Repressione nello yemen. quasi 100 i morti.

Creato il 31 maggio 2011 da Madyur

I carri armati hanno circondato il Palazzo , Muhammad al-Badr fu l’ultimo re dello Yemen. Imbraccia il fucile e spara contro il mezzo blindato , una sfida inutile prima di scappare al nord , da dove guida la rivolta contro il regime repubblicano nascente.

Sono passati 49 anni da quel settembre 1962 e la guerra civile divide adesso la capitale , a punti cardinali invertiti: a sud sta il presidente Ali Abdullah Saleh protetto dalle truppe della Guardia Repubblicana , a nord i soldati del generale Ali Mohsen al-Ahmar spalleggiati da diecimila fedeli degli Hashid, la confederazione tribale più potente del Paese.

I sacchi di sabbia , le trincee urbane e oltre cento morti in quattro giorni hanno strappato Saleh dai vecchi alleati. Il leader yemenita viene dallo stesso villaggio di Ali Mohsen e a l’appoggio dello sceicco Sadq al-Ahmar , capo del clan , gli ha garantito di restare al potere per 32 anni.

La villa di Sadiq è bersagliata dalle forze governative e il presidente ha firmato gli ordini dell’arresto per lo sceicco e i suoi nove fratelli. Il presidente ha già promesso di firmare l’accordo per il trasferimento dei poteri , l’intesa che avrebbe potuto fermare le proteste iniziate quattro mesi fa. Ogni marcia indietro è stata un passo in avanti verso la guerra civile. Saleh prova a spaventare gli Occidentali : senza di me il caos e i campi di addestramento per Al Qaeda.

La repressione è gestita in famiglia. Il figlio Ahmed , possibile erede al trono , è affiancato da tre cugini e l’aviazione militare è guidata da un fratellastro del presidente. Gli ufficiali dell’esercito rimasti fedeli al leader bombardano i nemici con colpi di mortaio e di artiglieria. Ventotto persone sono morte nell’esplosione di un deposito di armi.

Metà dei 23 milioni di yemeniti gira con kalashnikov. Lo sceicco al-Ahmar ha richiamato le tribù verso Sana’a. Le milizie sono state organizzate in plotoni e sarebbero riuscite a conquistare 5 palazzi governativi. Il fratello Hamid , più giovane di 15 anni, è stato il primo a chiedere in pubblico le dimissioni di Saleh. Milionario vorrebbe decidere chi sarà il prossimo presidente.

Però la situazione in Yemen e in particolar modo nella città di Taez, focolaio della protesta antigovernativa, che sempre più assume i connotati di una vera e propria guerra civile. Dopo l’assalto in cui le forze di sicurezza yemenite hanno smantellato il sit-in permanente contro il presidente Ali Abdallah Saleh, uccidendo 20 manifestanti, i ribelli hanno ucciso 4 militari, tra cui un colonnello, in una imboscata tesa da presunti membri di al Qaida, nei pressi di Zinjibar, nel sud dello Yemen.

Intanto le forze di sicurezza sono tornate ad aprire nuovamente il fuoco contro i dimostranti che tentavano di riappropriarsi di Piazza libertà, nella quale erano accampati da giugno per chiedere la fine del regime di Ali Abdullah Saleh, e dalla quale sono stati cacciati via con la forza dopo l’assalto. Ciò che più preoccupa, come sempre in questi casi, sono i racconti dei testimoni oculari.


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