Innanzitutto l'oggetto principale della sua ricerca non è Gesù stesso, quanto la ricostruzione della storia delle comunità cristiane e delle loro relazioni reciproche nel periodo che va dalla morte di Gesù e alla scrittura dei vangeli e degli Atti degli apostoli. La figura di Gesù emerge in relazione a questa ricostruzione, mediate l'attribuzione ad esso delle posizioni autentiche dei suoi primi seguaci. Una descrizione della visione eisenmanniana del Gesù storico sarebbe dunque incomprensibile senza l'esposizione della "preistoria" del Cristianesimo da lui ricostruita.
Va inoltre ricordato come Eisenman sostenga alcune posizioni alquanto "eterodosse" in ambito scientifico. I suoi colleghi rispettano la maggior parte delle sue conclusioni, sia pure non condividendole, ma ne rigettano alcune come eccessivamente spericolate; purtroppo Eisenman è famoso presso il grande pubblico soprattutto per queste ultime, come quelle che collegano Giacomo il Giusto e Paolo di Tarso agli Esseni e in particolare ai Rotoli del Mar Morto. Ma, come dice Peter Kirby, «fortunatamente, le sue identificazioni dei personaggi dei Rotoli del Mar Morto non debbono essere considerate essenziali per le sue tesi».
Metodo e visione
Eisenman ha il merito di attingere a numerose fonti, spesso tralasciate dagli altri studiosi, per verificare la storicità delle narrazioni dei testi del Nuovo Testamento che trattano delle prime comunità cristiane. A fianco degli Atti degli apostoli e delle lettere paoline, in fatti, Eisenman mette «i Rotoli del Mar Morto, come pure le Ricognizioni e le Omelie clementine, le Costituzioni apostoliche, Eusebio, le due Apocalissi di Giacomo di Nag Hammadi, e persino il Testo occidentale degli atti e la versione slavonica delle opere di Giuseppe Flavio» (dalla recensione di Robert Price).
Questo confronto gli permette di vagliare l'affidabilità delle narrazioni canoniche e di gettare luce su una serie di irregolarità e stranezze lì riportate. Robert Price scrive:
La maggior parte di noi si è talvolta interrogata sulla confusione disorientante latente nella strana ridondanza di nomi simili nelle narrazioni del Nuovo Testamento. Com'è possibile che Maria avesse una sorella di nome Maria? C'è qualche differenza tra Giuseppe Barsabba Giusto, Giuda Barsabba Giusto, Gesù Giusto, Tizio Giusto e Giacomo il Giusto? Da dove vengono tutti questi Giacomo e Giuda? Chi sono Simone lo Zelota e Giuda lo Zelota (che compaiono in alcuni manoscritti del NT e in altri documenti cristiani delle origini)? Cleopa e Cleofa sono la stessa persona? Che succede con Gesù ben Anania, Gesù Barabba, Elima bar-Gesù e Gesù Giusto? Cosa significa realmente Boaneres? Nataniele è il soprannome di qualcuno che conosciamo? E così via. La maggior parte di noi si interroga su queste stranezze per un momento, e poi passa avanti. Dopo tutto, quanto potrebbero essere importanti? Eisenman non si muove finché non l'ha capito.Un altro merito di Eisenman è quello di studiare attentamente i testi lucani (Vangelo secondo Luca e Atti degli apostoli) ricostruirne le fonti originali da cui, attraverso un processo di mescolamento e intersezione, i testi sono nati. La premessa fondamentale per l'applicazione di questa tecnica al caso lucano è l'uso da parte di Luca delle opere di Giuseppe Flavio come fonte: si tratta di una premessa che pone Eisenman tra i relativamente pochi studiosi di questi testi che li datano tardivamente, al II secolo.
Il risultato finale della sua analisi verte dunque sull'assunzione che gli scritti del Nuovo Testamento, composti da autori favorevoli ai gentili e ai Romani, raffigurano Gesù come un Messia spirituale e portatore di una morale pacifista, e nascondono la preminenza di Giacomo. Secondo Eisenman, però, tra le pieghe dei vangeli e con l'ausilio delle altre fonti, è possibile riconoscere la posizione di rilievo di Giacomo e dei cosiddetti desposyni, membri della famiglia di Gesù suoi parenti di sangue, quanto meno all'interno della cristianità palestinese. Le ripetizioni, le contraddizioni e le confusioni nelle narrazioni nascerebbero dunque dal tentativo degli autori, vicini alle posizioni paoline, di sminuire il ruolo della parte avversa.
Giacomo, il fratello di Gesù
La figura di Giacomo gioca un ruolo centrale nella ricostruzione di Eisenman, e dunque a questo personaggio misconosciuto è intitolato suo libro più famoso, Giacomo, il fratello di Gesù - Dai Rotoli di Qumran le rivoluzionarie scoperte sulla Chiesa delle origini e il Gesù storico (anche se nell'originale il sottotitolo era «la chiave per aprire i segreti del Cristianesimo delle origini e dei Rotoli del Mar Morto»).
La comunità che a lui faceva riferimento era composta da ebrei che osservavano i comandamenti della Legge, ma che erano al contempo nazionalisti con tendenze insurrezionali. E' infatti noto che alcune fonti attribuiscono alla morte di Giacomo la scintilla che innescò la prima rivolta giudaica (66-70/74), al termine della quale il Tempio di Erode fu distrutto per non essere mai più ricostruito. Fu dopo questo evento nefasto che la posizione di Giacomo e dei desposini si indebolì a favore del Cristianesimo ellenistico di Paolo, maggiormente accettabile dal mondo romano in quanto meno antagonista del potere (almeno rispetto al nazionalismo ebraico dei seguaci di Giacomo).
Come detto, successivamente gli autori dei libri del Nuovo Testamento formularono una versione della storia che minimizzava l'importanza di Giacomo, anche nel tentativo di liberare la figura di Gesù dall'ombra di un fratello così ingombrante. Ma si trovarono con un personaggio pubblico di una certa importanza, citato persino da fonti non cristiane (Giuseppe Flavio); il risultato fu, secondo Eisenman, un pastrocchio di nomi doppi, corrispondenti a figure relative alla stessa persona. Come scrive Peter Kirby:
Per rimuovere l'associazione di Giacomo il Giusto con suo fratello Gesù, i Vangeli lo divisero in due: da una parte, la famiglia di Gesù, incluso Giacomo, pensa che Gesù sia matto; dall'altra parte, Giacomo il figlio di Zebedeo è un membro del trio Giacomo, Pietro e Giovanni citato dai Vangeli. Eppure questa finzione è scoperta quando si leggono le prime lettere di Paolo, in cui il trio è composto da Giacomo il fratello del Signore, Pietro e Giovanni - che strana coincidenza, che tanti studiosi assumono per vera, che un Giacomo figlio di Zebedeo sia morto solo per essere convenientemente rimpiazzato da un altro Giacomo, il fratello di Gesù! Eppure, Eisenman sostiene, i Vangeli e Atti sono pieni di questo tipo di disinformazione progettata per oscurare l'importanza del partito di Giacomo e per addomesticare il Cristianesimo a consumo dei gentili.Un'altra duplicazione volta a diminuire la presenza di Giacomo sulla scena del Cristianesimo delle origini è quella che diede origine a:
Giacomo figlio di "Alfeo", il cui nome Papia sostiene essere intercambiabile con "Cleofa", che casualmente è il padre di Simeone, successore di Giacomo come vescovo di Gerusalemme e al tempo stesso suo fratello. E infine sia Giacomo il figlio di Alfeo sia Giacomo figlio di Zebedeo sostituiscono Giacomo il Giusto nel circolo dei discepoli. Nel frattempo, Tommaso si sottopose ad una mitosi simile in Giuda di Giacomo, Taddeo, Teuda (=Taddeo + Giuda), Lebbeo e Giuda Iscariota. Simone lo Zelota è Simone bar Cleofa e potrebbe anche essere Simone Cefa.Il processo di scomposizione delle fonti (in particolare lucane) e il loro confronto con altri testi della letteratura sub-apostolica ha permesso ad Eisenman di ricostruire i seguenti dettagli della vita di Giacomo.
Compatibilmente con diverse fonti cristiane antiche, Giacomo divenne vescovo di Gerusalemme per ordine di Gesù; Luca rielabora la storia e la trasforma nella successione di Mattia a Giuda Iscariota come membro del collegio apostolico, in cui giunge secondo un certo "Giuseppe Barsabba detto Giusto".
Giacomo fu assalito da Saulo sulla gradinata del Tempio e, in un'altra occasione, fu lapidato dai farisei. Questi due episodi sono mischiati in quello della morte di Stefano, il cui nome significa "corona", un riferimento alla corona del martirio e alla corona di capelli lunghi portata dai nazirei come Giacomo.
Da Giacomo a Gesù
Nella storia della morte di Giacomo narrata da Egesippo (e conservatasi attraverso Eusebio), Giacomo è chiamato dal Sommo Sacerdote a calmare la folla radunatasi in occasione della parasceve e che inneggiava a Gesù; Giacomo, invece, invocò Gesù come Figlio dell'Uomo, e fu ucciso dai sacerdoti. Eisenman ricostruisce la versione originale della storia, in cui Giacomo alimentava l'attesa messianica (non di Gesù) della folla: infatti come avrebbero potuto i sacerdoti chiamare a sedare la folla di cristiani proprio il capo dei cristiani? Essi lo conoscevano e lo stimavano come ebreo ortodosso, che giunse persino a celebrare alcuni riti nel Tempio.
Giacomo emerge dalla ricostruzione come un ebreo devoto, che prese i voti nazirei di castità e le relative, pesanti regole di purezza; si tratta di una figura religiosa di spicco e assolutamente autonoma da Gesù, suo fratello, che però ne avrebbe ispirato l'insegnamento, a sua volta derivato da quello di Giovanni Battista. Il Gesù storico perderebbe dunque tutti i connotati filo-romani, ellenizzanti e pacifistici che compaiono nella narrazione evangelica - in cui sarebbero stati introdotti proprio per distanziare la nuova religione dal nazionalismo ebraico -, oltre che, ovviamente, le pretese messianiche.
Le principali pubblicazioni di Eisenman sono: I manoscritti segreti di Qumran, Piemme, 2006; Giacomo, il fratello di Gesù. Dai Rotoli di Qumran le rivoluzionarie scoperte sulla Chiesa delle origini e il Gesù storico, Piemme, 2007; Codice Gesù. I manoscritti segreti di Qumran smascherano le manipolazioni e le falsificazioni dei Vangeli, Piemme, 2008; Il codice del Nuovo Testamento. I rotoli di Qumran e il Vangelo di Giuda smascherano le falsificazioni sul Gesù storico, Piemme, 2009.
La foto di Eisenman è di Sasha Eisenman (Courtesy Sasha Eisenman) [pubblico dominio], da Wikimedia Commons.