha pagato i propri debiti con l'Inps usando i crediti che godeva con la regione Lazio: si può fare, ma rimane anche qui la domanda. È opportuno visto che sia da una parte che dall'altra cè la stessa firma di Antonio Mastrapasqua?
Il buco delle Ferrovie.
Chi ha causato il buco nelle Ferrovie?
Cipolletta, fu nominato da Prodi come presidente, con uno stipendio di 800000 euro l'anno. Lui dice di aver ereditato il buco dalla gestione di Elio Catania.
Che alla fine del mandato prese una buonuscita da 8 ml di euro.
Prima di Catania, presidente era Cimoli, con uno stipendio da 1,2 ml di euro, ha lasciato 6 miliardi di debiti, e alla fine si è beccato una buonuscita da 6,5 milioni.
Cimoli è poi finito in Alitalia, prendendosi a fine mandato, anche qui, un'altra bella liquidazione da 8 ml di euro.
Sembra una filastrocca.
Catania alla fine è approdato all'ATM milanese, dove fu cacciato l'anno passato dal sindaco Pisapia per i troppi emolumenti.
Certo, i conti erano in ordine, dicono tutti: ma come sono stati usati i soldi? Per i treni o per gli stipendi dei manager dell'ATM?
Per fare campagna elettorale alla Moratti?
Con Catania sono andati via 11 dirigenti, risparmiando 1,1 milioni di euro. Come a dire che a volte non è necessario cacciare i dipendenti.
Il nuovo presidente Bruno Rota, prende 275000 euro, che ha anche tagliato le iscrizioni a diverse associazioni, come l'Aspen e Assonire.
Catania è vicepresidente di Alitalia, consigliere Telecom e nel consiglio di gestione di Intesa.
Bene: ma di fronte a stipendi d'oro, come si valutano i risultati di questi manager? Chi si assume le responsabilità dei buchi di bilancio, delle situazioni di crisi?
Gli evergreen: sono i manager che non vanno mai in pensione.
Come Lamberto Cardia: 13 anni di Consob, presidente delle Ferrovie che ha diffidato la Gabanelli a dare notizie. Come quella della sua età, 78 anni.
Non c'era una persona più giovane?
Domenico Alessio, direttore del S Filippo e poi del Policlinico a Roma. A 73 anni, quando una legge regionale vieta certi incarichi a persone in età da pensione.
A Torino, invece, i manager ex Fiat vengono subito presi dal comune o dalla regione. Come l'assessore Monferino, che dalla componentistica per le auto o i trattori, si occupa ora del risanamento della sanità piemontese (che ha un buco da 4 miliardi).
Cota ha spiegato, serenamente, che ha chiesto l'aiuto di Marchionne, per avere un manager all'altezza.
Anche qui, pare non ci fossero altri candidati migliori.
Certo, in Italia la Fiat non è stato proprio un modello vincente di impresa: e nemmeno il comune di Torino e la sua regione sembrerebbero così virtuose.
In Fintecna siede l'AD Varazzani: amico di Tremonti, ex consigliere Enav e commissario al debito di Roma.
Ha spiegato come nelle aziende di Stato, come l'Enav appunto, non contino le competenze e il merito.
E per lui?
Aver più cariche, cumulando stipendi (nonostante la legge Frattini), è “divertente” perché crea sinergia.
Se la Corte dei Conti contesta le sue cariche risponde che quella è solo “un'opinione”.
Per lui, nominato da Tremonti con tanto di norma nel milleproroghe che fece fuori l'ex amministratore, l'ingerenza della politica non esiste.
Infine il Cda Rai e le nomine della BBC.
In Rai funziona così: i partiti decidono chi deve sedere nei cda, e la Commissione di Vigilanza ratifica.
Alla faccia della competenza e di tutto il resto.
I cv inviati (da Santoro e Freccero tra gli altri) non sono stati nemmeno letti.
Il Partito Democratico ha fatto scegliere a due società esterne, che han fatto i nomi di Tobagi e Colombo.
Gli altri nomi sono espressioni della politica: come ha spiegato il senatore Butti, PDL, “preferisco scegliere io i candidati”. E alla giornalista che gli faceva notare come molti dei nominati sono ex politici, ex authority, rispondeva “nella vita siamo tutti ex qualcosa”.
No. Decisamente in Inghilterra non funziona così: anche qui la politica fa pressioni sulla stampa e sulla BBC (come nella vicenda delle armi di distruzione di massa ..).
Ma esiste un Trust, che seleziona i candidati manager della BBC: chiunque può presentare il suo curriculum, e nei colloqui per la selezione si valuta il merito e l'onestà.
È un processo trasparente.
E poi ci chiediamo come mai l'Italia è un paese che non cambia.
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