Riccardo Nuti nuovo capogruppo alla camera del M5S

Creato il 31 maggio 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online

Cambio di linea nel Movimento 5 Stelle: il capogruppo alla camera infatti non sarà più Roberta Lombardi, bensì il palermitano

Riccardo Nuti è il nuovo portavoce alla Camera del Movimento 5 Stelle

Riccardo Nuti, candidato sindaco a Palermo per il Movimento nel maggio del 2012 ed eletto alla camera con le ultime elezioni di febbraio.

Da subito si capisce che Nuti non sarà un cuore tenero. Anzi.
Nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera si mostra subito un buon soldatino a cinque stelle, difendendo la Lombardi, poiché “Gli errori ci stanno: non so se altri avrebbero saputo fare meglio”.
Non mostra alcuno stupore per le parole di grillo su Stefano Rodotà, prima osannato dal movimento e adesso definito da Grillo un “ottuagenario sbrinato dal mausoleo e miracolato dalla rete”.

“Grillo usa il suo linguaggio” dice Nuti “Vi stupite ancora di questo?”
In effetti c’è da chiedersi se questi cambiamenti repentini di opinione non siano solo un sintomo di un’estrema difesa contro tutto e tutti.
“Candideremmo ancora Rodotà al Quirinale. Ci dispiace solo che abbia fatto critiche non avendo un’informazione corretta”.

Nuti parla anche dei dissidenti, che lui però preferisce chiamare “disinformati”. Tommaco Currò e Adriano Zaccagnini, che premono per far diventare il Movimento un vero e proprio partito.
“Non saremmo felici se se ne andasero, perché vorrebbe dire che non hanno capito il partito” dice il nuovo capogruppo alla camera.

Nuti ne ha anche per Milena Gabanelli e il suo servizio su Report sulla Casaleggio e Associati: “Se ci sono gli estremi per una denuncia per diffamazione, provvederemo” dice dopo aver appreso la notizia che Ciampolillo aveva minacciato di prendere provvedimenti contro il programma “Quel servizio era pieno di cavolate. Comunque sia la Gabanelli resta una signora giornalista, mica è da buttare tutto Report”.

Per Nuti, all’interno del Movimento o si rispetta il codice di comportamento oppure si è fuori.
“Noi parliamo una, due, tre volte con loro. Siamo quasi masochisti. Poi se continuano allora addio e amici come prima”.

La sensazione è che, insomma, ogni parere divergente sia da considerare come una minaccia. Regole rigide stringono il Movimento, e i “disinformati” diventano tali in quanto esprimono un’idea diversa su un qualunque argomento.
Un “tutti fuori o tutti dentro”, che mal si sposa, forse, con il concetto di democrazia.

Articolo di Matteo Rinaldi


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