Non capivo, scrive Benedetta Tobagi all'inizio del libro (2009) in cui racconta la storia di suo padre Walter, ucciso il 28 maggio 1980 dalla Brigata XXVIII marzo. Non capiva: lui era un giornalista, non un politico. Verso la fine cita le parole dell'ex direttore del Corriere della Sera per cui Walter lavorava, Franco Di Bella: "Mi auguro, per il bene del giornalismo italiano, che i mandanti non vengano mai scoperti: avremmo tragiche sorprese". Benedetta commenta: sono parole sconcertanti. Di Bella, dimessosi da direttore del Corriere dopo lo scoppio dello scandalo P2 (di cui Berlusconi aveva la tessera), attribuiva la morte del cronista al vivace sindacalismo presente in via Solferino.
Benedetta Tobagi l'8 maggio era alla terza Giornata della Memoria, per celebrare i 30 anni dalla morte di 36 persone (tra cui suo padre) cadute in atti di terrorismo individuale, delle 81 vittime per l'aereo abbattuto sopra Ustica, e delle 85 scomparse nella strage della stazione di Bologna.
L'8 maggio Benedetta Tobagi ha pubblicato un editoriale su Repubblica, da cui citiamo due brevi passi. La storia delle stragi, dei terrorismi e dei fenomeni eversivi, è "una storia ancora da scrivere". Il "paziente rito democratico della giustizia" per la strage di Brescia (1974) "porta alla luce elementi importanti per ricostruire le responsabilità di uomini dei servizi segreti e dei carabinieri nei depistaggi, eventuali connivenze con gli stragisti". Alla cerimonia dell'8 maggio il presidente della Repubblica, per Ustica ha denunciato intrecci eversivi, intrighi internazionali, opacità di comportamento di corpi dello Stato, ed inefficienze di apparati e di interventi che avrebbero dovuto invece mirare all'accertamento della verità.
L'8 maggio Repubblica presenta un articolo di Attilio Bolzoni intitolato: "Verbali, testimonianze, identikit spariti dagli atti dell'inchiesta" per l'attentato dell'Addaura (1989), su cui ha offerto il giorno 7 l'anteprima di un libro di Bolzoni stesso. I poliziotti che salvarono la vita a Giovanni Falcone furono poi uccisi e definiti vittime di fatti passionali. Ci sono stati anni di depistaggi per nascondere la verità sull'attentato a Falcone, recita il sottotitolo dell'8 maggio.
Tra le vittime del 1980 c'è Guido Galli. Sua figlia Alessandra, giudice come lui, era da Napolitano. Non accetto "la costante denigrazione" del nostro lavoro, ha accusato. Il ministro della Giustizia Alfano ha smentito. Smemorato. [994]
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