Lo chiamavano mastino napoletano, per qualche inchiesta. Era tosto e non mollava facilmente la preda. All’epoca viveva sempre in affanno alla ricerca di scoop, al servizio di chi poteva offrirgli una vita sfavillante, soldi e, soprattutto, potere. Una carriera in ascesa. Sì, ma in cambio di cosa? “Scrivevo – racconta – menzogne, solo quello che piaceva a loro, ai potenti”.
Riccardo Rossi, 44 anni, napoletano, era un giornalista affermato. A lungo ha gestito gli uffici stampa di politici, istituzioni, associazioni molto note.
![Riccardo e Aster Riccardo: “Ho trovato la mia Oasi!”](http://m2.paperblog.com/i/177/1775489/riccardo-ho-trovato-la-mia-oasi-L-dCVXkw.jpeg)
Nel 1999 iniziò quello che Riccardo chiama percorso di conversione. “Ero ateo, diventai cristiano. Tante cose in me cominciarono a cambiare. La svolta avvenne quando andai in missione all’estero in Kosovo, in Romania e in pellegrinaggio in Terra Santa. Fu nel viaggio in Romania che conobbi Giuseppe, un ragazzo missionario, che aveva una casa famiglia in Sicilia e che proprio in quei giorni salvò la vita ad un bimbo di strada romeno. Quel gesto mi scosse - ne fui testimone – e tornai in Italia. Decisi che avrei dato una svolta alla mia via e alla mia professione. Cominciarono i problemi. Fui messo da parte senza tanti complimenti e denigrato. Nel contempo ebbi anche un grande dolore familiare. Mio fratello, che aveva problemi di droga, scappò da una comunità terapeutica, senza lasciare traccia. Seguirono momenti di grande dolore. Io, che lo avevo sostenuto, mettendo anche da parte la mia carriera, non sapevo che fine avesse fatto. E’ stato il momento più buio della mia vita. Cacciato dai posti in cui avevo lavorato e senza sapere niente di mio fratello. Caddi in una profonda depressione. Mollai il mondo tante volte vuoto e ipocrita della stampa. Avevo perso quasi tutto. Un giorno mi accorsi, però, che una luce, seppure flebile di speranza, era ancora accesa dentro di me”.
![Riccardo e Patrizia Riccardo: “Ho trovato la mia Oasi!”](http://m2.paperblog.com/i/177/1775489/riccardo-ho-trovato-la-mia-oasi-L-QzLdpm.jpeg)
Dopo un periodo travagliato, Riccardo decise di trasferirsi in Sicilia, nella casa famiglia “Oasi della Divina Provvidenza” http://www.insieme.ct.it/ del ragazzo missionario catanese, conosciuto in Romania. “Piano piano mi ripresi – racconta commosso – Dopo poco arrivò una ragazza che si drogava. Me ne presi cura ed era come se fossi accanto a mio fratello.”
E oggi? “Ora sono le braccia e le gambe di alcuni disabili – dice – sono io che li vesto, li lavo. Ho tante altre incombenze. Siamo più di quaranta nella casa famiglia e stiamo aumentando. Faccio le file negli uffici pubblici, mi occupo dell’accoglienza, di servire a tavola, di aiutare chi non ce la fa nei lavori pesanti. Per sei anni non ho scritto. Il giornalista era morto. Poi, un’ intuizione del mio amico missionario”. Riccardo ha ripreso a scrivere, ma cose diverse, storie di speranza e coraggio e si è impegnato a far nascere percorsi solidali. Ora ha due giornali di buone notizie, uno a Palermo “La Speranza” - solo cartaceo – il notiziario della Missione Speranza e Carità, che è arrivato ad oltre 15 mila copie e “La Gioia”, che è anche nel web https://www.facebook.com/lagioiapage.
“Successivamente sono stato notato dal direttore di Golem Informazione http://www.goleminformazione.it/ – aggiunge – su cui ho una rubrica di buone notizie, scrivo recensioni e articoli. La cosa meravigliosa è che questa idea cresce ogni giorno. Tante persone danno il loro contributo di gioia, di belle notizie e nascono reti di solidarietà. Ogni giorno trovo nuova forza e rinasco.
Ogni giorno aiuto disabili, cambiando loro il pannolino. So che le cose che faccio ora valgono molto di più di mille atti parlamentari. Scrivo di chi ha valori grandi e aiuto chi veramente ha bisogno e non ha nessuno nella vita. Sento di far parte di un progetto d’amore e che i miei sforzi vanno in una direzione importante. Come diceva San Paolo: ‘Sono forte nelle mie fragilità, la mia forza è questa’. Non è stato un percorso semplice, ho sofferto molto, e ancora oggi capitano momenti difficili. Ma ho Aster (in foto), che soffre terribilmente, ma ha sempre una parola buona per tutti. E il sorriso di Nino (in foto), che imbocco e aiuto a vestirsi.
Anche i miei, che agli inizi non riuscivano a capire la mia scelta, ora sono dalla mia parte. E questo mi rende ancora più forte”.
Cinzia Ficco