Claudio Politano in Cirano..
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A Frassineto Po (Al), nel quadro della VI edizione della rassegna “Il teatro è servito”, debutta con successo il Cirano di Claudio Politano.
Un appassionato monologo in bilico tra il comico e il tragico e una maschera che non nasconde ma anzi rivela l’animo del personaggio.
Tra i personaggi delle storie d’amore che la letteratura ci ha consegnato, Dante e Beatrice, Paolo e Francesca, Romeo e Giulietta e tanti altri, la figura di Cirano, che lega l’amata Rossana e il bel Cristiano in un triangolo amoroso che neanche la morte riuscirà a spezzare, è forse quella che ha fornito e continua a fornire i maggiori spunti per il cinema e per il teatro.
L’azione del dramma in versi Cyrano de Bergerac, di Edmond Rostand, pubblicato nel 1897, si svolge in Francia, alla metà del XVII secolo. Cyrano, poeta e spadaccino, ama la bella cugina Rossana: ma, afflitto da un naso mastodontico, non osa confessarglielo. Rossana, invece, ama Cristiano di Neuvillette, giovane, bello, ma piuttosto grezzo e privo di spirito. Sarà Cyrano, sotto il balcone della fanciulla, a suggerirgli le frasi dolci e galanti che la conquisteranno. I due giovani si sposano, ma viene la guerra e Cristiano muore. Rossana si ritira in convento e lì Cyrano va a trovarla assiduamente. Si reca da lei anche il giorno che è stato gravemente ferito a tradimento. E in punto di morte si lascia sfuggire il suo segreto: Rossana allora capisce di aver amato l’anima di Cyrano attraverso la bellezza di Cristiano.
L’opera di Rostand è stata tradotta, adattata e interpretata innumerevoli volte: Cyrano è uno dei personaggi più conosciuti e amati del teatro. La sua geniale temerarietà, la drammaticità della sua fiera esistenza, vissuta pericolosamente all’insegna del non piegarsi mai alla mediocrità e alle convenienze, costi quel che costi, ne fanno un autentico eroe romantico e al contempo un personaggio straordinariamente moderno.
Claudio Politano, con entusiasmo e passione ha riletto il testo originale e lo ha trascritto in una prosa più moderna, riservando il pezzo di bravura della recitazione in versi per il brano del duello che culmina con il famoso “… e al fin della licenza io tocco!”. Anche lo zuccheroso apostrofo rosa di Rostand per Politano dolcifica appena, senza alterare la piacevolezza del testo, solo il puntino della i della parola ti amo. In questo allestimento la fantasia dello spettatore può spaziare sovrana, resa libera da una regia essenziale fatta di luci, musiche, la voce fuori campo di Rossana e pochissimi oggetti di scena che evocano le suggestioni che la vicenda suscita, con il protagonista che riesce a far rivivere, distillando con sapienza l’essenza del capolavoro di Rostand, una storia delicata, dai tratti comici e allo stesso tempo profondi. Amore, poesia, diversità, passione per la libertà sono il giusto stimolo per le doti di attore consumato di Politano che racconta con la voce, con il corpo, con tutta l’anima, la sofferenza silenziosa di una vita, fatta di amori sognati, di baci inventati sulla bocca di altri, di un amore per procura che confesserà solo esalando l’ultimo respiro.
Il celebre nasone, emblema di una diversità non solo fisica, in una insolita quanto ben riuscita contaminazione, è “indossato” dall’attore come una antica maschera della Commedia dell’Arte: un mascherarsi per essere qualcos’altro da sé, e concedersi licenze che a volto nudo non ci sapremmo ne potremmo concedere? “Normalmente si pensa che la maschera serva a “nascondere” qualcosa, dunque nell’immaginario comune è sinonimo di finzione, - risponde Claudio Politano – mentre in realtà nel mio modo di interpretare il teatro la maschera non nasconde, ma “rivela”. Infatti, una volta indossata, è la maschera che conduce il gioco, e porta l’attore a scoprire progressivamente le attitudini fisiche, espressive e vocali più adatte; è lei che guida, e tira fuori al suo portatore una presenza, gesti, movimenti, voci, che rivelano gli aspetti più intimi della persona mascherata”.
Cirano nasce col naso di un clown e l’animo di un poeta. Imprudente in amore come in guerra, ama la poesia e le parole, e con quelle combatte, fino alla morte. Cirano non ha paura ad affrontare i ricchi, i potenti, gli egoisti, i mentitori, grida l’invettiva contro il compromesso, il pregiudizio, la stupidità.
Si definisce “Filosofo, fisico, poeta, uomo d’armi, musicista, trasvolatore di spazi, gran polemista ed anche amante….. ma per conto d’altri”. È bizzarro e appassionato, spavaldo e sognatore, è un cavaliere coraggioso. Cade, si rialza, tenta imprese impossibili, si arroventa di collera o si innamora perdutamente, è ingenuo e puro come i bambini, o come i grandi rimasti bambini nell’animo,un combattente già sconfitto in partenza che lotta fino alla fine contro un destino tragicomico.
“Mi avete preso tutto, l’alloro e la rosa, ma c’è qualcosa che porto con me, nonostante voi, qualcosa con cui stasera saluterò l’azzurra soglia del cielo, qualcosa che non ha piega né macchia… qualcosa che… qualcosa…»: La speranza, il sogno, l’utopia, l’amore, tutto questo insieme, l’ultimo sussulto prima della morte, la mano protesa verso una meta impossibile da raggiungere.
Così muore sulla scena Cyrano di Bergerac … “… che in vita sua fu tutto e non fu niente”.
Claudio Politano bene impersona con il suo Cirano l’uomo che paga con l’infelicità la sua bramosia di libertà, senza scendere a patti con niente e con nessuno. Rappresenta quello che vorremmo essere ma che non riusciamo ad essere e forse anche per questo anche questa volta a piace, coinvolge ed emoziona.
Michele Catalano – 24/03/2012