Delirium Trilogy
di Lauren Oliver
Lauren Oliver, laureata in letteratura americana, ha lavorato per diversi anni come editor di libri young-adult. Dopo il successo di Before I fall (pubblicato in Italia da Piemme Freeway con il titolo E finalmente ti dirò addio) ha deciso di dedicarsi a tempo pieno alla scrittura. Abita a Brooklyn e ama leggere, cucinare, comprare scarpe col tacco e ballare fino a tardi. E’ molto attiva in rete e dialoga con i lettori del suo blog:
http://laurenoliverbooks.blogspot.com/
1 Delirium (isbn: 9788856616989)
1.5 Hana. Il Veleno sulle labbra (spin-off) 2 Chaos (isbn: 9788856616996)
3 Requiem (isbn:9788856617009)
Serie completa. Nell’articolo sono presenti tutte le recensioni dei tre libri, per arrivare prima ai titoli interessati cliccare sui titoli.
Titolo: Requiem
Autore: Lauren Oliver
Serie: Delirium Trilogy, n.3
Edito da: Piemme Freeway
Prezzo: 17,00 €
Genere: Distopico, Young Adult
Pagine: 336 p.
Voto:
Trama: Mi chiamo Lena e sono infetta, perché mi sono innamorata di Alex in un mondo in cui l’amore è considerato una malattia, e come una malattia viene curato. lo e Alex siamo scappati, ma poi ci hanno separati. Io sono andata avanti, ho incontrato Raven e gli altri ragazzi della Resistenza. Ho imparato a combattere per quello in cui credo, a lottare per essere davvero me stessa. E ho incontrato Julian che è il ragazzo più dolce del mondo e mi vuole con sé. Poi, però, Alex è tornato, quando pensavo di averlo dimenticato, quando mi ero convinta di riuscire a fare a meno di lui. E ora, mentre il mondo attorno a noi cade a pezzi, io sto male, e penso che forse avevano ragione loro: l’amore è davvero una malattia!
di Nasreen
Ci risiamo, finalmente arriviamo a leggere l’ultimo romanzo di una delle moltissime (e sottolineiamo il moltissime) trilogie portate a raffica in Italia negli ultimi anni e, sfogliando l’ultima pagina, tutto ciò che ci resta in testa è un “scherziamo, vero?”.
Requiem è il terzo romanzo della dystopian romance “Delirium Series”, frutto della penna di Lauren Oliver, autrice anche dell’amatissimo Before I Fall (E finalmente ti dirò addio). Precisiamo che stiamo parlando di un romance fantasy YA (young adult) distopico, per evidenziare ai lettori che il Vero Protagonista di questa trilogia è proprio l’Amore, come portavoce di quell’ingarbugliata massa di confuse, e spesso fastidiose, sensazioni di cui cade preda l’animo umano e rispondono al nome di Sentimenti.
Appare quindi chiaro, per chi avesse letto il primo e il secondo romanzo (Delirium e Chaos), che tutto l’assetto e il background della trilogia è fondato sui sentimenti e sulla disperata lotta degli Invalidi, coloro che non hanno accettato che la Società li privasse della possibilità di provarne.
Per quale motivo, allora, la Oliver ci ha regalato un terzo romanzo così privo di emozioni, freddo e sterile?
Avevamo lasciato Lena, alla fine del secondo romanzo, alle prese con la consapevolezza che il suo amore perduto, Alex, che aveva disperatamente cercato di dimenticare, fosse in realtà vivo e vegeto. Alex, invece, era indiscutibilmente infuriato per l’apparente facilità con la quale la sua ragazza lo aveva dimenticato. Ed è anche il panorama con il quale Requiem riparte: dolore, rabbia e confusione.
«Alex.»
Lui serra i pugni. «Smettila di pronunciare il mio nome. Tu non mi conosci più.»
«Invece ti conosco.» Sto ancora piangendo, mi sforzo di respirare. Questo è soltanto un incubo e mi sveglierò. Lui è tornato da me, una creatura del terrore, fatta di pezzi messi insieme alla rinfusa, spezzato e pieno d’odio, e io mi sveglierò e lui sarà qui, integro, e di nuovo mio. Trovo le sue mani, intreccio le dita con le sue, anche se lui cerca di ritrarsi. «Sono io, Alex. Lena. La tua Lena. Ti ricordi? Ti ricordi il 37 di Brooks Street e la coperta che tenevamo in giardino…»
«Basta.» Mi afferra per le spalle. Ha la faccia a un centimetro dalla mia, irriconoscibile: una maschera orribile, contorta. «Adesso basta. Piantala. È finita, d’accordo? È tutto finito, ormai.»
«Alex, per favore…»
Per i lettori, invece, che hanno avuto modo di approfondire i pensieri di Lena, è facile capire che, in Chaos, Lauren Oliver ci ha accompagnato in una sorta di fioritura della sua protagonista, che tutto è stata tranne che una traditrice superficiale.
Lasciata Portland, sola e senza il suo amore per il quale aveva rischiato tutto, Lena cresce e si vede costretta ad adattarsi a un mondo di cui, a differenza di Alex, non sapeva assolutamente nulla; al quale non era stata preparata.
Morte, devastazione, solitudine, rapporti umani profondi ma incerti, a causa delle frequenti e cruente morti… Tutto intorno a lei era confuso, il dolore per la perdita della sua famiglia e di Alex son stati sentimenti che hanno fatto da padroni per tutto il libro. La presa di coscienza e la partecipazione attiva alla Resistenza, anche per vendicare il ragazzo che amava, sono i passi successivi e quindi la vera accettazione della sua morte con un ultima dolorosa resa, avvenuta subito dopo la conoscenza di Julian. Tutto il secondo romanzo è pervaso dai sentimenti, in ogni sua pagina!
E allora perché, in Requiem, questi scompaiono? A parte le prime, pochissime, pagine in cui Lena cerca di comunicare con un Alex arrabbiato, ferito e irragionevolmente deciso a non avere più niente a che fare con lei, rea di averlo dimenticato con Julian, è come se l’autrice trasmettesse l’atteggiamento distaccato di Alex a tutto il romanzo.
Benché comprensibile la reazione del ragazzo, roso dalla gelosia e dalla delusione, stiamo comunque parlando di un personaggio che ha sempre avuto a che fare con i sentimenti, un Invalido cresciuto nelle Terre Selvagge, un Mai Curato, e quindi dopo un po’ ci si aspetterebbe una sorta di presa di coscienza. Invece è Lena, quella a cui è sempre stato detto che i sentimenti sono “sbagliati”, a saperli vivere meglio e con più naturalezza.
Cerca il confronto, di riportare Alex da lei, cerca di spiegare ma si trova di fronte a un muro, un muro che la spinge inevitabilmente verso Julian, che non ama ancora, ma che finirà per amare profondamente, e si ritroverà quindi divisa fra i due ragazzi. In poche parole, Alex si è scavato la fossa da solo.
La resa dei conti fra Società e Resistenza si risolve in tanto fumo, poco arrosto e meno fatti. Non ci sono conclusioni, l’attacco a Portland è stato descritto in modo veloce ed effimero. Ignoriamo perfino chi, dei personaggi che abbiamo imparato a conoscere in tre libri, vive o chi muore. Cosa significherà la presa della città e l’abbattimento dei muri per la gente? Perfino i continui alternarsi dei POV (point of view) fra Lana e Hana, sua migliore amica Curata dopo essere rimasta a Portland, apporteranno non molto all’atto finale. E, se a un personaggio secondario come Hana, alla fine di una trilogia, viene dedicato praticamente metà libro, il colpo di scena il lettore quanto meno se lo aspetta. Ma, a parte l’inspiegabile comportamento di Alex, soggetto a mille interpretazioni, il vero problema è che il triangolo amoroso, costruito in due libri, e che nel terzo meritava una risoluzione, è stato trascurato e lasciato in sospeso per tutte le 340 pagine. Si lascia spazio alla Rivoluzione, ai combattimenti, al peregrinare dei rivoluzionari nelle Terre Selvagge, e alla resa dei conti della Resistenza con la Società, o almeno ci si prova. In realtà, nel tentativo di curare l’aspetto distopico, è stato sacrificato il lato romance, ma allo stesso tempo neanche quello è stato abbastanza esaustivo, anzi è stato piuttosto veloce e superficiale.
Quindi, alla fine, non c’è – e credetemi, non c’è – una risoluzione per il triangolo amoroso che è lasciato con un finale così aperto da risultare scialbo, e non c’è una “fine” per la lotta effettiva della Rivoluzione che ci viene snocciolata con pochissime pagine, lasciandoci con bellissime e poetiche frasi, alla caduta dei muri della città.
Abbattere i muri.
Dopotutto è questo il punto. Non sappiamo cosa succederà se abbatteremo i muri; non possiamo vedere dall’altra parte, non sappiamo se ci porterà la libertà o la rovina, una soluzione o il caos. Potrebbe essere il paradiso, o la distruzione.
Abbattere i muri.
Altrimenti bisogna vivere nella diffidenza, nella paura, costruendo barricate contro l’ignoto, pregando che non arrivi il buio, pronunciando versi di terrore e di chiusura.
Altrimenti non conosceremo mai l’inferno, ma non troveremo nemmeno il paradiso.
Non conosceremo l’aria pulita e il volo.
Tutti voi, dovunque voi siate: nelle vostre città ostili, o nei vostri piccoli villaggi. Trovateli, i muri, le maglie di metallo e le catene, le pietre che vi riempiono lo stomaco. E tirate, tirate, tirate.
Farò un patto con voi: io lo farò se lo farete anche voi, sempre e all’infinito.Abbattete i muri.
Chi salta può cadere, ma potrebbe anche volare.
In poche parole, un libro che è tutto tranne che conclusivo, e che meritava maggior cura e approfondimento per quanto riguarda il tratto sentimentale visto che, ripetiamo, la distopia in questa trilogia è tutta incentrata sulla repressione dei sentimenti e dell’amore. Quindi, indipendentemente dal “chi avrebbe amato chi”, Lauren Oliver avrebbe dovuto evitare di lavarsene le mani o, quanto meno, cercare di rendere più “sentite” le interazioni di tutti i personaggi in tutto l’arco del romanzo, permettendo al lettore di empatizzare, come era accaduto nei precedenti capitoli.
Viste le premesse, ci saremmo aspettati molto di più. Un gran potenziale lasciato inespresso e molte importantissime basi, gettate precedentemente, lasciate lì, fine a se stesse, ad agonizzare. Un grandissimo peccato, ma nonostante questo ci sentiamo di consigliare la lettura di questa trilogia YA, che è al momento una delle più belle fra quelle tradotte e completate in Italia.
Titolo: Delirium
Autore: Lauren Oliver
Serie: Delirium Trilogy, n.1
Edito da: Piemme
Prezzo: 18,00 €
Genere: Distopico, Young Adult
Pagine: 504 p.
Voto:
Trama: Mi chiamo Lena e sono una ragazza come tante. Tra tre mesi, il giorno del mio diciottesimo compleanno, potrò smettere di preoccuparmi: verrò curata e non rischierò più di innamorarmi. Dicono che tanto tempo fa l’amore portasse alla follia, al delirio, alla guerra. E alla morte, come è successo a mia mamma. Per fortuna, però, gli scienziati trovarono una cura e l’amore venne sconfitto. Tra tre mesi sarò al sicuro, questo è quello che mi hanno insegnato. Questo è quello che mi hanno promesso e che io desideravo. Poi ho incontrato Alex ed è tutto cambiato. L’amore mi ha infettata.
Ecco quando succede. Mentre siamo lì, in piedi tra due disgustosi cassonetti in un vicolo di merda, con tutto il mondo che mi crolla intorno e quando Alex dice quelle parole, tutta la paura che mi sono portata dentro da quando ho imparato a stare seduta, a stare in piedi, a respirare, da quando mi hanno detto che dentro di me c’era qualcosa di sbagliato, qualcosa di marcio e malato, qualcosa da sopprimere, da quando mi hanno detto che ero sempre esoltanto a un soffio dall’essere danneggiata, tutto sparisce all’istante. Quella cosa – il profondo del mio cuore, il centro della mia anima – si stiracchia e si srotola ancora di più, sventolando come una bandiera: facendomi sentire più forte di quanto non mi sia mai sentita. Apro la bocca e dico: “Ti amo anch’io”.
Recensione
di Girasonia
La mia sarà, probabilmente, una voce stonata nel coro di lodi verso l’ultimo romanzo di Lauren Oliver, Delirium, eppure è difficile per lei (per la mia voce, sì!) entrare in sintonia con le altre.
A me, lettrice talvolta esigente e seria, talaltra adolescenziale e romantica, a tratti cinica e disamorata, ma (quasi) sempre ottimista e speranzosa, questo romanzo non è piaciuto.
Non arrivo qui con una totale stroncatura, perché non è questo il caso, ma giungo con una protesta, con degli striscioni e dei cortei, a lamentarmi di un libro che mi ha lasciato molto meno di quanto mi aspettassi, mi ha coinvolta pochissimo dopo avemi promesso molto di più.
Dalla trama ci si può immediatamente accorgere che questo romanzo rientri nel genere distopico, (che sta cominciando paurosamente a essere “di moda”): Lena, la protagonista, vive in un mondo dove l’amore non può essere permesso, perciò giunti a una certa, giovane, età si viene “curati” in modo da essere liberati per sempre da quella che viene considerata una pericolosa malattia, un delirio appunto.
Innamorarsi non potrebbe che rendere la vita un pericolo, perché le sue conseguenze sarebbero disastrose per la mente e il cuore umano e, una volta infetti, la ragione sarebbe la prima a scomparire…
Puro terrorismo psicologico verso i sentimenti, verso ciò che potrebbe esserci di stupendo nella vita: un terrorismo che funziona perfettamente, in quanto gli abitanti di quel mondo, Lena compresa, non vedono l’ora di essere curati in maniera tale da non dover correre più alcun rischio.
Amante del genere distopico, non potevo che essere attratta da questa idea, abbastanza originale e che inizialmente mi sarei arrischiata a definire geniale: descrivere un mondo dove l’amore viene proibito la vedevo come una stupenda provocazione, una vera e propria sfida.
Sarebbe stato l’amore così forte da sopravvivere nonostante l’estirpazione??
Ed ecco che qui arriva la mia personale tragedia di lettrice: la risposta alla domanda appena posta non sarebbe stata così semplice e immediata in un “vero” romanzo distopico. In romanzi di questo genere, l’ordine normale delle cose viene sovvertito e non è facile riconoscere dove sia il bene e dove il male, e se ci sia questa contrapposizione.
Ma in Delirium è prevedibile fin dall’inizio quale sarà la risposta, quale sarà l’esito di tutta la storia. E’ prevedibile fin da subito che Lena scoprirà l’amore (toh, guarda! chi l’avrebbe mai pensato?) e che quindi a modo suo cercherà di opporvisi all’inizio e poi lo accetterà e bla bla bla, bla bla, bla bla.
Avrebbe potuto essere un romanzo di accusa contro una società che ha mercificato l’amore, che ha confuso la libertà con la massificazione, che ha indotto il bisogno dell’usa e getta anche nei sentimenti… E, invece, mi sono ritrovata tra le mani, per l’ennesima volta, un romanzo molto young e poco adult… Cosa che sta accadendo ormai troppo spesso.
Se la stessa storia fosse stata ambientata nel nostro mondo, e a Lena fosse stato impedito l’amore per altri motivi (lo studio? dedicarsi a uno sport, passione ecc? a causa di una famiglia ingombrante?), lei avrebbe reagito allo stesso modo, e alla fine il risultato sarebbe stato I D E N T I C O.
Credo che questo romanzo abbia sprecato una bellissima occasione per mostrarsi originale, senza fare della storia d’amore tra Lena e Alex il – banale – fulcro.
E dico tutto ciò a cuor leggero perché sono sicura che la Oliver abbia delle buone idee, ma anche che le abbia messe al servizio di lettori affamati di storie d’amore difficili (fortuna che Alex non sia un vampiro…) e abbia uno stile fresco e scorrevole, ma allo stesso tempo preciso, che rende piacevole la lettura.
Questo è il motivo per cui sento di doverle dare una seconda occasione.
Vedremo!!
Titolo: Chaos
Autore: Lauren Oliver (Traduttore: F. Flore)
Serie: Serie Delirium
Edito da: Piemme (Collana: Freeway)
Prezzo: 17.00€
Genere: Fantasy
Pagine: 317 p.
Voto:
Trama: Nel mondo di Lena, l’amore è bollato come delirium, una terribile malattia che va estirpata da ogni ragazzo prima che raggiunga i sedici anni. Lena non vede l’ora di ricevere la cura, perché ha paura di innamorarsi ed essere emarginata dalla società, ma proprio il giorno dell’esame conosce Alex, un ragazzo bellissimo e ribelle che ha votato la sua vita a combattere contro chi vuole renderli privi di emozioni. L’amore tra Lena e Alex comincia tumultuoso e cresce ogni giorno di più, fino a che i due innamorati non decidono di scappare nelle Terre Selvagge per unirsi definitivamente alla ribellione, ma purtroppo i piani non vanno come previsto… Ora Lena è da sola nelle Terre Selvagge, senza Alex, che ha visto cadere dall’altra parte della rete, senza la sua amica Hana, con cui ha litigato prima della fuga, e senza la vita che conosceva. E vuole dimenticare quello che è successo, perché ricordare fa troppo male. Adesso è il tempo di farsi nuovi amici ed è il tempo di unirsi alla ribellione: contro chi vuole estirpare la possibilità di amare dal cuore di tutti gli uomini e contro chi le ha portato via Alex…
Recensione
by Annad78
Cosa succede quando l’amore è considerato una malattia? Quando essere innamorati è la peggior cosa che ti possa capitare?
Lena lo sa, e sa cosa vuol dire perdere l’amore appena conosciuto. Sì, perché dopo essere fuggita e aver oltrepassato la recinzione per le Terre Selvagge si accorge che il suo amore, Alex, non è con lei. Fermato dai guardiani non ha voluto seguirla, si è sacrificato per lei, in modo che potesse essere libera e raggiungere un posto per iniziare una nuova vita.
Consapevole di aver perso Alex, credendolo morto, corre fino a perdere i sensi, fino a invocare la morte, perché senza di lui non vale la pena vivere. Ma non è ancora la sua ora e, trovata in fin di vita dagli Invalidi, si unisce alla Resistenza.
Qui inizia una nuova vita. Spesso si sente dire: “Il prima non esiste più” e lei, a stento, si adegua. Dimentica la Lena precedente e ne plasma una nuova, più forte, più coraggiosa e indipendente. Solo una persona della sua vecchia vita non potrà dimenticare: Alex. Lo rivede nei suoi sogni, lo vede a occhi aperti e per lui resiste anche quando ogni notte chiede in preghiera di non farla più risvegliare. Ma può un cuore che ha appena conosciuto l’amore smettere di amare? No, e il cuore di Lena lo sa. Quando incontra Julian, il suo cuore vuole di nuovo battere forte e sfarfallare solo per la sensazione di averlo vicino.
Julian è l’anamnesi di Alex, cioè colui che desidera essere curato a tutti i costi perché quella è la sola cosa giusta da fare in quanto figlio del capo per il movimento alla cura. Ma Julian, in fondo, sa che non è quello che vuole veramente, perché ha provato il brivido del proibito in passato e adesso si trova a un bivio.
Coinvolti in un sequestro, i protagonisti di questo secondo capitolo si avvicinano, perché in entrambi c’è la voglia di scoprire il gusto del proibito che solo l’amore, come sentimento e non come malattia, può dare.
Sarà Lena ad indicare al cuore di Julian la strada giusta da percorrere, perché in lei vede la speranza di un mondo che non deve essere soltanto fatto di finti sentimenti ed emozioni soffocate da una operazione chirurgica alla quale non ci si può opporre. Due giovani caratteri che non vogliono credere che provare amore sia una catastrofe, e che lottano con le loro forze per opporsi a questa dittatura che li soffoca e che ha portato via loro persone care.
In questo secondo capitolo, facciamo la conoscenza di nuovi personaggi che danno azione alla storia e che ne tessono le fila.
Non ho molto amato il primo libro della Oliver, a causa di questo clima oppressivo, dove i sentimenti non potevano mai apparire, se non quelli di amicizia tra lo stesso sesso; ma devo dire che il secondo ha riscattato un po’ la serie, perché sul finale l’autrice ha saputo orchestrare colpi di scena che mi hanno incuriosito sul seguito di questo libro.
Per me, questo è il classico esempio di libro che o si ama o si odia. E io mi posiziono nel mezzo, non ne sono entusiasta ma non lo boccio.
Soprattutto la parola conclusiva del libro. Sì, l’ultima parola è come si suol dire “un fulmine a ciel sereno”.