“Ricordi di Poesie”, terzo libro di poesie di Rosario Tomarchio – recensione di Daniela Schirru

Creato il 19 agosto 2013 da Alessiamocci

Il poeta siciliano Rosario Tomarchio ha recentemente pubblicato la sua terza silloge poetica, dopo le prime due, “La musica del silenzio” e “Storia d’Amore“, intitolata “Ricordi di Poesie“, edito dalla casa editrice DrawUp. Silloge dove prosegue la tematica dell’amore verso la donna, verso la natura.

In ogni sua lirica, il poeta esprime tutta la sua passione, mediante diverse emozioni, stati d’animo di solitudine del cuore, di ricerca di se, attraverso nuove identità. Sono presenti numerose metafore, similitudini che sogliono esprimere incatenare l’animo del poeta nel suo intimo, cingendolo dentro parole ricche di magnetismo. Già, perché ogni poesia lascia dentro un che di magico, che ti porta a immaginare l’emozione, il sentimento provato dal poeta nell’istante in cui ci si immerge nella lettura di codeste liriche.

Come accade nella poesia dedicata all’Etna, il maestoso vulcano siciliano, simbolo di tanti misteri, idilliaci sogni, che in queste rime è vista come una donna dall’animo nobile vestita di bianco, considerata come la migliore amica di tanti poeti, il sogno incantatore di quegli eroi del tempo che fu, imprigionati dal profumo che lei riesce ad emanare, con il suo fuoco sempre vivo, emanando quella passione che solo una donna riesce a regalare, anche sotto le sembianze di un vulcano in eruzione.

Oppure si riscontrano sentimenti di amore verso la terra amata, nel ricordo della nonna e della mamma mai dimenticate, ma sempre vive nel suo ricordo di fanciullo. In esso il poeta, vuole esprimere quel senso di gratitudine e di ringraziamento verso gli insegnamenti ricevuti, quando cerca di immaginare la nonna seduta accanto a se, mentre lui osserva e scruta l’orizzonte dei ricordi che la nonna gli ispira.

Egli “pensa a lei e a quando non sarò più di questo mondo”, vuole esprimere il senso di solitudine che lo colpisce nella realtà, cercando rifugio, come detto, nei ricordi della tanto amata nonna, nel desiderio di non averla persa, per poter trascorrere quei momenti di cuore solitario solo con lei, con la speranza di rincontrarsi insieme seduti su quella radura, dove passavano il loro tempo ascoltandosi.

Similitudini riscontrate anche nella poesia successiva, dedicata alla mamma, anche in questi versi il poeta esprime uno stato di solitudine, e la sua ricerca di conforto tra le braccia della madre come della nonna, vogliono esprimere l’amore di un figlio verso la propria madre, l’amore di un nipote verso la propria nonna.

Ogni poesia è una raccolta di figure retoriche che si intrecciano le une con le altre, in un gioco di similitudini, di metafore, di ripetizioni per regalare attimi al cuore di coloro che le leggono, le leggeranno e sapranno amarle. È un dono, che solo pochi riescono ad avere, ebbrezza di emozioni, di parole che si muovono nell’altalena dei ricordi.

Espresso anche dalla poesia dedicato al lavoro nei campi, profumo di immaginazioni, di quel tempo che si è tanto amato, quando si vendemmiava il vino, dal profumo del mosto, dei vigneti, del sole che albeggiava e tramontava. Sembra un soave ritorno negli anni della sua infanzia, ma anche una visione dei tempi passati nella sua vecchiaia. Ne parla come se quei campi fossero ormai spenti, abbandonati a se stessi, e si lascia andare a un ricordo di un futuro prossimo… come colui che “aspetta beatamente il calar del sole sulla vita mia”.

Rime che spiegano, che sopravvivono nel tempo come rimembranze, come panorami estivi, notturni, lunari, nell’opposizione tra amore e morte, tra sole e luna, tra luce e buio. Indefinita bellezza, inaspettate dediche a donne che hanno rappresentato la sua vita, come quella dedicata ad Alessia, colei che si occupa dell’editor dei suoi libri, vista come una “giovane bella e divinamente ispirata dalla rima baciata”, a cui chiede di essere giusta e pietosa, nella lettura e nel giudicare i suoi canti di amore, ma che allo stesso tempo spera si ricorderà di quel gentil poeta, all’ombra del cipresso della vita.

Dà un senso di leopardiana vitalità, ma anche di pascoliana poetica, nel suo essere fanciullo dall’animo puro. Oppure, nell’altra dedica all’amica Cristina, riconosciuta come “il soffio eterno che da vita, la mussa leggera e delicata che soave riposa sulle acque del mar dell’emozione”. È una bellissima metafora di luce, che esprime tutta la gradita amicizia del poeta verso questa donna, dal cuore animato da tanta profondità.

Ricordi di poesie, cuore multicolore di immagini di donne, di emozioni che solo il poeta sa esprimere dentro il suo cuore. Un’identità di poeta, sempre gentile e mai espositore di se stesso, del suo essere poeta, del suo essere uomo innamorato della vita, della donna, vista come un fiore di vita, come musica composta da mani trasparenti che accarezzano il cuore di ogni essere musicista in versi. Versi dettati dal cuore.

Merita di essere scoperto, in ogni suo verso. Merita di continuare a regalare quei battiti del cuore che i suoi ricordi hanno suscitato in lui.

Written by Daniela Aiko Schirru


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