Siamo ormai giunti a metà settembre, forse il mese odiato un po’ da tutti: studenti che tornano sui banchi di scuola, uomini e donne che si apprestano a sopportare un nuovo anno di lavoro, precari e disoccupati che per il lavoro venderebbero l’anima, lettori e lettrici che realizzano di non avere più a disposizione intere giornate da dedicare alla lettura. Insomma, settembre è il mese della consapevolezza, e in questo mondo così incerto talvolta le si preferisce l’incoscienza.
Ma per il popolo dei lettori settembre significa anche qualcos’altro.
Domande che ruotano tutte intorno due punti in particolare: quali libri hai letto quest’estate? E: be’, sentiamo, ti son piaciuti? Ebbene, non sempre il lettore è disposto a rispondere ai suddetti quesiti. Sia perché, appunto, non fanno altro che ricordargli che proprio nel periodo in cui c’è un enorme fermento letterario lui sarà costretto a dividere la lettura con gli impegni di tutti i giorni; sia perché talvolta il lettore ha la coscienza sporca. Al solo udire le due paroline “estate” e “libri”, gli ritornano alla mente delle immagini non proprio esaltanti: si ricorda di Zazie nel metrò, Sulla strada, e qualche altro titolo lasciato a metà, con l’intenzione di riprenderlo più in là (e ora non sa bene quando); del Maestro e Margherita, letto fra una chiacchierata con gli amici e un tuffo in mare, che non l’ha entusiasmato poi chissà quanto; della Linea d’ombra che proprio non ha digerito. Certo, gli sovvengono anche tutti i gran bei romanzi portati a termine con grossa soddisfazione e del lettore e dei protagonisti degli stessi, che di tanto in tanto si divertono a bussare alla porta della mente e a fargli visita.
E allora, un consiglio: non stuzzicate il lettore a settembre. Lasciatelo in silenzio a fare i conti con le sue inadempienze letterarie, non chiedetegli “che succede” se lo vedete depresso e malinconico: rischiate di innescare una reazione incontrollata, che metterebbe a repentaglio la vostra incolumità fisica e mentale.