La Repubblica Popolare Cinese è il proletariato cinese che si erge a classe sociale dominante sulla borghesia imperialista occidentale.L'economia cinese è quello che Deng ha chiamato "Socialismo di mercato", pianificazione e controllo all'interno dell'economia socialista statale, mercato per il capitale straniero, che comunque non può speculare con il capitale finanziario perchè il credito è saldamente nelle mani dello Stato e del Partito, ma solo reinvestire i profitti nella produzione o consumare, in tutti i casi a vantaggio dello sviluppo delle forze produttive, cosa a cui punta il partito e a cui tutti i comunisti dovrebbero badare maggiormente nel giudicare il Socialismo cinese. Una economia che non conosce i cicli tanto "cari" a noi occidentali di sovrapproduzione e recessione da decenni ha come presupposto il fatto che in Cina 1) non esiste una classe di sfruttatori "staccacedole" (rentier) alla occidentale che possidono i mezzi di produzione e il denaro, e 2) il Proletariato non deve vendere sul "libero mercato" (che in questo senso non c'è) le sue braccia come merce. Lo Stato (o le Province) impone il prezzo del lavoro artificialmente al di sopra del livello di sussistenza e il Proletariato cinese gode di un livello di benessere ormai sconosciuto alla stragrande maggiorparte degli operai occidentali). Tutto ciò è stato possibile solo al PCC (da Mao passando per Deng, Zu Enlai, Jiang Zemin fino a Hu jintao) e al suo Socialismo basato su una comprensione del Marxismo scientifica che ne ha colto il significato principale, che all'interno del mercato mondiale l'unico modo per il Socialismo di dimostrare la sua superiorità sul capitalismo è lo sviluppo delle forze produttive. I comunisti devono guardare alla Cina e alle conquiste del Proletariato cinese con spirito emulativo, tenendo conto delle condizioni specifiche dei rispettivi paesi con le rispettive storie.
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