Se si vuole diffondere un nuovo modo di vivere con maggior equità e attenzione alle persone e ritengo sia il fine ultimo del vivere e indirettamente il lavoro ne sia strumento, la scuola, gli insegnanti possono iniziare a dare valore a chi produce pensando al bene sociale.
Con ciò non intendo dare valore al giusto compenso imprenditoriale, tutt’altro, ma questa crisi globale non può fermarsi solo agli indici di borsa , alle società di Rating o alle tasse.
Oggi sempre più siamo “costretti” a diventare imprenditori, free-lance, cercando di intercettare clienti frettolosi o pubbliche amministrazioni senza soldi da investire (ma con molti sprechi da pagare!) e credo si debba puntare ad un riequilibrio di valori.
La responsabilità sociale d’impresa non è un marketing ma una convinzione che l’ambiente, il personale, la condivisione con le scelte locali sono scelte economico-sociali che consentono di far vivere l’impresa.
Un‘azienda è benessere se tale concetto è distribuito nelle sue componenti, dirette e indirette.
Ho saputo del lavoro che UnionCamere Regionale del Veneto sta facendo nelle scuole, negli operatori per aumentare tale concetto e stimolare sperimentazioni che vivano anche dopo il cofinanziamento iniziale.
Se interessa ho scritto questo.