Perché la scienza moderna si è sviluppata solo nell’Occidente cristiano e non in Cina, India, Grecia o l’Islam? Guiomar Ruiz, docente di física e matematica applicata presso la Escuela de Ingeniería Aeronáutica al Politecnico di Madrid è una delle curatrice della mostra esposta nella Sala Convegni della Casa de Campo di Madid, la quale prendendo spunto dal libro del fisico inglese Peter Hodgson sull’origine cristiana della scienza (cfr. Euresis 2005), documenta la tesi secondo cui il metodo scientifico moderno non è nato nel XVI secolo con Galileo (devoto cattolico, prima e dopo la scomunica), ma nel medioevo cristiano, con un boom di creatività e tecnica teorica a partire dai secoli XII e XIII.
La scienziata spiega a La Razon che è non è affatto casuale questo feeling tra scienza e cristianesimo, anche perché «la Genesi dice che il mondo è buono e quindi vale la pena conoscerlo. Non è un mondo assurdo e caotico: è comprensibile, è fatto per essere studiato. Nella Genesi Dio ordinò all’uomo di dominare il mondo, rendendolo conoscibile alla mente. Come disse Aristotele, il nostro non era l’unico mondo possibile, ma è stato qualcosa che Dio ha creato liberamente. La sua stessa struttura incoraggia la scienza sperimentale. La concezione del tempo giudaico-cristiana è lineare e non ciclica come in Oriente: è quindi possibile fare dei progressi, migliorare. I medioevali volevano cambiare il mondo». Le Università e le scuole del XII° secolo, nate in ambito religioso, erano veri e propri laboratori di idee, dove tutto veniva discusso.
La Ruiz cita i grandi scienziati di allora, il vescovo Nicola d’Oresme e Roberto Grossatesta, Giordano Nemorario e Giovanni Buridano. Loro sono i veri invetori del metodo scientifico. Non regge lo slogan della religione contro la sicenza: «è contrastato dai fatti», afferma la ricercatrice spagnola. Invitiamo ad approfondire l’origine della scienza alla pagina: “L’origine della scienza è nel cristianesimo”.