La formazione di movimenti aventi lo scopo di risollevare le sorti del paese e di inviare un messaggio di rinnovamento – economico, sociale, etico, culturale – sono indice del desiderio di “ripartire” di una parte notevole della popolazione. La nascita e la presenza di queste associazioni – quando non scadono nel populismo e in una rabbiosa ‘indignazione’ inconcludente e fine a se stessa – ci pare un dato positivo in quanto alimenta l’opposizione dei cittadini nei confronti del lassismo politico e culturale che definisce il tempo presente.
Uno di questi movimenti è Rete italiana democratica, che ha come finalità il rilancio di “idee e progetti concreti per aprire nuovi scenari di partecipazione democratica, contribuendo alla formazione di una nuova classe dirigente che riesca a incidere nella società rimettendo al centro i cittadini e i loro problemi reali”.
I frequenti richiami ai valori di libertà e democrazia propri della Costituzione presenti sul sito – reteitalianademocratica.it – già valgono a identificare la prospettiva in cui si muove il movimento, nel cui Manifesto viene affermata la priorità dell’etica nella condotta politica, e questo per uscire da una crisi che non è “soltanto economica ma anche e soprattutto una crisi di sistema e di valori”. Da questa visione discendono i principi non negoziabili che vanno sostenuti per mantenere le basi democratiche di un paese: “dignità della persona umana, difesa della vita, giustizia sociale, lavoro, promozione e difesa della famiglia”.
L’attività di Rete italiana democratica si esplica in vari ambiti mediante il lavoro di otto dipartimenti, da cultura e turismo al terzo settore, passando per energia e ambiente, rapporti con le imprese, infrastrutture e trasporti e salute, senza perdere di vista l’innovazione tecnologica, lo sport e le politiche giovanili.
Nel sito viene inoltre supportata l’attività dei giovani con due sezioni gestite da team di lavoro, una per l’elaborazione di proposte e strategie da parte di giovani professionisti e l’altra per la formazione e la valorizzazione dell’impegno sociale per i ragazzi che gravitano intorno al mondo dell’università: è ora che il tanto declamato “largo ai giovani” non sia più uno slogan vuoto da sbandierare nelle trasmissioni e in periodo pre elettorale, ma diventi uno dei punti programmatici fondamentali delle agende politiche e di governo.
Ci auguriamo che un modello del genere, che coniuga attività concreta sul territorio con una base di principi democratici e aderenti alla Carta costituzionale, sia preso in considerazione dai rappresentanti di enti e istituzioni che hanno forse dimenticato quali sono i doveri e le responsabilità politiche e pubbliche proprie dei ruoli loro assegnati.
Marco Cecchini