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E' stata una sorpresa. Una di quelle sorprese che sono difficilmente ripetibili. E' un film in cui il Natale, è insieme sfondo e protagonista. Perchè, a differenza del pensiero del regista, che sembra del tutto svincolare dalla tematica natalizia, il film ha una coraltà e una solennità religiosa, o meglio, panica, unificante, che riesce ad abbracciare ogni forma di religione, creando, come nel caso dell'amicizia-cotta tra i due bambini di diversa confessione, un tipo di comunanza non spirituale, ma umana. E il regista, che forse ricorderete per l'esperienza, decisamente controversa, in termini di riuscita, Bukowskiana di "Factotum", è sintetico e deciso a cogliere l'essenza strettamente drammaturgica del testo su cui si basa. Per questo le storie, esemplificate e asciugate, si caratterizzano per un assetto che è insieme da interni e teatrale, con le scenografie esterne che sembrano essere costruzioni di stampo realista, ma che di realista hanno poco, giacchè sono avvolte da un'atmosfera diafana, che presenta, nel contrasto luce-ombra, tipicamente nordico, un carattere di ambiguità fenomenologica, fino alle inquadrature finali che arrivano alla creazione di un mondo insieme reale e cinematografico a sè stante. Ancora, Hamer mostra una forte componente autoriale nel saper cogliere il momento dominante di ogni storia, e a definire un continuo climax narrativo, che una volta esaurito per una storia, subisce un'improvvisa (e inattesa) impennata. Il Natale è parte fondante per il suo carico atmosferico e non simbologico. Per questo, quando il regista afferma che qualsiasi periodo dell'anno sarebbe potuto andar bene per le sue storie, compie, per chi vi scrive, uno sbaglio. E' l'atmosfera Natalizia (più che il significato, che non è universale) a determinare la necessità, in un modo o nell'altro, di cambiare la propria vita. (E tutti i personaggi cambiano in un modo o nell'altro, il loro modo di vivere, nell'arco del tempo brevissimo e denso della Vigilia). Si tratta quella sensazione di tribolazione e mancanza che accomuna e che porta a compiere delle scelte, a voltare pagina. E il Natale ha un carico fortissimo. Le storie, singolarmente, avrebbero potuto essere ambientate in ogni contesto temporale. Ma è solo la simultaneità, in un momento di sconforto e di malinconia comune, tipicamente Natalizio, per molti versi, ad accrescere la componente, importantissima per il film, drammaturgica. Mi viene in mente una sequenza che ha un tocco banale ma efficace, ovvero il procedere veloce in Chiesa di un'amante verso il banco in cui siede la moglie del suo uomo. Hamer mostra un elemento inequivocabile, la presenza di una medesima sciarpa, e poi allarga fino a inquadrare nel complesso un uomo rosso in viso, in evidente stato di agitazione. Una pura banalità, da commedia per molti versi, ricondotta su un piano drammatico e che ha tutta l'efficacia del messaggio filmico ed è inscindibile dall'inquadramento in una situazione natalizia (la funzione serale della Vigilia). "Tornando a casa per Natale" è un breve compendio, a modo di suo, di stralci di vita.
In Uscita il 3 Dicembre.
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