Martedi 29 gennaio si è tenuto al Ministero dello Sviluppo l’incontro per il bando di vendita della Richard Ginori di Sesto Fiorentino (FI), che sarà pronto il 20 febbraio. L’azienda leader delle porcellane, con 314 dipendenti in cassa integrazione da luglio, è fallita il 7 gennaio e rimangono due acquirenti: Lenox-Apulum che si impegna ad assumere 280 dipendenti, e l’offerta Sambonet che reimpiegherebbe solo 150 lavoratori.
Il 30 gennaio il quotidiano di Firenze La Nazione titolava: “Ginori, si allontana l’ipotesi Lenox“. Poco dopo nel gruppo facebook dei lavoratori della Richard Ginori, il sindacalista Cobas Giovanni Nencini commentava: “Non corrisponde alla realtà. Ieri nell’incontro di Roma il curatore fallimentare ha rilasciato dichiarazioni estremamente chiare che non possono lasciare dubbi sulla loro interpretazione, e che non vanno assolutamente in questa direzione”. La questione è importante: delle due offerte per comprare lo stabilimento delle porcellane fiorentino quella della Lenox-Apulum è l’unica che sarebbe in grado di reimpiegare 280 lavoratori sui 314 oggi in cassa integrazione, con un offerta di 13 milioni. La seconda offerta invece, quella della Sambonet intende rilevarne 150, e mette sul piatto 5 milioni.
Il 31 gennaio il curatore fallimentare stesso della Richard Ginori, dopo il richiamo dei lavoratori, ha smentito l’allontanamento dell’ipotesi Lenox. Per questo motivo i Cobas hanno chiesto al curatore fallimentare l’inserimento della “clausola sociale” nel nuovo bando di gara per la vendita della Richard Ginori. Che significa in sostanza chiedere la salvauardia degli attuali livelli occupazionali e il mantenimento del legame tra azienda e territorio. Sempre su facebook Gianni, un dipendente, scrive: “Lenox aveva comprato l’azienda, aveva proposto un piano industriale evidentemente giudicato buono dal liquidatore, aveva in progetto di tenere buona parte dei lavoratori, evitava allo stato (minuscolo, perchè il maiuscolo bisogna meritarselo) di mettersi sul groppone altri trecento e passa lavoratori. Insomma, c’erano tutte le condizioni perchè, finalmente, per una fabbrica le cose andassero per il verso giusto. Invece no. Invece la Ginori è stata fatta fallire e tutto sta andando come vediamo. Allora mi domando: per quale motivo la Ginori dovrebbero renderla a Lenox? Lenox già ce l’aveva. Che senso ha strappargliela di mano a gennaio, per poi rendergliela a marzo?”
Ma se la stampa locale sposta l’attenzione sull’offerta Sambonet, anche la Cgil è stata giudicata dai Cobas – che negli ultimi mesi hanno sostenuto la maggior parte delle proteste dei lavoratori – favorevole a questa offerta. L’ultimo scontro è di pochi giorni fa, quando l’ex segretario Cgil Guglielmo Epifani, ora deputato del Pd, aveva affermato che a fronte di sacrifici sul piano occupazionale sarebbe stato possibile impostare un piano di rilancio. I Cobas hanno risposto: “L’analisi di Epifani sembra uno spot su misura per Sambonet”.
Intanto continua il presidio dei lavoratori. Scrive Beatrice: “Ore 14.00. Ti prepari e pensi: vado al presidio. Ci sono due dirette con Mediaset. Arrivi, domandi, ti interessi un attimo a quello che deve essere fatto e poi spieghi che vuoi stare in seconda fila durante la diretta. Perché è difficile e imbarazzante, perché è qualcosa che non appartiene alla tua vita lavorativa e familiare. E poi, invece, qualcuno ti prende per il braccio e ti dice che devi stare davanti. E te lo fai perché sai che deve esser fatto. Ascolti le tue compagne, colleghe, amiche denunciare e comunicare al mondo la nostra situazione… e ti viene davvero voglia di non stare più in silenzio e via! Adesso tocca a te, ed è troppa la voglia di dire la tua che ce la fai. E poi finisce e passa, torni a guardare i tuoi colleghi, torni alla normalità e al tuo, nostro presidio e alla fin fine ti rendi conto che nn hai fatto niente di che. Sorridi quando torni a casa, apri facebook e leggi i ringraziamenti da parte dei tuoi colleghi e di persone che non conosci. Sorridi soprattutto con la consapevolezza di essere abbracciata dal calore di tutti coloro che hanno reso possibile tutto ciò. Grazie! Una grande famiglia… La Ginori siamo noi!”
Michele Azzu | @micheleazzu