5 NOVEMBRE -Era necessario dare risposte alla critica, ma risposte non ci sono state. Il Cagliari con la sconfitta di Verona per due reti a uno (Toni, Jankovic e Conti), la terza pesante nel giro di una settimana, ha imboccato drasticamente la via della crisi. Eppure qualcosa di positivo alla vigilia era sembrato muoversi, le rassicurazioni del presidente Cellino, deciso più che mai a confermare Diego Lopez, avevano dato un po’ di tranquillità a tutto il gruppo. Tuttavia, questo non è bastato.
I rossoblù sono scesi in campo al Bentegodi con il 4–3-2–1, dopo aver bocciato il catastrofico 4-2-3-1 di mercoledì scorso, facendo fronte a diverse assenze. In difesa fuori lo squalificato Murru e il terzino Perico, per non rischiare Pisano l’allenatore uruguaiano ha dato spazio a Rossettini a destra e ad Avelar a sinistra. Sulla mediana si è rivisto Dessena e in attacco, al fianco di Sau, Nenè ha preso il posto di un abbacchiato Pinilla, entrambi sostenuti dietro da Cabrera, dato l’infortunio last minute di Cossu.
Anche il Verona è stato costretto a fronteggiare qualche defezione importante, in primis quella di Gomez, sostituito da un buon Iturbe schierato nel consueto tridente con Toni e Jankovic, quest’ultimo al posto di Martinho. Nelle fila della difesa fuori Moras e dentro l’ex della partita Alessandro Agostini: è ancora fresco il ricordo di 8 stagioni e mezzo in Sardegna e della sua fascia da capitano rossoblù.
Che fosse una partita mostruosamente difficile, nessuno aveva dubbi. La buona partenza dei locali e il tifo decisamente ostile hanno confermato la tesi. Ma se in area di rigore viene lasciato indisturbato da due ingenui Ariaudo e Rossettini un esperto Luca Toni, allora ci si dà da soli la zappa sui piedi e non ci sono attenuanti che tengano. Gli errori si pagano coscienziosamente.
Se però si vuole spezzare una lancia, o forse più, in favore dei sardi, è giusto dire che il Cagliari, subìto il goal, non è rimasto a guardare. La squadra, sebbene abbia corso poco, ha espresso il suo gioco, Nainggolan ha punzecchiato frequentemente il portiere Rafael e Cabrera ha dimostrato di avere una buona visione di gioco con il suoi lanci lunghi e precisi alla ricerca del miracolo: costruire il gioco per un attacco quasi morto. Nenè non è stato pervenuto e Sau - proprio il giorno del suo ventiseiesimo compleanno – è stato stroncato da un lieve infortunio che l’ha obbligato a uscire e lasciare il posto a Ibarbo.
E il Verona? La squadra di Mandorlini non è stata superiore o strabordante. È stata con molta semplicità una squadra attenta e intelligente, non ha sprecato energie e con i suoi uomini cardine – come Romulo, Iturbe o Hallfredsson – ha saputo colpire i punti deboli degli avversari. Il goal di Bosko Jankovic (uscito immediatamente dopo senza un perché) è stato un gioiello di geometria calcistica, viziato però da un Rossettini fuori posizione. La loro sua posizione di classifica non è frutto del caso. Certamente un po’ di fortuna non è mancata – Cacciatore ne sa qualcosa – e soprattutto non sono mancati gli errori in fase difensiva, tanto che il Cagliari nel finale ha avuto la possibilità di riaprire il match in ben tre nitide occasioni. Il goal della bandiera è arrivato nei minuti finali con il capitano, l’uomo della Provvidenza, che ha raccolto un cross dalla sinistra e ha trafitto il portiere in scivolata. Ora Daniele Conti e tutti i senatori hanno un altro importante compito: guidare la squadra fuori da un tunnel che potrebbe diventare lungo e tortuoso. Rialzarsi e rimboccarsi le maniche.
Ora è questo l’imperativo.
Gianmarco Cossu
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