Il cervello memorizza tutti i sogni oppure solo quelli più significativi? La domanda apre questioni scientifiche, psicologiche e filosofiche ma non sembra portare a risposte condivise unanimemente. Secondo alcuni il cervello è un database che memorizza qualsiasi avvenimento della vita, sia esso cosciente o meno, sia esso interiore o vissuto in stato di non veglia; secondo altri la memoria è qualcosa che filtra i ricordi e mantiene solamente quelli più interessanti.
Detto ciò è esperienza comune a moltissime persone il fatto di ricordare con lucidità un sogno appena si è svegli ma di non riuscire a richiamarlo più già dopo pochi minuti, come se la ritenzione del ricordo fosse impossibile. Esistono persone che ogni mattina ricordano i sogni e persone che affermano di non sognare mai, anche perché, dicono, non si ricordano mai un sogno.
Secondo Freud il sogno è un ottimo modo per manifestare pulsioni aggressive o violente, pulsioni che nella vita “diurna” sono inaccettabili e quindi represse. Nella notte, grazie ai sogni, queste pulsioni sarebbero liberate in forma simbolica, restituendo al sognatore una parte del proprio essere e fondando una dinamica di equilibrio.
Nel corso degli anni e in funzione della teoria psicologica di riferimento il sogno ha assunto le funzioni di rielaborazione del vissuto, scioglimento dei traumi, messaggio dell’inconscio, ordinamento del caos mentale, interpretazione degli stimoli nervosi.
È probabile però che i sogni abbiano un po’ tutte queste funzioni.
Perché si ricordano i sogni?
Secondo una ricerca pubblicata a inizio 2014 il motivo per cui si ricordano i sogni è dovuto a una maggiore reattività agli stimoli esterni, le persone con sonno molto profondo ricorderebbero di meno rispetto a chi subisce frequenti microrisvegli notturni. Questo sarebbe dovuto a una maggiore attività della cosiddetta “giunzione temporo-parietale“.
Un paio di anni fa, una equipe di ricercatori aveva individuato nella piridossina (la vitamina B6, presente in noci, nocciole, banane e carote), l’elemento in grado di determinare la permanenza del ricordo onirico. I primi studi in questo campo risalivano a un decennio prima.
Pochi mesi prima un gruppo italiano aveva pubblicato uno studio in base al quale il ricordo dei sogni sarebbe fissato dalle onde Theta, presenti durante la fase REM (e in assenza delle quali il ricordo non sarebbe memorizzato).
Come ricordare i sogni?
Al momento del risveglio l’emisfero cerebrale che prende il sopravvento cambia, dall’emisfero destro, che governa nel sonno, il controllo passa all’emisfero logico, il sinistro. Secondo alcuni psicologi i sogni fatti in prossimità del mattino sono i più facili da ricordare, a patto che si rimanga un po’ più a lungo nel relax nel passaggio dallo stato di sonnolenza a quello di veglia.
Il metodo classico per stimolare il ricordo dei sogni è la presenza del taccuino a bordo letto, su cui appuntare, appena desti, il sogno appena fatto. Secondo i più il metodo è infallibile.
Metodi alternativi? Il post-it con scritto di ricordarsi il sogno appena fatto da posizionare in bella vista o il più traumatico sistema del risveglio indotto: programmare la sveglia (o chiedere a qualcuno di svegliarci) nel cuore della notte per potersi ricordare il sogno appena interrotto…
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