Passata dai 30 gradi dello Yucatán in Messico ai -3 della mia Old Town statunitense, ho cominciato a coprirmi di strati pelosi già scendendo dall'aereo: le hostess hanno capito subito che sono una straniera in America, assistendo alla progressiva operazione di copertura con maglione, sciarpa e cappello di lana già al momento dell'atterraggio.
In effetti gli Americani, Dio li benedica, riescono a stare in calzoncini per strada anche quando il gelo forma stalattiti che penzolano dai nasi.
Il volo di ritorno è stato utile per finire di leggere il secondo libro che avevo portato in viaggio, per celebrare l'esplorazione del Messico anche con la letteratura nazionale: dopo Carlos Fuentes, è stata la volta della Esquivel. Il suo "come acqua per il cioccolato" si riferisce a un'espressione comune in Messico: qui la cioccolata calda viene spesso fatta con acqua invece che con latte, lasciando cadere le gocce di cioccolato nell'acqua quando bolle. L'espressione popolare in effetti descrive uno stato di passione, eccitazione sessuale o rabbia: in altre parole, quello che noi diremmo in italiano "ribollire del sangue nelle vene". Può anche significare che qualcosa è "perfetto" per qualcos'altro, proprio come acqua e gocce di cioccolato si fondono insieme e danno luogo a una buonissima cioccolata calda.
Cioccolata calda a San Cristóbal de Las Casas, Messico
Il romanzo della Esquivel è un mix di ingredienti e ricette relativi sia al cibo che all'amore. Con un pizzico di magia e follia che fanno parte della creatività.
Dal momento che sia il cibo che l'amore mi appassionano e ritengo si prestino facilmente all'espressione della nostra creatività, meglio ancora poi se combinati con una lettura in lingua originale e un viaggio nei luoghi in cui le storie sono ambientate, questo post è dedicato a una riflessione sui sensi.
Ovviamente, lo yoga non può non fornire un ottimo spunto di gestione dell'argomento. Letteralmente, di-gestione: quando si tratta di assaggiare e gustare, di lasciarsi tentare e godere delle voluttà che questa meravigliosa vita ci offre, inevitabilmente ci troviamo poi a dover processare l'accaduto.
Che si tratti di peccati di gola o relazionali, il solo fatto di chiamarli "peccati" induce a sensi di colpa, rimorsi, giudizi. Tutta roba difficile da digerire.
Non si parla di peccato in questo blog, per il semplice motivo che chi scrive non trova che la parola "peccato" sia neutrale, bensì il risultato di un lavaggio del cervello, lì dove invece non c'è niente di sporco se non il proprio subconscio, sovraccaricato - poveretto - da tutte le nostre paure, frustrazioni e giudizi che rivolgiamo verso noi stessi.
Per essere felici basta essere coerenti con se stessi, accettarsi e volersi bene, perdonarsi e vivere ogni momento con gratitudine. Il buon senso e la saggezza si possono applicare in qualunque cosa, dalla cucina (dove se si esagera con le dosi, così come se si lesinano gli ingredienti per insaporire, i risultati sono scadenti) alle relazioni (che possono essere sane se si hanno equilibrio, autostima e consapevolezza, oppure malate se invece queste cose scarseggiano).
In ogni caso in Sicilia c'è un detto: peccato cu' mori, peccato chi muore, per dire che solo la morte è una vera perdita. Per tutto il resto, niente è perduto, soprattutto quando si tratta di chili (che, finita la dieta, basta poco per rimettere su) e d'amore.
Yogi e yogini lo sanno bene: non c'è perdita e guadagno. Sono invenzioni della nostra mente.
La neutralità che in questo blog è tanto reclamata non significa essere privi di emozioni o avere una vita insipida e insapore. Tutt'altro. Una mente neutrale ci consente di sapere esattamente quali sono gli ingredienti giusti, la quantità perfetta, la temperatura che ci serve per essere cotti a puntino. Innamorati della vita, con tutti i sensi, e consapevoli di come preservare intatta la nostra integralità. Per nutrire meglio la nostra anima. Ed essere perfetti così come siamo, nella nostra imperfezione umana: come l'acqua per il cioccolato.
Ecco perché l'alimentazione e il cibo sono parti fondamentali dell'esperienza: i sensi ci permettono di odorare e gustare il cibo, vederlo nei suoi colori brillanti e naturali, toccarlo mentre lo prepariamo, magari associare ricordi piacevoli quando sentiamo nell'altra stanza armeggiare qualcuno con stoviglie e fornelli.
Quando ci accostiamo al cibo con consapevolezza, prendendoci cura e rispettando il nostro corpo quale tempio della nostra anima, la nostra salute ne trae beneficio.
Golden Milk
Ricetta per scaldare il cuore in queste fredde giornate invernali: Golden Milk, il latte dorato.
Questa ricetta si deve a Yogi Bhajan, maestro di kundalini yoga, e potete trovarla su "Foods for Health & Healing", KRI Publications.
Oltre ad essere una deliziosa bevanda, gli ingredienti che la costituiscono sono ottimi per le ossa e le articolazioni, per sciogliere i depositi di calcio e quindi prevenire l'osteoporosi. La curcuma, in particolare, oltre ad essere un ottimo "lubrificante" per mantenere le articolazioni flessibili (ricetta perfetta per ogni praticante di yoga!) è eccellente anche per la pelle e le mucose, specialmente gli organi di riproduzione femminili.
Ingredienti:
2 cucchiai di olio di mandorle dolci spremuto a freddo
la punta di un cucchiaino di curcuma
4 cucchiai d'acqua
1/4 di litro di latte
miele q.b. per dolcificare
Bollire la curcuma nell'acqua fino a formare una pasta densa. Se si prosciuga troppa acqua, aggiungerne un pochino.
Nel frattempo scaldare il latte con i due cucchiai di olio di mandorle: appena il latte comincia a bollire, togliere immediatamente dal fuoco.
Unire il latte alla pasta di curcuma e mescolare: il latte assumerà un caratteristico colore dorato.
Aggiungere miele quanto basta per dolcificare.
Tocco finale, facoltativo ma dalla sottoscritta fortemente consigliato: mettere il liquido nel frullatore e frullare circa un minuto fino a ottenere una spuma e servire con una spruzzata di cannella.
Chiudere gli occhi e lasciarsi riscaldare dalla sensuale cannella e la morbida spuma dorata, amandosi molto.