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Un flusso geometrico di immagini a tessere i fili di un anima alla spasmodica ricerca di vendetta.
E'questo Revanche,un noir esistenziale che si trasforma in un reiterato gioco di specchi (dal confronto tra Alex e il poliziotto alla fotografia di Irina) , un sinuoso percorso obbligato tra azione e (forse) reazione che non trova la sua completezza. Tutti i personaggi di questo film hanno comunque qualcosa da nascondere, veramente poco agevole distinguere tra giusto e sbagliato. Qui sopravvive chi sbaglia di meno e comunque l'incertezza aleggia sovrana.
Dalla periferia equivoca di Vienna, dentro e fuori di un bordello, facendo gimkane tra proposte più che indecenti, Alex ed Irina fuggono per cercare di dare corpo ai loro sogni.
Il mezzo è una rapina ma tutto va per il verso sbagliato. Alex si ritrova solo e se ne va in campagna dal padre.Qui prende forma il suo desiderio di vendetta soprattutto perchè la ragnatela del destino gli permette di essere molto vicino all'oggetto di quella che può essere la sua rivalsa.
E da qui Spielmann continua a lavorare di cesello su suggestioni, desideri e aspirazioni del pugno di personaggi al centro del film.
Lasciando tutto in sospeso.
Dalla periferia disumanizzata della grande città all'atmosfera paesana bucolica che si respira attraverso la natura nella casa del padre di Alex il passaggio sembra breve. In realtà sembrano due universi troppo distanti per far parte dello stesso pianeta. La routine quotidiana di Alex che nel bordello quasi lo soffocava qua diventa occasione per pensare, per cercare di elaborare il suo lutto, per far ardere ancora di più il suo desiderio di rivalsa.
E di occasioni ne ha....ma il destino sa essere bizzarro...e non dico altro.
Il rigore della messa in scena è assoluto, i movimenti della macchina da presa sono minimi, tesi a conservare la geometria dell'inquadratura. Un rigore stilistico così assoluto che per certi versi fa correre la memoria a Dreyer (sperando di non bestemmiare), caratterizzato da un uso continuo del piano sequenza lasciando all'immaginazione alcuni avvenimenti con la macchina fissa a inquadrare altro (la sequenza ripetuta per due volte della macchina da presa che prosegue nel suo andamento in avanti nonostante l'azione si sposti fuori campo).
Altri rimandi più immediati sono Haneke o anche il noir europeo, francese in particolar modo.
Il gelo all'interno dei personaggi diventa paradigma della cristallizzazione della messa in scena raggelata e raggelante in un continuo susseguirsi di increspature d'animo. Revanche fa domande ma non dà risposte,è un film in cui certi gesti perdono del tutto il loro significato, se si cerca la vendetta solo per aspirare alla catarsi, beh allora è tutto sbagliato perchè da un simile gesto non potrà mai venire una sorta di soddisfazione.
Revanche è film da vedere e poi da rielaborare con calma, bisogna lasciarlo sedimentare per cercare di cogliere tutto quello che ci propone.
E non è sicuramente poco.
( VOTO : 7,5 / 10 )
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