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Opera semplice, non sempre coordinata ad un ispessimento dei caratteri, nonostante le ottime promesse/premesse iniziali. E' un vorticoso "volo" policromatico che rende omaggio al Brasile da cartolina e illumina lo schermo di un arcobaleno intenso e accattivante. Adatto ai più piccoli, non entusiasma il lavoro sulla storia, ma la godibilità e il piacere, nonchè la cura tecnica, sono di gran lunga superiori rispetto a prodotti di animazione più blasonati.
Se c'è una cosa che brilla nel film ed è assolutamente primaria è la location. "Rio" è un omaggio in forma animata alla città più eversiva del Sud America, nel Brasile delle "nuove possibilità". Certo, potrete facilmente obiettare, che la visione di Rio sia lontana dalla realtà, soprattutto periferica, che si sviluppa nelle bidonvilles, o comunque sovraccarica di clichè a volte angustianti (è lo stesso pennuto protagonista che si riferisce ai ritmi da samba come a qualcosa di sempre uguale a sè stesso). Ed è la pura realtà. Il Brasile "animato" è un mondo favoloso, scintillante, in cui la "maschera" e il "travestimento" sembrano vivere in ogni momento e in ogni luogo, mentre la giungla si addentra fin quasi nella città, conservandosi rigogliosa e splendente come forse non è mai stata. I pochi appigli alla rappresentazione sociale (il bambino non è altro che una rivisitazione edulcorata dei ninos de rua, ma nulla è la critica ad un fenomeno così gravoso) sono quasi fuorvianti. In fin dei conti, la bellezza di "Rio", così funzionale alla storia, alla freschezza del film, è un'utopia in cui la realtà è assente, occidentalizzata, resa docile docile, quasi comica, da spot turistico che richiama famiglie. Per questo, al di là di una caratterizzazione dei singoli personaggi-pennuti abbastanza definita e innovativa (sottolineo che la forza psicologica dei caratteri si perde via via durante avventure che hanno una funzionalità solamente scenica e magari da legare direttamente alla volontà di un adeguamento non fittizzio alla terza-dimensione), quello che manca a "Rio" è la storia, l'articolazione narrativa, inquadrata in un contesto realistico. "Rio" è tanto bello da vedere, quanto facile facile, in un cammino ovvio a dir poco, in cui gli umani sono stereotipi puri, mentre i pennuti e le specie di animali sono usate anche con un valore artistico eccedente (penso all'evitabilissimo momento musical). Per questo, la scelta dei "luoghi comuni" cittadini, come il Carnevale, è tanto spettacolare quanto arbitrario, o comunque poco legato alla storia in sè, quasi un abbellimento, uno dei tanti, che possano colpire l'immaginario collettivo. Il problema, come detto, non sono i clichè, ma l'utilizzo degli stessi senza una funzione narrativa precisa e in presenza di una decontestualizzazione quasi offensiva nei confronti della realtà. Anche in un film di animazione. Una visione famigliare è più che sostenibile anche per i grandi.
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