Mentre allo Starbooks si sonnecchiava, quest’estate, sono successe un po’ di cose. Così mi sono sforzata di tenere un occhio aperto. Ho scoperto così che il 12 luglio di quest’anno Giulio Mozzi su vibrisse ha lanciato un’iniziativa: Il ricordo d’infanzia, un libro da fare.
L’idea è questa:
Vorrei raccogliere cento, mille, duemila ricordi d’infanzia. Non necessariamente primi ricordi d’infanzia. Ricordi di quando avevamo non più di otto anni. Ricordi, se possibile, autentici: cioè proprio ricordi personali, non ricordi attivati da racconti e rievocazioni di genitori e parenti. Non necessariamente, peraltro, ricordi “veri” nel senso comune della parola: la memoria dell’infanzia è piena di fantasie, sogni, immaginazioni – che non sapevamo allora, né sapremmo adesso, distinguere da ciò che ora, da adulti, consideriamo “vero”.
Il 30 settembre è scaduto il termine d’invio come potete vedere qui (tra l’altro leggetevi le risposte di coloro che hanno rifiutato: sono esilaranti in alcuni casi). Di ricordi ne sono arrivato più di 1200 e questo mi fa pensare che quest’iniziativa abbia toccato la sensibilità di molte persone, e io ci scommetterei, anche di chi non ambisce a pubblicare.
Verranno scelti circa 300 testi, se ho capito bene. Poi bisognerà contattare gli autori per eventuali modifiche, impaginare, trovare un editore, e poi promuovere il libro. Insomma un lavorone, ma l’idea di “un’infanzia enorme, smisurata, infinita” merita di essere seguita e sostenuta. E se ne sono accorti anche al Corriere della Sera che su La Lettura ci hanno dedicato due paginone (C’è anche un nome che conoscete secondo me, leggete bene.)
Magari evito di accennare alle polemiche su quanto si arricchirà alle spalle dei partecipanti Giulio Mozzi con questa raccolta. [Voi sì che siete sgamati quando si parla dei sordi che girano in ambito editoriale, amici complottisti. Fossi in voi chiamerei Giacobbo.]
Ma secondo voi, se a Mozzi offriamo qualcosa da bere, si farà intervistare? Intanto qui potete leggere qualcosa su di lui.