Manipolazione dell’informazione, comitati antidiscariche sapientemente deviati da uomini della lobby dei cavatori, dibattiti strumentali che mettono in circolazione leggende pericolose (come “l’amianto sotto terra non fa male”), pressioni della stessa lobby anche sul parlamento italiano, perché non venga approvata la legge di riferimento per le Regioni e gli enti locali.
Scuole, ospedale, navi, treni, condutture dell’acqua sono piene d’amianto. Quali? Non si sa con certezza. L’Asl di Cremona, fra le altre, entro il 31 riceverà i documenti del territorio sul censimento dell’amianto.
Se si fa una manutenzione forse c’è amianto e il lavoratore è esposto a gravissimi rischi. Le ultime discariche sono state sequestrate perché insicure. E i morti per cancro causato dall’amianto hanno insanguinato anche la nostra provincia.
Lo Stato però si preoccupa dei profitti privati, non della salute dei cittadini. Lo Stato è nato come istituzione borghese che sta anche degenerando.
Già dal ’94 l’Italia rinvia ogni decisione sullo smaltimento dell’amianto, lasciando che sul territorio i poteri economici forti possano confrontarsi con piccoli comuni, piani provinciali e leggi regionali. Un braccio di ferro solitamente impari. Eppure il ministero della sanità aveva commissionato al Cnr uno studio scientifico sulla questione dello smaltimento dell’amianto. Risultato nullo, nemmeno dopo l’audizione degli esperti in commissione sanità. Le insistenze degli interessi economici dominanti, si disse, impedirono di legiferare. Sul piano nazionale nulla si è mosso da allora se non in peggio. Si sono solo fatte discariche. La battaglia civile per un salubre smaltimento dell’amianto è diventata compito dei gruppi di cittadini che se ne sono presi la responsabilità, dopo aver visto altri cittadini perdere la vita a causa della sostanza cancerogena.
Dopo il progetto illegale di discarica d’amianto di Cappella Cantone e una serie di arresti che l’opinione pubblica ha il diritto di non dimenticare alla faccia della stampa dei padroni, altre discariche analoghe, quelle di Montichiari e Brescia, sono state sequestrate dalle forze dell’ordine.
L’ex ministro dell’Ambiente Clini tuttavia è riuscito a varare un piano nazionale amianto che nemmeno teneva conto delle indicazioni europee, mentre di tanto in tanto su Cappella Cantone escono alcuni articoli di stampa sembrano rievocare gli spettri.
“Il caso di Cappella Cantone località Retorto è chiuso: dopo gli arresti e una delibera illegale non se ne può riparlare. Il sito va riservato al recupero ambientale agricolo. Se cercano di interrare occupiamo”, dichiara Mariella Megna, associazione Cittadini contro l’amianto.
L’associazione, che è diventata negli anni un punto di riferimento, ha preso un’iniziativa fondamentale: ha presentato all’ufficio protocollo della Regione Lombardia una richiesta di moratoria per tutte le discariche d’amianto in corso d’approvazione, destinata al presidente del consiglio regionale Cattaneo, a tutti i componenti di tutto l’ufficio di presidenza e alle commissioni sanità, territorio e ambiente.
Le discariche d’amianto in corso d’approvazione potrebbero essere realizzate a Sedrina in Val Brembana, a Treviglio ex cava Vailata, dove una perizia ha messo in seria discussione il progetto, e all’ex cava Manara e a Ferrera Erbognone in provincia di Pavia.
A Cortenuova, invece, una ditta vuole stoccare amianto per poi portarlo in Germania.
Il dato di fatto di cui tener conto è che una risoluzione del parlamento europeo del 14 marzo afferma che tutti i rifiuti d’amianto devono essere considerati pericolosi. L’Italia non si è adeguata alla decisione europea del 2000, cui adeguarsi entro il 2002, che considerava pericolosi tutti i rifiuti contenenti amianto.
Dopo il caso clamoroso di Cappella Cantone, altre due discariche analoghe sono sotto sequestro penale: quelle di Montichiari e Brescia.
“Per questo chiediamo una moratoria e una revisione delle autorizzazioni – aggiunge Mariella Megna – Ci appelliamo ai cittadini per far applicare e rispettare la decisione dell’Unione europea: i cittadini devono sapere che stanno autorizzando discariche fuorilegge. C’è connivenza fra gli Stati in questo notevole ritardo. Lanceremo un appello a livello nazionale”.
In Lombardia ci sono progetti di discariche d’amianto addirittura nei centri abitati (Brescia e Treviglio), quando le stesse discariche di rifiuti non pericolosi vanno collocate a 500 metri dall’abitato.
Finora in Lombardia si è parlato male di inertizzazione, generando polemiche inutili. Nessun dogma per l’Associazione.
“Vogliamo – chiarisce Mariella Megna – che si affronti il tema del ciclo dell’amianto con assoluta trasparenza. Ancora non c’è la volontà dello Stato di arrivare alla soluzione, ma il riciclo dell’amianto non è la soluzione del futuro ma di oggi. Non vogliamo che venga fatta sperimentazione sulla pelle dei cittadini a vantaggio di pochi. Vogliamo che lo Stato se ne prenda la responsabilità”. Bisogna che le decisioni siano partecipate e accettate dai cittadini.
“Vogliamo che un gruppo di esperti in materia – propone Megna – esperti super partes, completamente indipendenti dalla politica e con il controllo dei cittadini, valuti le migliori tecnologie. Va fatto subito: lo Stato doveva creare un quadro di riferimento normativo vincolante per gli enti locali e le Regioni. La questione va affrontata subito. Il dibattito dev’essere veloce, franco, rapido, onesto, invece assistiamo a tentativi di mistificazione e manipolazione. È un’emergenza nazionale e va affrontata non dai privati, è un business che fa gola. La salute va messa al primo posto”, prima la salute poi il lavoro, dato che si parla di rischio cancro.
L’allarme è chiaro: “I cavatori usano anche i comitati. Ci vogliono controlli più efficaci per far rispettare i diritti. Le popolazioni insorgono contro i progetti. I controlli in Lombardia sono insufficienti, l’Arpa è sotto il controllo della giunta. I lavoratori sono due, non più 11, ma die, a Brescia e Milano”. Chi allora garantisce che i lavoratori siano fatti a regola d’arte?
La dottoressa Fubini dell’istituto Scansetti di Torino, il prof. Paolo Plescia del Cnr hanno smentito vari luoghi comuni pro discariche, in linea con la risoluzione del Parlamento europeo.