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Ricerca di lavoro in Italia – Parte VI: Addetto comunicazione e marketing, ma vago però!

Creato il 26 febbraio 2014 da Nataliaamepiaceilsud

Metti una sera di febbraio in cui invii la solita dozzina di curricula.

Metti che la mattina dopo ti svegli la telefonata della segretaria di una delle aziende a cui hai inviato la tua candidatura che ti informa che sei stata selezionata per un colloquio, a Firenze.

Ti butta lì due parole: «comunicazione e marketing». Le cogli e dici «ok!». Fissi l’appuntamento per l’indomani ma prima di riattaccare le chiedi conferma: «Si tratta di un’azienda di comunicazione, vero?» La conferma è vaga, ma immediata. Ti convince.

Ti alzi in tutta fretta. Cerchi prima di tutto il treno. Sei lì, lì per prenotarlo ma poi pensi: «Aspè! Fammi dare prima un’occhiata all’azienda. Così, per scrupolo».Ti metti e fai una ricerca su internet. Parti dall’email che ti hanno inviato per invitarti al colloquio e capisci subito che la tizia simpatica e carina che ti ha chiamato, con la sua gentilezza stava coprendo in realtà la sua ignoranza. Non conosceva, infatti, la tizia, la posizione per cui ti stava chiamando. Ma ti eri appena svegliata e non ci hai fatto caso neanche tu.

Allora ricerchi l’annuncio al quale hai risposto e vedi che anche quello è un pò vago, ma di questi tempi manderesti il tuo CV anche a Belzebù (che poi si scrive Beelzebub) e non ti fai troppi problemi.

Partendo dalla posizione ricercata “Addetto comunicazione e marketing” e dal nome dell’azienda, che sono gli unici due dati certi che hai, decidi, prima di premere il tasto “Acquista biglietto”, di fare una breve ricerca.

E’ così che ti imbatti in un sito (quello dell’azienda in questione) pieno di “fuffa” per rimanere in ambito fiorentino. Non si capisce bene cosa facciano. Non si capisce bene quali siano i loro clienti. Non si capisce bene se sappiano di cosa stanno parlando.

Ti incuriosci allora e vai a cercare commenti sull’azienda e sui colloqui. Ti si apre un mondo di pagine di social network e forum di discussione in cui capisci che esitare un attimo prima di premere il famoso tasto “Acquista biglietto” è stata davvero la decisione più saggia che potessi prendere.

Non si contano infatti i commenti di ragazzi che si sono presentati a quel famoso colloquio per trovarsi in una situazione che di professionale ha davvero poco. Location un pò ambigua, musica a tutto volume all’entrata, il solito modulo da riempire in cui parli di te, a dimostrazione che il tuo CV non lo hanno neanche aperto. Infine, la cosa più odiosa: il tizio, giovincello e piacente (magari non a te, ma a se stesso piace tantissimo) che ti riceve e ti spara lì la solita, interminabile, scassapalle, manfrina sull’azienda, sulla loro straordinaria capacità di cogliere le esigenze di clienti e impiegati, sulle stratosferiche possibilità di crescita che ti offrono e sui guadagni impensabili che ne tireresti fuori. Per fare che? Quello resta in sospeso. Non possono d’altronde svelarti al primo appuntamento il segreto del loro successo.

Comunque, per ulteriore scrupolo, prima di “abbandonare” la pagina “Acquista biglietto,” fai un ultimo, disperato gesto. La telefonata alla tizia carina che ti aveva contattato meno di un’ora prima.

Le chiedi se può darti qualche informazione in più perchè stai per acquistare questo cavolo di biglietto, ma non ti vuoi ritrovare a dover rimpiangere di aver buttato via ‘sti 40 euro. La tizia, sembra non riconoscerti. Le spieghi che ti ha contattato lei poco prima e che hai solo bisogno di capire per quale posizione sei stata contattata. Ti dice che non lo sa. Le dici che per te è importante saperlo perchè non hai nessuna intenzione di spendere soldi per sentirti proporre una posizione di venditore porta a porta o rappresentante di materassi in giro per l’Italia. Ti dice, sempre più seccata, che non lo sa. Le chiedi allora di informarsi e ti risponde che non può. Le spieghi che, come lei sa bene, visto che ti ha contattato sapendo che abiti a Roma, per te, che sei praticamente disoccupata, spendere quei 40 euro non è proprio l’ideale se ad aspettarti non c’è una possibilità di lavoro seria. La tizia si difende. La incalzi con le domande. Lei si ritrae, si innervosisce. Arriva a dire che non le importa niente se, come le suggerisco, su internet si dicono cose spiacevoli sulla sua azienda.

«Si figuri a me», la saluto.

I ringraziamenti vanno quindi oggi alla Inter Italia per avermi fornito l’ispirazione per un nuovo pietoso e spietato capitolo della serie “Ricerca di lavoro in Italia”.


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