Apologia di reato by Anna Russo
My rating: 5 of 5 stars
Non è certo un paziente facile quello che si trova in un letto d’ospedale a seguito di un tentato omicidio subito da parte della sua vicina di casa, Juliet, con la quale il nostro non eroe ha avuto rapporti più che cordiali fino a qualche tempo prima. Ma il nostro è un misogino di prima categoria. Sposato e divorziato tre e con tre figlie che non lo vogliono vedere, tranne quando si trovano ad aver bisogno di soldi, si trova per tutta la durata di “Apologia di reato“, a conversare, non sempre, anzi quasi mai, amabilmente con un’infermiera la quale è lì per monitorare il suo stato emotivo e mentale. Da notare che in tutto il romanzo breve l’autrice non fornisce mai nè il nome del paziente nè quello dell’infermiera. L’unico nome che troviamo tra le neanche cento pagine, una più avvincente dell’altra, che compongono “Apologia di reato” è quello della vicina, mancata assassina, Juliet.
La storia si regge magistralmente su un botta e risposta tra i due protagonisti principali che permette al lettore di esplorare i meandri della personalità dell’uomo fresco di risveglio e di apprezzarne l’avversione, in certi casi l’odio aperto e puro, verso le donne. L’infermiera però non è lì a vestire i panni della semplice ascoltatrice e reporter delle farneticazioni del proprio assistito. No! L’infermiera risponde colpo su colpo, a volte col silenzio altre con uscite che spiazzano il proprio assistito come, ad esempio, quando all’inizio della conversazione gli dice che aveva già avuto modo di annotare parecchie cose interessanti nel corso della settimana precedente, periodo lungo il quale, evidentemente, l’uomo era in una sorta di stato di coma farmacologico. Un racconto che si snoda battuta dopo battuta fino a raggiungere l’apice nel finale. Un finale sorprendente e per nulla scontato.
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