Isole che sono nell’immaginario di ogni persona. Natura, mare, spiagge e la naturalezza degli abitanti sono un grande richiamo come le “sirene” per Ulisse.
Suoni, profumi, sapori, libertà, bellezza, sensazioni…sono queste le unicità delle isole che ognuno di noi vorremmo visitare una volta nella vita. Sono lontane da noi ed il viaggio è lungo, ma ciò che si ha la fortuna di ammirare compensa della stanchezza del lungo volo. Polinesia, il solo nome evoca un paradiso non ancora perduto e che ci si augura resti ancora naturale nel suo paesaggio e nella sua popolazione.
Non a caso molte persone ci si sono trasferite per recuperare quella naturalità perduta nelle città, e per riacquistare quella pace e serenità che la vita quotidiana ci ha fatto perdere da tempo. Polinesia, luogo incantato nel quale è possibile ritrovare sé stessi, il proprio io, la propria “animalità” o il vivere senza le costrizioni che c’impongono i paesi cosiddetti industrializzati.
Ma incominciamo parlando un po’ della storia di queste isole uniche.
I primi europei che approdarono nelle isole della Polinesia avranno sicuramente pensato di essere arrivati nel paradiso terrestre. Lo sanno bene i protagonisti dell’ammutinamento più famoso di tutti i tempi, reso noto dalle versioni cinematografiche. Ma i marinai del Bounty non furono i soli a perdere la testa per queste terre. La cupidigia e la violenza degli occidentali, infatti, arrivarono in poco tempo a devastare e a distruggere tutto ciò che volevano conquistare. Fortunatamente queste isole magiche si sono salvate e ancora oggi rappresentano il sogno di un luogo incontaminato e sereno comparato al grigiore delle nostre città.
La Polinesia è una macroarea che comprende diversi arcipelaghi sparsi nell’Oceano Pacifico, a ridosso dell’Equatore tra la Nuova Zelanda e l’America Centrale: quelle che vengono definite Polinesia Francese, Hawaii, Tonga, Samoa Occidentali e Sporadi Equatoriali.
Sono cinque i gruppi di isole che costituiscono la Polinesia Francese. Abitate, secondo alcuni, da popolazioni provenienti dall’America Centrale, furono scoperte nel 1521 dalle prime spedizioni spagnole, ma solo nel 1595 ebbero i primi contatti con gli abitanti, che conobbero, oltre all’uomo bianco, anche le armi da fuoco e la sifilide.
Nel XVIII° secolo s’intensificarono le spedizioni scientifiche degli inglesi; nel 1767 Samuel Wallis trovo Tahiti, cominciando la colonizzazione degli europei. Gli indigeni persero pian piano la potestà sulle terre che nel 1880 vennero date in dono dal loro re alla Francia, mentre la dinastia regnante e larga parte della popolazione di Tahiti si erano convertire nel frattempo al cristianesimo. Ne è nata una società multiculturale nella quale si sono poi integrati diversi popoli orientali, portati dagli europei come braccianti nelle piantagioni.
Nelle isole della Società, l’aeroporto internazionale di Tahiti-Faa, della capitale Papeete, e il suo porto rappresentano le porte della Polinesia nel mondo. Tutti i turisti che arrivano passano di qui. L’arcipelago è diviso in due gruppi: le isole del Vento, con Tahiti e Moorea, più densamente popolate, e le Isole di Sotto Vento, con Bora Bora, Raiatea, Tupuai.
Prevalentemente montagnose e di origine vulcanica presentano la particolarità di una vegetazione rigogliosa che lambisce le spiagge sabbiose e bianchissime. L’isola di Tahiti, la più grande della Polinesia francese, incantò i viaggiatori francesi che descrissero le meravigliose cascate di acqua purissima e l’estrema fertilità di quelle terre.
I visitatori che amano la montagna non possono fare altro che avventurarsi in luoghi nascosti e impervi alla ricerca delle tre cascate di Tiarei, ai piedi una foresta di bamboo.
A Tahiti il pittore Gauguin visse molti anni, affascinato dai colori di questi luoghi e, non secondario, dalla grande bellezza delle vahiné tahitiane che ha ritratto in tante opere. L’artista scrisse: ”Nessun uomo, neanche il più felice, può resistere al loro sguardo”. A lui, europeo che l’ha amata molto, l’isola ha dedicato un museo che raccoglie molte opere originali che, insieme ad altre esposizioni, attende i viaggiatori che vogliono conoscere la cultura e le tradizioni di queste popolazioni.
Ma sono le spiagge e il mare cristallino che attirano i turisti, e non solo quelli che amano “oziare sulla sabbia, ma anche quelli che praticano il surf. La spiaggia di Papara, infatti, vede riunirsi i giovani amanti della tavola con i migliori surfisti mondiali.
Per chi ama invece le immersioni e la fotografia subacquea, l’isola ideale è MOOREA, con le spiagge di sabbia bianca, i meravigliosi fondali e la ricchezza della fauna sottomarina, abitata – un tempo – così come si racconta – da una gigantesca lucertola gialla che con la sua coda creò le baie di Cook e di Opunohu.
Ma per chi ama trascorrere lunghi e rilassanti momenti sull’acqua, non si può perdere un giro in piroga nella cristallina purezza della laguna di Bora Bora. A RAIATEA, culla della civiltà polinesiana, regna la sacralità.
Ogni luogo, lì, è dominato dal mito e il monte Temehani è l’Olimpo polinesiano che veglia su questo angolo di mondo per preservarlo da ogni intervento esterno. Sotto il Tropico del Capricorno, decentrate rispetto a Tahiti, le isole Australi sono quelle che hanno mantenute uno stile di vita più autenticamente polinesiano.
Dal clima più fresco, l’arcipelago è un insieme di colori per le splendide abitazioni color pastello, costruite in pietra corallina. Tra la gente permane un diffuso sentimento religioso e nell’isola di Rurutu, nel mese di gennaio, gli antichi riti terminano con una tradizionale gara di sollevamento pesi, cui partecipano uomini e donne.
Segno, forse, della lontananza dell’uomo bianco e della presenza della natura incontaminata, le balene si trovano in queste acque ed è possibile ammirarle tra giugno e ottobre.
L’arcipelago delle Gamblier è quello che reca le maggiori tracce dell’arrivo degli europei. Furono i gesuiti a distruggere i resti della cultura politeista preesistente con la costruzione, al posto dei tradizionali luoghi di culto, di imponenti edifici religiosi.
La sua morfologia ha caratteristiche eccezionali, perché il 95% delle isole sono atolli, una percentuale unica nella Polinesia francese. Per questo l’arcipelago è noto per essere la culla delle perle polinesiane. La perla nera è invece caratteristica dell’arcipela delle TUAMOTU, famose anche per essere il paradiso del diving.
RANGIROA, che significa “cielo infinito” per la continuità del colore azzurro del cielo che si rispecchia nelle numerose lagune, è l’atollo più grande della Polinesia francese, con 240 motu (isolotti), separati da più di 100 piccoli canali.
Squali grigi, mante, pesci napoleone, cernie, sono solo alcune delle creature che popolano le acque circondate da questo nastro di isole. Henua Enana, “terra degli uomini”, così venivano chiamati dai nativi dell’arcipelago delle Marchesi, ma oggi, l’esiguo numero della popolazione che le abita è concentrata in poche delle 12 isole di cui è composto l’arcipelago. A 1500 chilometri da Tahiti è il gruppo situato più a nord, in prossimità dell’Equatore. Qui è nata l’antica arte del tatuaggio.
Continuando il nostro viaggio arriviamo a TONGA, forse l’unica terra del pacifico a non essere stata colonizzata.
Gli abitanti erano guerrieri valorosi e seppero salvarsi dalla conquista degli europei che a più riprese giunsero sulle loro coste.
La cultura di questi popoli, governati da una monarchia ereditaria, si è sposata pacificamente con la religione cristiana, cui hanno aderito con fervore. Le terre di Tonga sono costituite da 171 isole e atolli, di cui solo 40 abitate e si dividono in quattro gruppi: Tongatapo, He’apai, Vava’u e Niuas.
Queste isole conservano ancora la tradizionale cordialità e benevola e festosa accoglienza, insieme ad un patrimonio naturale unico: foreste pluviali, laghi vulcanici e bocche eruttive – che possono essere visitati in lunghe escursioni. .
Immersioni subacquee e discese alla corda sulle pareti delle scogliere attendono i più avventurosi che potranno ammirare anche due specie di iguane molto rare, volpi volanti, pipistrelli considerati sacri e protetti nelle sette aree tutelate, tra parchi naturali e riserve marine.
Il 4 luglio si festeggia il tradizionale Heilala festival, festa del fiore nazionale. Nella capitale Nuku’alofa, “dimora dell’amore”, si fondono gli elementi caratteristici della tradizione autoctona, i Palazzi e le Tombe reali, le antiche e magnifiche chiese cristiane, testimonianza della cultura occidentale.
Il Tongatapo orientale conserva la più grande concentrazione di siti archeologici del pacifico, resti delle tombe delle antiche dinastie.
Ecco, quando pensiamo alla Polinesia, la mente va subito al mare e alle spiagge ma, se si desidera capire un po’ di storia degli atolli e vedere oltre il mare, anche qui è possibile farlo.
E’ sempre il paradiso desiderato da tutte le persone, ma si deve andare anche oltre quello che ci hanno sempre mostrato. C’è molto di più.
Reportage Polinesia. La terra del sogno e della libertà | Travelling Interline
Suoni, profumi, sapori, libertà, bellezza, sensazioni...sono questi le unicità delle isole che ognuno di noi vorremmo visitare una volta nella vita. Sono lontane da noi ed il viaggio è lungo, ma...
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