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Ricordando Pio la Torre, eroe e vittima della nostra terra

Creato il 30 aprile 2014 da Giornalesiracusa

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Il 30 aprile del 1982 vengono uccisi dalla mafia Pio La Torre e Rosario Di Salvo.

E’ una data anche simbolicamente importante che cade proprio giusto fra il 25 aprile e il 1 maggio: rappresenta il legame saldo del duplice impegno di entrambi volto sia alla lotta per la liberazione e la democrazia e sia al riscatto e alla dignità del lavoro. Si erano dedicati tutti e due, con determinazione, al proposito di affermare la giustizia sociale, l’uguaglianza e le libertà civili e politiche, fino al completo sacrificio della loro stessa vita. Divennero antimafiosi di conseguenza, semplicemente perché amavano la democrazia e non tolleravano nessuna forma di ingiustizia sociale. Nell’autunno del 1945, a soli 18 anni, Pio inizia il suo serio impegno politico con l’iscrizione al Partito Comunista e la successiva costituzione di una sezione del partito ad Altarello di Baida, la borgata di Palermo in cui era nato e cresciuto. Le loro scelte politiche erano guidate, soprattutto, dall’ intenzione di tutelare tutte le persone più svantaggiate, in particolare i braccianti agricoli sfruttati dai ricchissimi proprietari terrieri e le imprese oneste danneggiate dagli imprenditori collusi con la mafia.

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Gli anni che vanno circa dal 1945 al 1950 rappresentano un periodo particolare, caratterizzato dalla lotta per l’effettiva applicazione della legge Gullo – decreti e provvedimenti legislativi emanati dall’ allora ministro dell’agricoltura del governo Badoglio – che doveva, teoricamente, garantire ai contadini maggiori diritti e più terre da coltivare. In pratica, però, i proprietari terrieri non riconoscevano la legittimità di queste norme e il democristiano Antonio Segni – successore al ministero – ebbe un atteggiamento troppo morbido che, di fatto, svuotò completamente il contenuto delle norme che avrebbe dovuto prevedere il censimento delle terre incolte o mal coltivate e l’assegnazione di queste, in parti uguali, a tutti i bracciati che ne avessero avuto necessità.

Questo scatenò, soprattutto nel Meridione, la forte richiesta di una effettuale riforma agraria e una ventata di proteste popolari che si concretizzarono nelle occupazioni delle terre incolte da parte dei braccianti agricoli. La Torre partecipò attivamente a queste proteste divulgando lo slogan ‘La terra a tutti’. Il 10 marzo del 1950, durante un corteo del movimento dei contadini a Bisacquino, Pio La Terra viene arrestato, in quanto ingiustamente accusato di aver percosso, con un bastone, il tenente Caserta e condotto al carcere dell’’Ucciardone di Palermo. Rimane in carcere per circa un anno e mezzo e poi, visto che durante le dieci udienze del processo si chiarisce la totale falsità delle accuse del tenente, Pio viene scarcerato il 23 agosto del 1951. Nel 1972, viene eletto al Parlamento ed entra a far parte della commissione di inchiesta sul fenomeno della mafia in Sicilia. La Torre, insieme al giudice Cesare Terranova, redige e sottoscrive una relazione nella quale vengono messi in luce i legami fra la mafia e alcuni importanti uomini politici, in particolare della Democrazia Cristiana.

“La compenetrazione è avvenuta storicamente” afferma La Torre “come risultato di un incontro che è stato ricercato e voluto da tutte e due le parti, mafia e potere politico”.

A Pio La Torre, sostanzialmente, dobbiamo la nascita dell’antimafia sociale e politica in Sicilia e, poi, anche in Italia: nel 1976, Pio fu il primo firmatario della storica relazione di minoranza della prima commissione antimafia che diede la definizione della mafia come fenomeno delle classi dirigenti. Questi furono i primi tasselli, per introdurre e uniformare il reato di associazione mafiosa, per stabilire la decadenza per gli arrestati della possibilità di ricoprire incarichi civili e, soprattutto l’obbligatoria confisca dei beni tramite la legge 109/96, detta Rognoni-La Torre, appunto sul riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie che prevede l’assegnazione dei patrimoni e delle ricchezze di provenienza illecita e riconducibili alle attività criminali perpetrate dai mafiosi, a quei soggetti – Associazioni, Cooperative, Comuni, Province e Regioni – in grado di restituirli alla cittadinanza e alla collettività, tramite servizi, attività di promozione sociale e lavoro.

Impegnarsi in memoria di Pio La Torre, oggi significa soprattutto comprende che uno degli elementi fondamentali per sconfiggere le mafie è procedere al loro impoverimento confiscando loro tutti i beni e i patrimoni acquisiti mediante l’impiego di denaro frutto di attività illecite.


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