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Ricordi dal futuro, pratiche di autobiografia educativa

Creato il 10 agosto 2013 da Girolamo Monaco


Ricordi dal futuro.
Oggi
è una bella giornata.



Voglio
fare questo gioco. Immaginiamo di essere più grandi, di avere settanta o
ottant’anni e riguardiamo un po’ tutto quello che abbiamo fatto nella nostra
lunga vita.



“Non
mi piaci stu iocu, a ottant’anni sugnu ancora in carciri o sugnu mottu”.



Sono
anziano, ho perso il conto degli anni; sono vecchio ho vissuto la mia vita, ho
imparato tante cose, mi ricordo di quand'ero piccolo, a scuola giocavo sempre con
le cartine dei giocatori.



Poi
mi ricordo quando la domenica me ne andavo con mio papà a passeggiare a fare
quattro passaggi con il pallone, a prendere qualcosa da bere e soprattutto mi
manca quando ci sedevamo in piazza e ci mangiavamo i luppini.



Mi
mancano tanti ricordi belli. Vorrei tornare indietro per vivere i miei ricordi
e renderli ancora più belli.



Anche
oggi che sono vecchio mi manca il mio papà.




Ad
ottant'anni anni gioco a carte, come tutti i vecchi che non sono ancora
rincoglioniti. Gioco a carte vado a fare la spesa. Vado sempre con i miei
compagni a giocare, da bambini si gioca al pallone, da vecchi si gioca alle
carte.



Vado
a fare visita ai miei figli, i miei figli che sono grandi e che stanno tutti
bene.



I
miei figli sono partiti tutti, sono tutti fuori da questo paese di merda.




Oggi
non voglio scrivere, il futuro fa più male del presente.




Uscito
dal carcere ho trovato lavoro come muratore. Nel tempo sono diventato capo
cantiere, davo ordini agli operai. Mi sono fatto una famiglia e ho comprato una
casa piccola e modesta e lì ho vissuto con mia moglie e mio figlio.



Adesso
che sono vecchio vivo in una grande casa, ma non sono felice perchè ho lasciato
mia moglie. Anche mio figlio è andato via.



La
mattina esco di casa con il bastone nelle mani a cacciare i bambini che giocano
a pallone fuori casa mia.




Ricordo
la nascita del mio primo figlio, e tante altre cose che adesso non mi va di
descrivere.




L'unico
incubo che mi ritorna è quello dei miei quindici anni, quando vivevo in un
carcere.




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