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Ricette del cuore: suggestioni d'oriente

Creato il 10 maggio 2012 da Francy
Vi piacerebbe qualche idea sfiziosa per la FESTA DELLA MAMMA? Anche se le mamme sietre voi e praticamente vi fate un auto regalo? Ci viene in aiuto Lily con due sue ricette davvero invitanti! AUGURI A TUTTE LE MAMME!
Suggestioni d’oriente
Un’antica leggenda indiana racconta che un giorno il dio Shiva creò una bellissima vergine e la chiamò Retna Dumilla, che significa “gioiello splendente”. Se ne innamorò perdutamente e la chiese in moglie ma lei continuava a rifiutare la sua corte, allora il dio si rivolse al consiglio degli dei che approvò l’unione.Costretta ad accettare, la fanciulla pose ancora una condizione: avrebbe acconsentito a celebrare le nozze quando il promesso sposo  avesse creato  un cibo da poter mangiare ogni giorno, senza stancarsene mai.Confidando nei suoi poteri, Shiva accettò ma si accorse ben presto di essere stato abilmente giocato, perché nessun piatto riusciva mai a soddisfare la ragazza; allora, pazzo d’ira e di desiderio, la prese con la forza. Per il dolore, Retna Dumilla si suicidò.Dopo quaranta giorni, di notte, sulla sua tomba comparvero delle piccole luci che al mattino si trasformarono in tanti germogli. Commosso, Shiva diede a quelle pianticelle il nome di Pari (riso).La pianta, in cui l’anima della ragazza si era reincarnata, avrebbe dato agli uomini l'alimento che Retna Dumilla aveva richiesto, un cibo raffinato che si potesse mangiare ogni giorno.
Fin qui la leggenda, ma la storia del riso si perde anch’essa nella notte dei tempi: in Estremo Oriente sono state ritrovate tracce della sua presenza risalenti addirittura al Neolitico.In Cina, Vietnam, Thailandia, tra le immense distese d'acqua che ne videro l'origine e la crescita, ogni aspetto della vita, da quello religioso a quello militare e politico, era permeato da questa preziosa graminacea che non è semplicemente un cibo ma anche una cultura, un modo di vivere per tanti popoli.L’aspetto sacrale  è ancora oggi piuttosto sentito in Indonesia, dove ci sono sacerdoti  che stabiliscono i giorni e le ore più idonei per iniziare le fasi della coltivazione.Il riso si diffuse in Occidente soltanto dopo millenni, approdando dapprima in Mesopotamia, poi in Egitto e infine in Europa, portato dagli Arabi che ne furono grandi divulgatori.Era già conosciuto nel mondo romano, anche se fino al Medioevo fu usato quasi solo in medicina o nella cosmesi. I Latini lo chiamarono Oryza, nome che Linneo ha poi conservato nella sua classificazione botanica.Piccole coltivazioni esistevano negli orti dei monasteri sempre come pianta medicinale.Per assistere alla nascita di un’agricoltura risicola italiana bisogna attendere la fine del Quattrocento, quando, nella Bassa milanese, gli Sforza diedero l'avvio a una coltivazione stabile e proficua, sfruttando le caratteristiche idriche e climatiche del territorio.Col tempo, la coltura si estese anche al Piemonte, osteggiata dagli abitanti delle città che vedevano nelle risaie la causa della malaria, tuttavia il suo successo fu inarrestabile grazie anche alla resa elevata che assicurava alti guadagni.Il boom della produzione si ebbe nell’Ottocento e ancora oggi l’Italia rimane il maggior produttore europeo.
Fra tutti i cereali, il riso è quello più completo e facilmente digeribile: 100 g forniscono 350 chilocalorie con un notevole apporto di fibre, vitamine e sali minerali.Il riso integrale è da preferire a quello bianco perché contiene il doppio di fosforo, manganese e ferro, e quantità nettamente superiori di vitamine del gruppo B.Leggero e versatile, costituisce la base dell’alimentazione per numerosi popoli e trova molteplici impieghi in cucina, dai primi ai dolci, senza dimenticare contorni, ripieni e piatti unici.Nel mondo esistono migliaia di varietà differenti e certamente non si possono menzionarle tutte, però ce ne sono alcune davvero particolari.Il riso Venere, ad esempio, è unico nel suo genere, naturalmente nero, sprigiona durante la cottura un caratteristico profumo di legno di sandalo e di pane appena sfornato. Originario della Cina dov’era conosciuto come il “riso proibito”, in quanto il suo consumo era riservato esclusivamente all’Imperatore in virtù delle sue proprietà nutritive e afrodisiache, contiene quantità elevate di sali minerali come magnesio, fosforo e selenio che hanno un’azione benefica sull’organismo.Il Basmati che in Hindi significa “regina di fragranza” è una varietà indiana. Lungo e sottile, è adatto alla preparazione di piatti esotici. Il passare del tempo ne migliora l’aroma e la consistenza, per questo un’antica tradizione vuole che se ne regali un sacchetto ai nuovi nati in segno di prosperità, per poi conservarlo fino al matrimonio.Il Thai o riso Jasmine, anch’esso a grana lunga, tanto da essere spesso confuso col Basmati, è molto profumato. E’ consigliato quando bisogna seguire una dieta in bianco, scondita o senza sale perché risulterà comunque molto gustoso.Il riso rosso, proveniente dalla splendida e selvaggiaCamargue,è un riso integrale, naturalmente colorato, rimane leggermente croccante e ha un sapore intenso.
E’ molto importante scegliere il riso giusto se non si vuole correre il rischio di rovinare i nostri piatti. Fra le varietà nazionali alcune come il Carnaroli, l’Arborio, il Vialone nano hanno i chicchi corposi e ricchi di amido e risultano più adatti per i risotti.L’Originario invece è ideale per le minestre, le crocchette, gli arancini.Il Ribe e il S. Andrea sono qualità più versatili, e si prestano a tutte le preparazioni.Il riso Parboiled non è una varietà di riso ma il risultato di una speciale lavorazione a base di vapore che lo rende più facile da cucinare e conservare; fra i risi bianchi è il più ricco di sostanze nutritive. I suoi chicchi, che non scuociono, restano belli e sgranati. Un bel vantaggio perché il riso continua a cuocere anche quando lo togliamo dal fuoco e bisogna servirlo in fretta.Sapete, a furia di parlare di riso mi è venuta voglia di una bella insalata. Ecco quella che ho preparato usando il fragrante Basmati. E’ leggera, gustosa e manda un profumino davvero appetitoso!
Se volete, potete realizzarla facilmente così.Ingredienti per 4 persone:300 g di riso Basmati200 g di gamberetti1 bicchiere di vino bianco300 g di petto di pollo2 limoni100 g di piselli150 g di pannocchie sott’aceto1 cucchiaino di senape in grani4 cucchiai d’olioSale  e pepe
Mettete il pollo a marinare con metà del vino, un cucchiaio di succo di limone, uno di olio, la senape pestata, sale e pepe.Nel frattempo lessate il riso, scolatelo sotto l’acqua fredda e allargatelo su un vassoio.Fate bollire un bicchiere d’acqua poco salata con il vino rimasto, immergetevi i gameretti e fateli cuocere per tre minuti circa; scolateli.Lessate i piselli per cinque minuti.Sgocciolate il pollo dalla marinata, cuocetelo sulla griglia e tagliatelo a tocchetti.Condite il riso con olio e succo di limone, pepe macinato, unite pannocchiette, gamberi, piselli e pollo. Se vi piace potete grattugiarvi sopra un po’ di scorza di limone e avrete realizzato un veloce piatto unico.
Se poi, come me, siete affascinate dall’Oriente e amate i romanzi pervasi dalle sue magiche atmosfere, vi consiglio di leggere  “Madre del riso” splendida opera di esordio di Rani Manicka, un’autrice di origine malese che vive in Inghilterra.La Madre del riso è una divinità che dona la vita. A Bali il suo spirito vive in immagini create col riso che non si possono mangiare perché sono sacre.Nel romanzo, Lakshmi, una quattordicenne costretta dalla famiglia a sposare un uomo che si finge ricchissimo ma in realtà è un poveraccio, diventa la capostipite di una grande famiglia. E’ lei la “madre del riso”, che ha donato la vita a sei figli e per questo vorrebbe controllarne ogni istante. L’avvincente saga familiare si sviluppa per quasi un secolo e arriva fino alla pronipote, Nisha. Vi assicuro che la storia vi toccherà il cuore e non riuscirete più a smettere di leggerla. Si ha come la sensazione di entrare a farne parte ed è impossibile restare indifferenti ai sentimenti di odio, amore, gioia e disperazione che agitano i protagonisti.A proposito di madri, non dimentichiamo che domenica è la festa della mamma, e allora vi mostro in anteprima il dolce che le dedicherò:
Questa deliziosa crostata di fragole e panna vi ha fatto venire l’acquolina in bocca? Allora vi insegno come prepararla.Ingredienti per la pasta frolla:300 g di farina150 di burro100 g di zucchero½ bustina di lievito in polvereScorza grattugiata di un limone1 uovo e un tuorloAl centro della farina ponete le uova sgusciate, il lievito e la scorza di limone. Tutt’intorno il burro tagliato a pezzetti e lo zucchero. Con una forchetta sbattete le uova con il lievito. Lavorate rapidamente la farina con il burro e lo zucchero. Amalgamate tutto fino a formare un panetto che farete riposare in frigorifero per mezz’ora.Stendete la frolla in un teglia per crostate alla frutta, dopo averla foderata di carta forno.Quando la base della vostra crostata sarà pronta, lasciatela raffreddare e poi farcitela con panna montata e fragole affettate. Se volete potete lucidarle con un leggero strato di gelatina oppure lasciarle al naturale.
E per finire, gustate quest’ultima chicca letteraria: gli arancini di riso di Montalbano, il commissario più amato della penisola, dal romanzo dell’inossidabile Camilleri.Gesù, gli arancini di Adelina! Li aveva assaggiati solo una volta: un ricordo che sicuramente gli era trasùto nel DNA, nel patrimonio genetico. Adelina ci metteva due jornate sane sane a prepararli. Ne sapeva a memoria la ricetta.”…Bollita l'acqua, con sale e zafferano, vi si butta il riso, facendo assorbire il liquido come per il risotto; quando è cotto si condisce con burro e grana e si lascia raffreddare. A parte, si prepara una besciamella, si cuociono i piselli e si uniscono a prosciutto e mozzarella a cubetti e poi si mescola il tutto. “A questo punto si piglia tanticchia di risotto, s'assistema nel palmo di una mano fatta a conca, ci si mette dentro quanto un cucchiaio di composta e si copre con dell'altro riso a formare una bella palla. Ogni palla si fa rotolare nella farina, poi si passa nel bianco d' ovo e nel pane grattato. Doppo, tutti gli arancini s'infilano in una padeddra d'olio bollente e si fanno friggere fino a quando pigliano un colore d'oro vecchio. Si lasciano scolare sulla carta. E alla fine, ringraziannu u Signuruzzu, si mangiano!Montalbano non ebbe dubbio con chi cenare la notte di Capodanno. Solo una domanda l'angustiò prima di pigliare sonno: i due delinquenti figli di Adelina ce l'avrebbero fatta a restare in libertà fino al giorno appresso?"Un bell’esempio di cucina e letteratura, non trovate?

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