Magazine Cinema
In uscita il 31 Agosto nelle sale italiane
Insegnanti al cinema, capitolo ennesimo. Ma "Bad Teacher" sembra voler stare dalla parte opposta rispetto alla visione pedagogica e buonista di tanto cinema intellettuale e preferisce sdoganare il "bad mood" di un'insegnante esplosiva e senza limiti. Peccato che sia esso stesso un "bad movie", una commedia irrealistica e delirante che perde mordente con personaggi collaterali alquanto abbozzati e limitati. La carica eversiva resta, ma è fine a sè stessa. Le risate non mancano, ma non sono mai impetuose e dilaganti nè amare. Un'occasione persa per tutti. Tranne che per la spumeggiante Cameron Diaz, che trova a 40 anni il ruolo perfetto. Nel bene e nel male.
Il regista, Jake Kasdan, figlio del più noto Lawrence, director di "dramedy" storici, è un tipo piuttosto originale e la scelta dello script, firmato da i co-autori di "The Office" versione USA, è un esempio perfetto per comprendere la sua attitudine cinematografica, alla ricerca continua di soggetti innovativi e anticonformisti. Peccato che "Bad teacher" si avvicini più all'altra produzione sceneggiata dagli stessi Gene Stupnitsky e Lee Eisenberg, il volgarissimo "Anno Uno" della cerchia di Apatow di qualche anno fa. E, sebbene qualche eccesso sia mitigato, e la narrazione segua un preciso percorso omogeneo, qualche evidente forzatura diminuisce la forza caustica del film e piuttosto che farne una black-comedy ante-litteram lo rende un mediocre riot-movie di serie-b, tutto incentrato su un unico personaggio degno di essere definito tale, la maestra sventola Cameron Diaz e una serie di characters minori, inquietanti e di nessun spessore, che servono a sorreggere la struttura dell'intreccio e riempire qualche tempo morto. Lo stesso ruolo principe, la "bad teacher" del titolo, dopo un'iniziale gancio destro per modi scorbutici, pillole di cattiveria e omissioni piuttosto insolite, nonchè un atteggiamento amabilmente irresponsabile e molto underground, senza dimenticare una carica sexy notevole e un'ossessione fisica altrettanto morbosa, si spersonalizza parzialmente e viene quasi a normalizzarsi non nei comportamenti ma nella capacità di stupire uno spettatore ormai abituato al giochetto della provocazione. Il grottesco viene diluito facilmente, anche perchè manca quel tocco di cinismo spietato peculiare delle black-comedy originarie, così come quella spruzzata di fatalismo autoriale alla Coen che fa sempre il suo dovere. Tutto è semplice, tutto è prevedibile, tutto è smorto. E mi riferisco, in particolare, ai personaggi di Justin Timberlake e Jason Segel, entrambi travolti dalla personalità vulcanica della Diaz, entrambi figure di sfondo, l'uno pessimo "svalvolato" on the road, l'ltro inattesa figura normale, mentre, nel primo tempo, sembra più azzeccato il character di Lucy Punch, ma l'agonia successiva la rende un'ennesima vittima/corollario della "prof da sballo". Mancano sfumature, le risate sono gratuite e, nonostante qualche nota di colore riuscita (ma l'autolavaggio è un raschiare il fondo del barile), il tono è di semplice goliardia, tutt'altro che coraggioso. Nel caso rivolgetevi ad "Half Nelson" con Ryan Gosling, scorretto il triplo e terribilmente vero. E' un dramma, certo, ma anche una black-comedy potrebbe essere un simil-dramma, invece di mantenersi nei limiti della gigionata hollywoodiana fine a sè stessa. La carriera della Diaz, comunque, pare rilanciata. E il box-office piuttosto soddisfatto.
Se vi è piaciuto, date un'occhiata a:
- Mr. Woodcock, regia di Craig Gillespie, del 2007, con Billy Bob Thorton, Susan Sarandon e Sean William Scott, storia di un professore di educazione fisica odiato per anni dai suoi alunni in procinto di sposare la madre di uno di questi.
- Bad Santa, regia di Terry Zwigoff, del 2003, scritto dalla coppia Ficarra/Requa ( registi di "I love you Philiph Morris" e ora "Crazy, Stupid, Love"), produzione dei Coen Brothers, con Billy Bob Thorton, Lauren Graham, Tony Cox e Brett Kelly, storia di un "Santa Claus" da grandi magazzini volgare, ladro e con il vizio del sesso alle prese con un bimbo solitario e sempliciotto.
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