Lo conosciamo fin troppo bene il senso di responsabilità delle nostre classi dirigenti, dopo vent’anni di distruzione del Paese e di riduzione in miseria della cittadinanza.
Questa volta aveva ragione Grillo, hanno fatto un golpe in piena regola seppure con uno stile da operetta tutto nostrano che però non è meno reazionario. Niente di strano, nel Paese di Pulcinella anche i colpi di Stato sembrano mascherate e bischerate. Amici miei, è l’atto di Giorgio II.
Tuttavia, essendo il leader del M5S un capocomico prima che un capopopolo si è rimangiato ogni parola abbandonando i suoi in piazza alla mercé delle critiche dell’establishment e dei media ufficiali inchinatisi servilmente, come da tradizione, all’ircocervo parlamentare PD-PDL-Lista Civica-Lega.
La notizia è, dopo quattro lustri di martellamento civico, l’esaurimento definitivo dell’antiberlusconismo che aveva alimentato l’oltranzismo di migliaia di militanti di sinistra. Questo termina proprio nel momento in cui il Cavaliere, sentendosi rappresentato pienamente da un ex-comunista, dimostra di essere stato la continuazione, con altri mezzi e fattezze, di un progressivo tradimento nazionale che riguardava tutte le forze politiche. Tesi, antitesi e Napolitano. A proposito, facendo ricadere la scelta su quest’ultimo anche Renzi ci ha rivelato in cosa consisteva la sua rottamazione: un elogio della prostatite a cazzate reiterate.
Finalmente possiamo dire che i berlusconiani si dividevano in berlusconiani ed antiberlusconiani, e che quest’ultimi avevano soggettivamente in odio la persona unicamente per invidia elettorale mentre oggettivamente aspiravano a clonarsi a sua immagine e somiglianza gestionale. Oggi che sono tutt’uno con lui stentano a riconoscerlo e a distinguersi nella folla di questa larga alleanza per le pene del Paese.
Ci sono riusciti, dunque, ma nel frattempo hanno permesso che si concentrasse tra i propri fedeli un odio incalcolabile che adesso si ritorcerà contro loro stessi.
I cittadini, quelli grillini, farebbero, invece, meglio a liberarsi di Grillo che li conduce sull’orlo del baratro come un qualsiasi pifferaio magico, anche direzionando il loro consenso su personalità inconsistenti, vedi Rodotà, il quale è stato il primo a sfilarsi e a rientrare nei ranghi dai quali proveniva non appena è stato richiamato dai suoi Generali. Poveri grillini, rinnegati e mazziati, tanto per far loro capire che in Italia i grandi uomini non sono stati ancora fabbricati.
Bisogna essere più creativi ed originali, soprattutto nelle scelta dei propri rappresentanti, perché la novità che viene dal passato ha solo la maschera del cambiamento in quanto lo stucco, benché fresco, è sempre un altro trucco sopra la muffa che ci circonda.
Chiariamoci bene allora. Era già tutto previsto e quei dieci giorni recuperati dal Presidente Napolitano con la nomina dei saggi servivano a preparare il suo programma ed il suo governo, laddove lo stallo parlamentare si sarebbe rivelato inestricabile.
Voilà, tout se tien mentre quello che non regge più è la nostra economia con 3,7 milioni d’italiani ridotti alla fame, la disoccupazione che galoppa irrefrenabile ed il benessere sociale dato per disperso nella selva oscura della crisi.
Il Re per diritto internazionale, succeduto a se stesso per spappolamento istituzionale, aveva dichiarato testualmente di non essere disponibile ad un ulteriore incarico. Bevetevela responsabilmente cari compatrioti, perché il sovrano è tornato senza rispettare il patto. Eppure era stato lui ad invocare i padri costituenti e ad affermare che non sarebbe stato onesto dire di poter fare ancora il Capo dello Stato per un altro mandato, laddove non era mai accaduto per consuetudine costituzionale ed equilibrio istituzionale. Così delle due, tutte e due: è finita l’onestà ed è stato calpestato il principio dell’avvicendamento nelle funzioni e nei ruoli statali per allontanare il rischio di derive antidemocratiche.
Dove sia in tutto ciò il senso di responsabilità è impossibile inferirlo.
Lo avevamo detto che anche il prossimo inquilino del Quirinale sarebbe stato uno yankee, non immaginavamo si sarebbe trattato del medesimo yankee. Ri-yenkee-lo. Lo scrivono anche altri giornalisti i quali però anziché essere delusi ne sono compiaciuti: “Napolitano ha così dato alla Casa Bianca e alle altre cancellerie le garanzie che erano state chieste all’Italia: suicidatosi Mario Monti e mai decollato sul serio Massimo D’Alema, restavano solo il suo nome e quello di Amato a rassicurare Washington, Berlino e Bruxelles (nonché il Vaticano). Missione compiuta” (Fausto Carioti, Libero). Missione compiuta, nazione fottuta.
E ora preparatevi al peggio. Il prossimo governo continuerà nelle politiche restrittive sui conti pubblici, fregandosene degli stenti della popolazione, e ci appiopperà un’altra manovra lacrime e sangue. Poiché anche questo non sarà sufficiente a ripianare il deficit svenderà i tesori di Stato, da Finmeccanica, ad Eni, a Enel.
Questa fantomatica responsabilità è un vero cavallo di troia che ci porterà verso una tragedia alla greca.