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Review 2011 - Henry's Crime

Creato il 10 giugno 2011 da Ludacri87
Review 2011 - Henry's Crime
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Review 2011 - Henry's Crime
Review 2011 - Henry's Crime
"Henry's crime" è un'opera incolore e senza un'identità chiara. Se il concept poteva essere intrigante, l'intreccio è un pasticciato retablo incapace di cogliere l'essenza del genere a cui ci si vuole ispirare, tra comedy sofisticata, robbery-movie e riferimenti al teatro russo.
Prima considerazione e forse principale. "Henry's crime" non è un film pessimo. Forse il termine che si addice di più a questa scialba rivisitazione incolore è "inutile". La sostanza, l'organicità, il respiro classico che un soggetto del genere avrebbe meritato vengono travolti da una compresenza fallace di troppe sottotrame non sviluppate a dovere o addirittura lasciate in sospeso. Cosa rimane? Un tentativo. E forse lo pseudo-coraggio di aver cercato un linguaggio problematico per reinventare la commedia. Peccato che, alla fine, l'elemento comico scarseggi e, al massimo, si può parlare di una compresenza insoluta di tanti accenni a registri diversi (compreso quello romantico e un po' di action sussurrata). Per il resto calma piatta, noia e una speranza, lunga l'intera durata del film, di entrare nel vivo dell'azione narrativa. Invece, a fare da contraccolpo, c'è una stasi imperante, un continuo ripetersi di azioni messe lì tanto per allungare la brodaglia, ma il sapore del piatto non cambia. Poi c'è l'ispirazione, la volontà di portare, in un contesto moderno, elementi tipici di una cinematografia storica. E così l'uso del teatro come edificio e il pesante aspetto drammaturgico (con Checov che cala a pennello, guarda caso, nella storia) è di chiara ispirazione classica (da Lubitsch in poi), ma senza avere un minimo della brillantezza e della grazia, mentre il tentativo di indirizzarsi alla tematica della rapina è collegato ad una tradizione lunghissima e senza fondo (e il collante con i riferimenti diretti sta nella foto seppia da cui prende spunto la seconda azione, davvero una svolta credibile). Evitando di annotare le inverosimiglianza "easy" della trama, oppure di prendercela con il regista, alla sua seconda opera, più che altro un'ultima riflessione va agli interpreti. Se Vera Farmiga evita di collassare con il film lo deve soltanto alla bellezza suadente e morbida del viso, mentre i due supporter non convincono su tutta la linea. James Caan, in fin dei conti, non vanta una gamma di sequenze interessanti per mostrare il talento (che c'è e ci sarà sempre), diverso il caso di Keanu Reeves, il belloccio man-action che porta tutto il suo carico di inespressività congenita in un contesto in cui la capacità di rapportarsi con lo spettatore è fondamentale. Il povero Reeves ha un'unica e fissa espressione facciale per tutta la durata della pellicola, qualunque situazione gli accada intorno o a cui partecipi attivamente. Ed è davvero da annoverare tra i casi più eclatanti di casting riuscito davvero male. "Henry's crime" non ha una sua contestualizzazione cinematografica, una sua motivazione, una sua originalità. E' qualcosa di vecchio e di stantio, questa è l'unica certezza.

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