Magazine Diario personale
In realtà è stato più semplice del previsto. Sebbene abbia qualche difficoltà a collocarli in ordine temporale, mi ricordo perfettamente i libri più rappresentativi di quando ero bambina. Libri che, in bene o in male mi sono rimasti dentro, e che probabilmente hanno gettato le basi per la lettrice che sono oggi.
I primi libri letti credo che per tutti siano quelli di fiabe. Quelli che all'inizio ci leggevano i nostri genitori (o i fratelli e le sorelle maggiori, se ne avete) e che poi piano piano, vuoi perché abbiamo imparato a leggere o perché li abbiamo imparati a memoria, siamo riusciti a leggere da soli. Io me ne ricordo bene due. Il primo è un librone dalla copertina verde bosco, con le illustrazioni che, indipendentemente dalla storia, rappresentavano i personaggi sempre in forma di bambini e sempre particolarmente tondi. Lo avevano regalato un anno per l'Epifania a mio fratello (se non ricordo male lo stesso anno in cui io avevo ricevuto la lavagna con le letterine magnetiche), ma essendo tanto vicini di età era un regalo che valeva per entrambi. Il secondo che mi ricordo invece era in inglese. Credo lo avesse portato dall'America mio padre, di ritorno da uno dei suoi tanti viaggi. Ad ogni lettera dell'alfabeto erano associate delle parole che con essa iniziavano e dei disegni di animali in pose strampalate. E non ci capivo assolutamente nulla, ovviamente.
Il primo libro che ho letto interamente da sola è stato Pollyanna di Eleanor H. Porter. E l'ho odiato. Davvero, era stata una vera e propria tortura e mi ero molto arrabbiata con i miei genitori che mi avevano imposto di leggerlo perché "è ora che inizi a leggere qualcosa!" (che lungimiranza, i miei!). Non riuscivo davvero ad andare avanti e il fatto di aver visto il cartone, anziché facilitarmi il compito, me lo rendeva ancora più ostico (nella mia mente di bambina devo aver pensato qualcosa tipo "ma se ho già visto il cartone, perché devo leggere anche il libro?"... un ragionamento che suona famigliare anche oggi). Credo di averci messo almeno tre mesi, di aver saltato parecchie pagine e di aver rinfacciato ai miei questa tortura per anni. Ovviamente dopo quello mi sono tenuta ben lontana da tutti i libri per ragazzi che avevo in casa (e ne avevo tanti, di quella collana della Valentina edizioni con la copertina blu), soprattutto se le protagoniste erano bambine ("Mamma, papà, col cavolo che leggo Piccole Donne!"). A salvarmi è arrivato, per fortuna, "Il giornalino di Giamburrasca" di Vamba. Quel piccolo teppista era il mio idolo. Un po' diseducativo forse, ma quanto ho riso per le sue marachelle!
Di quel periodo (siamo intorno alla seconda-terza elementare credo) me ne ricordo poi altri due, che invece ho amato tantissimo. Il primo è "Il detective Warton" di Russel E. Erikson della serie del Battello a Vapore. Me lo aveva regalato un mio compagno di giochi di quando ero bambina per un compleanno e racconta la storia di un piccolo rospo che si improvvisa investigatore, con l'aiuto di un topolino di campagna, per recuperare l'orologio che una cornacchia a rubato a suo nonno. Un vero capolavoro che credo di aver letto almeno tre volte. Il secondo invece è la versione ridotta di "Tre uomini in barca" di Jerome K. Jerome, in un'edizione per bambini, ricca di immagini e, soprattutto, profumatissima, che ogni tanto apro ancora oggi quando ho voglia di tornare bambina.
Da li poi è partita la fase Roald Dahl, di cui penso di aver letto tutto. "La fabbrica di cioccolato", "Matilda", "Il GGG", "Gli Sporcelli", "Le streghe". Un autore che ancora oggi amo tantissimo e che secondo me tutti i bambini dovrebbero leggere.
Il primo libro "da grandi" che ho letto è stato invece "Il diario di Anna Frank". Ho un vago ricordo del momento esatto in cui me l'avevano comprato e delle reticenze di mio padre all'acquisto perché temeva non fossi ancora abbastanza grande. Però lo volevo leggere a tutti i costi e alla fine ero riuscita a convincerlo. Non credo di aver capito bene il suo vero significato alla prima lettura: per me era solo la storia di una ragazza che doveva vivere nascosta e a cui piaceva scrivere. Poi, con il tempo ovviamente tutto è diventato più chiaro. Sempre del periodo delle elementari ci sono poi tutti quei libri che prendevo in prestito nella piccola biblioteca che avevamo creato in classe: la saga di Vampiretto, Cipì, qualche Piccolo Brivido.
Nel passaggio tra elementari e medie, anche se non so bene in che ordine, colloco poi "Alla ricerca del tesoro scomparso" di Bianca Pitzorno, regalatomi dallo stesso amico che mi aveva regalato "Il detective Warton", e i primi approcci con la trilogia "I nostri antenati" di Italo Calvino, che tanto ho nel cuore ancora oggi.
Per arrivare ai primi libri "da grandi", bisogna aspettare le vacanze estive tra la seconda e la terza media, quando la nostra fantastica professoressa di italiano (quando la adoravo!) ci ha commissionato la lettura di cinque romanzi classici della storia della letteratura italiana: "i Malavoglia" di Giovanni Verga, "Una donna" di Sibilla Aleramo, "Metello" di Vasco Pratolini, "Il fu Mattia Pascal" di Pirandello e... e... il quinto porca miseria non me lo ricordo. In ogni caso, so che solitamente i libri che vengono "propinati" nelle scuole di solito non vengono apprezzati dai poveri studenti. Eppure, escluso "Una donna" della Aleramo, li ho amati tutti tantissimo. E da allora li ho riletti più e più volte (Metello l'ho inserito anche nella tesina della maturità). Credo che sia proprio da quell'estate che sono diventata una lettrice così instancabile (per intenderci, la mia tessera della biblioteca è proprio di quegli anni), leggendo praticamente di tutto. Ho attraversato la fase Nicholas Sparks, la fase Stephen King, la fase Agatha Christie e quella di Harry Potter (ero già al liceo). Le mie letture sono cresciute e si sono delineate insieme a me, ponendo in qualche modo le basi per quello che leggo ora.
Insomma, cara Pollyanna, alla fine ho vinto io!
E voi, vi ricordate qual è stato il primo libro che avete letto?
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