“Love is our resistance”
(Muse)
Certi giorni d’estate comincia a piovere d’improvviso. Un momento il cielo è azzurro e un altro è bianco di nuvole nuove. Ho provato a tuffarmi nel lago durante un acquazzone estivo e la sensazione è una delle più belle che esista al mondo. Dentro l’acqua ti senti protetta mentre fuori la pioggia tempesta sulla superficie, tormentandola. Il silenzio e il rumore, così vicini, così separati.
Ho pensato a questo quando ho sentito che Arnold Fiek era caduto nel lago dopo aver sbattuto con la bicicletta contro una ringhiera. Un volo di dieci metri. Il vuoto, ecco cosa frega. E l’impatto dopo il vuoto. Il nulla e il tutto. Non siamo abituati. Figuriamoci quando è inverno, il lago è gelido e si intravedono le rocce sul fondo. Il vero miracolo di oggi è che quando hanno recuperato Arnold con una barca, non aveva fratture. Nessuna conseguenza grave a parte qualche livido e l’inevitabile shock.
Il lago è strano, di questa stagione ancora di più. C’è un silenzio che piace solo a chi è abituato ad ascoltarlo.
![Resistance GP Lugano 2016](http://m2.paperblog.com/i/318/3180848/resistance-L-3HwAgi.jpeg)
C’è silenzio e c’è rumore. Lugano sembra una di quelle giornate scritte in “Piccolo Mondo Antico” e i ragazzi sono in corsa già da ore mentre la pioggia riga tutto, scivola giù dalle tettoie, dai balconi, scrosci improvvisi sui marciapiedi.
Serghei Tvetcov e Artem Nych sono in fuga dai primi chilometri. Un bel coraggio ad andarsene da soli con quel tempo da lupi che le previsioni non hanno tentato di smentire neanche un po’. L’aria è sempre più fredda e i secondi sono quelli che sono. Cinquanta. Cinquantasette. Sull’orlo del minuto mentre loro sono sull’orlo e basta. Le gambe lucide, le divise scure e fradice, le facce gonfie e stravolte da tutta quell’acqua che lava via l’orientamento. Anche il ciclismo, come tutti gli sport, ti chiede di tenere il cervello su due rotaie precise. Con una differenza, che lo devi fare in qualunque condizione.
Ed è sempre così, ogni maledetta e benedetta giornata di pioggia, di vento, di freddo ti chiedi di che cosa sia fatto tutto questo. Cosa li spinga a mettersi in sella in una mattina così, a soffrire e a fare fatica e alla fine magari neanche vincere. Alla fine, magari, per arrivare tra gli ultimi.
Dov’è il limite? E se pensi che in certi momenti non possa esistere, allora qual è la forza che ti fa resistere?
L’amore muove il mondo? Di sicuro non il tipo di amore che categorizziamo noi. Non quello che usa gli altri come scalette per arrivare in alto e poi si dichiara universale. Quello che ti insegna la strada è un’altra cosa: sai che niente è vero senza un fuoco dentro che ti scalda anche quando non c’è sole, sai che qualunque sacrificio è ripagato quando ti senti al tuo posto.
Un bambino saltella in una pozzanghera con gli stivaletti lucidi, fa roteare il suo ombrello, balla una canzone tutta sua. Non si accorge della pioggia. A volte basta poco per sentire l’incanto anche dove non c’è. A volte basta poco per credere in qualcosa.
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" data-orig-size="2500,1667" data-image-title="GP Lugano 2016" class="attachment-full size-full" data-orig-file="https://emialzosuipedali.files.wordpress.com/2016/02/dsc_02291.jpg?w=529&h;=353" aperture="aperture" />Serghei deve resistere ancora, anche nella pancia di quel drappello rimasto. Anche in fondo. Deve finire la corsa, in qualunque modo. Il premio del GPM è suo. Ma ad un solo patto: arrivare. Sembra semplice ma non lo è mai, soprattutto quando quegli ultimi chilometri sembrano essere i primi. La volata è di Sonny Colbrelli, i suoi fans esultano, si scatenano sotto la pioggia e sventolano le bandiere fradice in quel cielo ancor più grigio. Gli altri arrivano poco a poco. Quarantacinque in tutto. I supersititi. I massaggiatori frugano nelle borse, distribuiscono aranciate, integratori ma tutti chiedono qualcosa di caldo. Qualsiasi cosa. Loro scuotono la testa, allacciano mantelline asciutte fino al collo, dicono di andare al bus. Serghei arriva, ce l’ha fatta. Per qualcuno potrebbe essere una piccola cosa ma in una giornata così, tutto assume proporzioni enormi. Resistere, non è da tutti. A volte basta una motivazione forte, spesso quella motivazione la devi trovare dentro di te. Il silenzio e il rumore. Tra l’esterno e l’interno c’è solo uno strato di pelle ed è assurdo che un sottile confine possa tenere insieme l’equilibrio di tutto. Eppure è così.
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Guardo quelle facce dove la pioggia mischiata alla fatica ha disegnato rughe inesistenti, nere come solchi nella terra. L’amore è la vera nostra resistenza. Resistiamo perché amiamo. Non c’è altra spiegazione.
Mentre torno a casa il cielo si fa sempre più scuro e il lago diventa verde bottiglia, uno dei suoi tanti volti, in una delle tante volte in cui si diverte a non rispecchiare niente a parte sé stesso. C’è una lucina lontana sulla montagna che appare e scompare a seconda del vento e delle nuvole che fluttuano nel vento sempre più forte della sera.
Resistiamo perché amiamo.
Ispirato da: “Piccolo Mondo Antico”, Fogazzaro | “Resistance”, Muse
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