Quando hai tredici anni, una personalità scoppiettante, un’intelligenza viva e una buona dose di sensibilità può accadere che un anno ti cambi la vita.
Che ti tolga e ti dia ossigeno e che proprio quando sembra che non ce la puoi fare, che la vita si prospetti troppo dura e la solitudine troppo schiacciante – oplà! – succede che i polmoni si aprano in un grande, irrinunciabile, liberatorio respiro di crescita.
E’ sicuramente un romanzo di formazione, il nuovo “Respiro” di Maria Beatrice Masella, pubblicato dalla casa editrice Sinnos nella collana Zonafranca dedicata ai lettori teen-agers.
Ma la marcia in più a queste pagine coinvolgenti – animate da uno stile denso ma scorrevole, ricche di una profondità buona che non appesantisce ma eleva – è conferita, a mio parere, dalla capacità che l’autrice dimostra nel creare, e caratterizzare, una protagonista adolescente perfettamente credibile, con tutte le ombre e i chiaro-scuri tipici dell’età, con le piccole scontrosità e i grandi entusiasmi che fanno del periodo di mezzo tra l’infanzia e la giovinezza uno dei momenti più complessi, ma allo stesso tempo più sconvolgenti, della vita.
Rossana, alle spalle un’esistenza campagnola in un minuscolo borgo del sud – Panevino – , timida non è affatto. E nemmeno sprovveduta, anche se sicuramente la troviamo, all’inizio delle sue vicende, un po’ spersa e anche parecchio arrabbiata.
Come non capirla? E’ stata letteralmente trascinata dalla giovane madre su di un treno destinato a Bologna, costretta a lasciare il suo amato paese natale, le sue colline, la casa paterna dove una nonna, ormai defunta, si è sempre presa cura di lei con amore e pazienza, un padre artigiano che non è nemmeno riuscita a salutare, e i suoi rifugi, i suoi piccoli angoli di paradiso capaci di accoglierla e calmarla.
Lei a Bologna proprio non ci vuol stare.
Addirittura deve essere allergica al suo cielo e alle sue strade visto che fin dal primo giorno comincia a soffrire di una grave forma asmatica che la lascia pericolosamente senza fiato e la costringe, più volte, a correre al pronto soccorso e a girare, perennemente, con un apposito spray in tasca.
La nuova vita si prospetta grigia. E non importa che la madre abbia trovato impiego come insegnante in una scuola, non importa che il modesto appartamento appena affittato abbia perfino un terrazzino affacciato su cemento e palazzoni, non importa che sia stata iscritta alla terza media e che la classe che deve frequentare sia identica a tante altre classi, con tutti i consueti personaggi che, tra alunni e insegnanti, si ripetono all’infinito.
Importa forse solo – ma appena un poco – che abbia trovato Pulce, un randagio spaurito come lei piombato all’improvviso a farle compagnia. Importa che nel negozio di animali, dove è solita rifornirsi di croccantini, lavori Sara, una ragazza più grande e molto più “navigata” di lei, ma con la quale è amicizia e affinità al primo sguardo.
Importa, sicuramente, che ci sia un trombettista anonimo capace di suonare una musica bellissima e che basti accoccolarsi non visti sotto la sua finestra per lasciarsi portar via dalle note per un attimo.
E ancora, importa che si trovi, a scuola, una proff straordinaria, capace di coinvolgere e catturare la classe e impegnare tutti nella messa in scena di un’innovativa versione rovesciata, e rappata, del celebre Cyrano de Bergerauc.
Pochi e precisi punti di partenza per arrivare, lentamente ma inesorabilmente, a ritagliarsi ancora un proprio spazio.
E a fissare un rinnovato sguardo positivo sulle cose e sul futuro.
La gioia di vivere troverà così le sue vie anche tra i macigni della nostalgia e porterà Rossana ad entusiasmarsi per il primo concerto, ad emozionarsi per il primo bacio, ad accendersi di una elettrizzante e sconosciuta passione per Claudio, biondo ed atletico compagno di classe, ad animarsi per l’amicizia di Andrea, trombettista ex-anonimo affabile e dal gran talento.
Tanti gli accadimenti, alcuni perfino tristi e preoccupanti, ma tutti costringeranno la ragazza, prima solitaria e chiusa in se stessa, forte dello sbarramento dato da un look aggressivo, eccessivo e per nulla femminile, ad aprirsi pian piano al prossimo, a confrontarsi con le storie altrui, siano quelle familiari di Sara, figlia adottiva, quelle dolorose di Andrea, che dietro il conforto della musica serba un duro segreto, o quelle degli stessi genitori, ancora giovanissimi ma già provati dalla vita, dal destino e dalle scelte.
Sarà questa sete d’aria, e di vita e di esperienza, a spalancarle infine i polmoni e a far sì che, superando lo sbarramento fisico della sua capricciosa epiglottide, Rossana oltrepassi, simbolicamente ma anche fattivamente, l’ostacolo severo e rabbioso della sua emotività ferita imparando una maniera più dolce, e più accogliente, di accettare se stessa, la sua storia e il suo, tutto sommato promettente, futuro.
Un romanzo che ha il ritmo delle storie vere, dove armonie e disarmonie di mescolano, dove i finali sono aperti e la direzione che prenderanno i fatti solo accennata, dove tutto ciò che si supera lascia un segno e quello che si è, o si diventa, è un insieme complesso e sfaccettato , mai banale, lineare, risolto.
Una lettura ricca che trascina il lettore in piena età adolescenziale, permettendo a chi vi è ancora vicino di sentirsi compreso e a chi ne è ormai distante di rivivere e ricordare.
Bella ed originale l’invenzione di far precedere ogni capitolo da una domanda – un po’ esistenziale e un po’ provocatoria – che abbia a che fare con le pagine che seguono.
La nuvoletta che la racchiude, così come quella che fa mostra di sé in copertina ed enuncia il titolo, diventa allora emblema di aria che esce e dà respiro ma anche di curiosità, stimolo, voglia di indagare il mondo esterno e quello interno, bisogno di risposte e di rielaborazioni personali, sguardo acuto e occhi attenti.
Tutto ciò che si spera non manchi mai ad una ragazzo, o una ragazza, impegnato a crescere.
(età consigliata: da 11 anni)
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