Richard Waghorne, un gay contro le nozze gay

Creato il 18 giugno 2012 da Uccronline

E’ stato fatto recentemente notare che negli Usa quando la definizione di “matrimonio” è stato sottoposta ad referendum in 32 stati, ha vinto tutte le volte il matrimonio naturale. Questo perché dove ci sono leggi di matrimonio omosessuale, è sempre a causa dell’imposizione di giudici attivisti, non certe del voto popolare. Il dissenso è ampio, dai credenti ai non credenti, dagli eterosessuali e perfino agli omosessuali. Un esemplare di quest’ultima categoria, è certamente Richard Waghorne, ricercatore in filosofia politica e commentatore su diversi quotidiani anglosassoni.

Più volte ha scritto in opposizione al riconoscimento giuridico di una relazione omosessuale, anche se raramente «ho sentito il bisogno di dire che io stesso sono gay», ha rivelato sull’Irish Daily Mail. Ha confessato di essere «abbastanza preoccupato per come si stanno mettendo le cose», decidendo di esporsi in modo così personale perché cosciente di come «il dibattito sul matrimonio gay può collassare sulle accuse di omofobia. Il messaggio, esplicito o implicito, è spesso quello che l’essere anti-matrimonio gay significa essere in qualche modo anti-gay. Figure pubbliche che si oppongo devo farlo abitualmente ricevendo gli insulti di bigottismo o omofobia». Ha quindi continuato: «la risposta riflessa di molti sostenitori del matrimonio gay è quello di dipingere ogni forma di dissenso come pregiudizio, come se l’unica ragione per difendere il matrimonio come è esistito fino ad oggi fosse stata una certa varietà di bigottismo o uno squilibrio psicologico».

La denuncia della “caccia alle streghe eterofobica” da parte di Waghorne è precisa e puntuale, ma egli si spinge anche oltre dicendo che «in realtà le persone gay dovrebbero difendere la concezione tradizionale del matrimonio con la stessa forza di tutti gli altri. Dato che il matrimonio tradizionale viene ostacolato in nome del popolo gay, con conseguenze per le generazioni future, è tanto più importante che le persone gay che si oppongono al matrimonio gay comincino a parlare».  Da omosessuale ritiene il matrimonio gay una forma di egoismo, poiché esso «non è un bonus sociale per l’innamoramento e l’accordo nel fare una relazione duratura». Certo, se il matrimonio fosse solo un riconoscimento ad una storia d’amore, allora «non ci sarebbe alcun motivo per differenziare quali relazioni debbano essere incluse e quali no». Ma il matrimonio è ben altro, ovvero è l’ambito vitale dentro al quale «i bambini devono essere cresciuti da un uomo e una donna».  Lo ha anche spiegato su questo sito il prof. Aldo Vitale, ricordando che «l’analisi etimologica del termine medesimo matrimonio, dal latino “matris munia”, cioè doveri della madre, esso non può che contemplare la relazione tra l’ordine delle diverse generazioni, cioè il rapporto tra genitori e figli, ovvero tra coloro che generano e coloro che sono generati».

Waghorne ne è assolutamente cosciente: «Non tutti i matrimoni, ovviamente, coinvolgono l’educazione dei figli, ma la realtà è che i matrimoni tendono verso l’educazione dei figli», e ovviamente la relazione omosessuale è sterile. La domanda è dunque spontanea: «perché una relazione omosessuale deve essere trattata come un matrimonio, nonostante questa differenza fondamentale?». Esiste un patrimonio di ricerca, ha continuato, che «dimostra  come il matrimonio tra uomo e donna fornisce ai bambini i risultati migliori di vita, i bambini cresciuti in questi matrimoni sono migliori in tutta una serie di misure. Questo non è certamente per denigrare le altre famiglie, ma sottolineare l’importanza del matrimonio come istituzione».  Dunque, «se le coppie gay sono considerate ugualmente ammissibili al matrimonio, -anche se esse non sono adeguate verso l’educazione dei figli e non possono, per definizione, dare al bambino una madre e un padre-, allora la comprensione fondamentale di ciò che è il matrimonio in realtà viene scartata».

«Per dirla personalmente», ha concluso il commentatore omosessuale, «non mi sento minimamente discriminato per il fatto che non posso sposare una persona dello stesso sesso. Capisco e accetto che ci siano buone ragioni per questo». Secondo Waghorne, comunque, il “caso” del matrimonio gay si esaurirà presto perché «gran parte del sostegno al matrimonio gay oggi è istintivo, deriva dal fatto che la gente non vuole essere considerata come anti-gay». Quando l’attenzione mediatica si abbasserà, allora terminerà anche il clima da “caccia alle streghe” creato per impaurire chi ha idee diverse dall’Arcigay.


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