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“Resta con me” di Elizabeth Strout

Creato il 05 novembre 2010 da Sulromanzo
“Resta con me” di Elizabeth StroutDi Michela Polito
“Resta con me” di Elizabeth Strout (Fazi Editore, traduzione di Silvia Castoldi)
Dopo Olive Kitteridge (Fazi Editore 2009) che le è valso il Premio Pulizter per la Letteratura 2009, Elizabeth Strout torna in libreria con quest’ultimo – da me ma non solo da me – attesissimo romanzo. Mi precipito a comprarlo.Sulla prima pagina leggo: “Il romanzo… è una preghiera esaudita”. Come, una preghiera esaudita? Non è forse un commento un tantino azzardato? Poi inizio a leggere. Ah, ecco. “Resta con me” è un libro incentrato sulla religione, zeppo di citazioni sacre e riferimenti sottratti ai testi liturgici. Detto così potrebbe sembrare un libro noioso, per qualcuno addirittura seccante. Fidatevi che non è così, anzi.
In breve la storia. Siamo nel 1959. In un piccolo paesino di provincia, nel Maine, arriva un nuovo ministro di culto, Tyler Caskey. È giovane e carismatico, e con i suoi modi affabili non fatica a far breccia nel cuore dei fedeli. Non è la stessa cosa per Lauren, la bella moglie, con i lunghi e folti capelli rossi, i capi d’abbigliamento sempre all’ultima moda e le scarpe col tacco alto anche d’inverno e con la neve, talmente bella e sfrontata da suscitare l’ostile curiosità dei parrocchiani. Fin qui, comunque, tutto più o meno bene. Dopodiché, Lauren muore d’improvviso di malattia e lascia Tyler solo, con due bambine piccole. Ed è a questo punto che inizia il romanzo vero e proprio. Tyler è distrutto dal dolore, entra in crisi, la sua convinzione religiosa vacilla. La figlia più piccola viene affidata alla nonna, l’altra, di cinque anni, rimane con lui e con lui si trincera dietro un ostinato mutismo per poi scoppiare in bruschi e brutali scoppi di ira a scuola, con i coetanei e con le maestre. E i parrocchiani che fanno? Si stringono in un abbraccio intorno a Tyler e alla figlia? Offrono conforto al reverendo che prima ancora del ruolo che ricopre è soltanto un uomo, un uomo che soffre? No, i parrocchiani preferiscono dar credito a un pettegolezzo: Tyler se la intende con la domestica. È un’indecenza, mormorano. Una sconcezza, sibilano. Una vergogna, insinuano. È un tam tam incessante. La congiura è fatta. L’uomo è battuto.Ancora una volta, e con straordinario talento, la Strout ci accompagna nelle piaghe più profonde dell’animo umano, dove il buono non è mai completamente buono e il cattivo non è cattivo fino in fondo. E con altrettanto straordinario talento, la Strout mette in risalto quelle stesse contraddizioni con cui, prima o poi, ciascuno di noi è costretto a fare i conti. La sua è una scrittura fatta di chiaroscuri: si cade, si precipita sempre più in basso per poi rialzarsi più forti ancora. Allo stesso modo, per Tyler, nulla sarà più come prima, la sua stessa fede ormai è incrinata. Ciò nonostante, riuscirà a superare la crisi che l’ha travolto e questo sarà possibile unicamente grazie a tutto il bene che è stato in grado di donare.
A questo punto bisogna riconoscerlo, e permettetemi l’espressione, “Resta con me” è un romanzo dove è l’amore con la A maiuscola a trionfare. Non l’amore cui siamo abituati a leggere nei libri, quello con le ali dipinte di rosa per intenderci, no, qui si tratta di altro, di più grande, senza confini, perché qui, l’amore è comprensione, compassione. È un romanzo rassicurante, non saprei come altro definirlo.Insomma, per rendervi meglio l’idea, se mi chiedeste, ora che ho appena terminato la lettura, quali sentimenti ho provato e quali emozioni il libro è riuscito a regalarmi, beh, non potrei che rispondere, in tutta onestà, un gran senso di pace e di candore. E ora, sono io a porre una domanda a voi: cosa desiderare di più, di questi tempi?

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