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Reportage Senegal #4: quanto costa la rinascita africana

Creato il 03 maggio 2010 da Kindlerya

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Nel mio paese tutto appartiene agli altri
Diallo Faleme
La Repubblica democratica presidenziale del Senegal è laica e multipartitica e la sovranità nazionale appartiene al popolo senegalese che la esercita attraverso i suoi rappresentanti o per via referendaria. Il punto fermo della sua costituzione è l'uguaglianza dei cittadini davanti alla legge, senza distinzione d'origine, razza, sesso, religione.
Eppure contraddizione e corruzione sono gli ingredienti della politica senegalese. Siamo nel Paese in cui un terzo della popolazione vive con meno di un dollaro al giorno e le strade sono inondate da 50 mila mendicanti, la maggior parte dei quali sotto i 7 anni. Ma è anche il Paese che ospita il più grande monumento al mondo, costato circa 20 milioni di euro e costruito da un’azienda nordcoreana: si tratta di un’enorme statua di bronzo alta 49 metri, posta su una collina alta 100 metri. Raffigura un uomo africano che tiene una donna per mano e un bambino in braccio e simboleggia la rinascita dell’Africa: per questo è rivolta verso l’Oceano Atlantico, sull’estrema punta della costa più occidentale del continente.
Reportage Senegal #4: quanto costa la rinascita africanaVoluta dal Presidente Abdoulaye Wade - in carica da 10 anni - secondo cui avrebbe portato un incremento turistico a Dakar, ma detestata dai senegalesi, è stato uno smacco non solo all’estrema povertà e alle problematiche sociali irrisolte nel Paese, ma anche alla religione islamica che vieta la riproduzione di immagini umane. Il giorno della sua inaugurazione, che ha coinciso con il cinquantesimo anniversario dell’indipendenza del Senegal dalla colonizzazione francese, il popolo di Dakar ha sfilato per le strade chiedendo le dimissioni di Wade, con striscioni che calcolavano quanti ospedali si potrebbero costruire con la cifra spesa per il monumento. “Più che la rinascita dell’Africa”, gridavano, “questo colosso di bronzo simboleggia la distanza tra ricchi e poveri”.
Quest’opera faraonica infatti, che fa venire il capogiro a guardarla e a cui fanno da guardia diversi militari armati, è ora al centro di una forte polemica. La popolarità del Presidente Wade, che ha dichiarato di voler tenere per sé e la sua famiglia il 35% dei ricavi turistici generati dalla statua, è messa a dura prova. L’opposizione punta il dito su una scelta d’elite che va ben oltre le priorità del Paese; i gruppi per la parità dei sessi vedono la statua come un’offesa per la donna; gli artisti la accomunano allo stile leninista e affermano che non ha niente a che fare con l’arte africana; i musulmani inorridiscono perché la considerano una beffa alle leggi morali dell’Islam. Uno scandalo diplomatico che tiene il Senegal in una confusione politica e sociale senza precedenti e che durerà almeno per i prossimi mesi.
Reportage Senegal #4: quanto costa la rinascita africana
El Hadji Kaire ha quasi sessant’anni e vive a Thies insieme alla sua famiglia. Ha una moglie bellissima e una figlia che gli assomiglia come una goccia d’acqua. Magrissimo, occhi come spilli e denti sporgenti, mi parla del Senegal con spirito critico e un misto di delusione e ottimismo.“Gli africani hanno uno stile di vita socialista, sono abituati a dividere tutto. Quando Wade è salito al potere ha instaurato il liberalismo e da allora nessuno riesce più ad andare avanti. La popolazione si è impoverita mentre i politici hanno continuato ad arricchirsi con la corruzione”.
È sorprendente come il popolo senegalese conosca perfettamente i problemi politici e strutturali del proprio Paese, ne sia consapevole e non abbia problemi a parlarne. Non solo: ragionano sui limiti culturali e sociali che tengono il Senegal in tilt. “Ci possono mandare anche miliardi qui, con gli aiuti dalla Francia, dall’America, dall’Italia… ma quanto può durare? Questa non è la soluzione: occorre inventiva, creatività. Sono gli africani stessi che vogliono il malessere, perché non riescono a pensare a qualcosa da fare”.
Reportage Senegal #4: quanto costa la rinascita africana
A ogni sbuffo di vento la sottile polvere del cortile si solleva, per insinuarsi nelle narici dei bambini più piccoli facendoli tossire. “Chi ha votato Wade è un pazzo” conclude Alpha Seck, il suo vicino di casa, cercando di sintetizzare il problema. El Hadji mi guarda sorridendo, poi spiega: “i senegalesi hanno votato Wade perché pensavano che avrebbe fatto rinascere il Paese; hanno creduto alle sue promesse, ma una volta preso il potere non ha pensato ai problemi della gente. La soluzione è combattere la corruzione ma, prima ancora, cambiare mentalità. Io ogni giorno dico ai miei figli di ingegnarsi, di avere delle idee; se ogni genitore fa questo con i propri figli, loro saranno tutti diversi da noi”.
Un altro filo di vento caldo solleva la polvere e questa volta infastidisce uno dei gatti randagi che passano pigre giornate nel cortile di casa Kaire. Sanno che, per poter scovare qualche succulento ratto, devono attendere che la temperatura scenda, insieme alle ombre della notte stellata.
Reportage Senegal #4: quanto costa la rinascita africana
fotografie e testo di Valeria Gentile
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