Ieri sera il programma di Raitre Report ha mandato in onda una bella inchiesta su Eni, e in particolare sulla gestione Scaroni, di Paolo Mondani. La puntata era stata rinviata di alcune settimane, la Gabanelli a inizio puntata afferma che ci sono stati problemi. Durante l’inchiesta si fa un preciso riferimento a giornalisti pagati dall’azienda, tramite consulenze, o indirizzati.
Ecco cosa racconta l’ex dirigente Eni nell’inchiesta: “Da quel che ho potuto verificare di persona l’Eni paga molti giornalisti attraverso le consulenze ed alcuni addirittura li aiuta a sistemarsi, a fare carriera nei giornali ed in televisione in modo che poi abbiano un occhio di riguardo”. E poi: “Pensi che i più importanti quotidiani italiani inviano anticipatamente all’ufficio stampa dell’Eni gli articoli che riguardano l’azienda”.
Questo blog è stato aperto nel febbraio 2010 con l’obiettivo di fare da megafono alla protesta degli operai Vinyls sardi che occupavano il carcere dell’Asinara. Tante volte ci siamo rivolti all’Eni. Abbiamo chiesto perché delle trattative di vendita che erano quasi andate in porto due volte – nel 2010 con l’araba Ramco e nel 2011 con i russi Gita – siano poi miseramente fallite. Su questo il Ministero dello Sviluppo, che ha condotto le trattative assieme ad Eni, non ha mai dato risposte chiare. Entrambi i compratori hanno lasciato le trattative all’ultimo senza mai dare spiegazioni (o se ci sono state non sono state rese pubbliche). Lasciando così gli stabilimenti Vinyls di Porto Torres, Porto Marghera e Ravenna con l’unica opzione del fallimento, e 10.000 lavoratori sulla strada.
Abbiamo fatto tante domande, senza mai ricevere riposte, ma soprattutto senza mai essere ripresi dalla stampa ufficiale su questo, che pure ci riprende spesso su altre vicende lavorative. In un nostro post di un anno e mezzo fa, dal titolo Vinyls 3 domande per Romani e Scaroni, scrivevamo: “Che colpa ha l’Eni in questa storia? A detta dei suoi manager nessuna colpa, anzi, si sarebbero prodigati nel trovare soluzioni. Nessuno ha prove del contrario, e tutti sanno che da anni Eni ha chiuso con la chimica, tanto che ogni ipotesi di un ipotetico salvataggio della Vinyls (10.000 lavoratori, indotto compresi) da parte del cane a sei zampe è stato sistematicamente bocciato: “Fuori discussione”.
Ma Dire Eni e dire governo è la stessa cosa. Il governo e Eni sono due realtà che viaggiano di pari passo, e non siamo noi a dirlo (basterebbe il 30% azionario del Tesoro, o la nomina diretta di Scaroni da parte del premier) ma i recenti dossier di Wikileaks, che indicano Eni come “La vera grande azienda corrotta italiana”, e ancora: “Il grimaldello che l’Italia usa per entrare in vari paesi del mondo“. Oggi a Marghera si lotta per rinnovare la cassa integrazione e Porto Torres si vende a ferrovecchio. Ravenna che era ripartita è ora di nuovo a rischio chiusura, lo stabilimento non ce l’ha fatta a funzionare senza gli altri due poli chimici collegati.
E ancora qui ci stiamo chiedendo perché quelle trattative sono fallite, e perché nessun giornale se lo è mai chiesto. Questa mattina, ad esempio, ci stiamo chiedendo come mai nessun giornale riporti i contenuti dell’inchiesta di Report sull’Eni.
di Michele Azzu | @micheleazzu