Il 2 luglio festeggerò il primo anniversario del lavoro che mi ha cambiato la vita portandomi in quel di Rimini. Qualcuno mi aveva detto che con l’arrivo della bella stagione a Rimini avrei respirato un’aria diversa, particolare… e in effetti da qualche settimana a questa parte, dal primo momento in cui metto piede a Rimini – tocco il suolo della stazione alle ore 8.01 del mattino! – percepisco nettamente il profumo del mare che si sprigiona nell’aria rendendo l’atmosfera molto più frizzantina rispetto all’inverno (e spegnendo ogni entusiasmo in chi come me deve andare in ufficio…).
Qualche mattina fa, oltre a quest’ “aria diversa” che si è iniziata a sentire negli ultimi tempi, mi è successa una cosa alquanto strana. Passando davanti a un bar ho sentito un profumo ben definito che mi ha riportato indietro nel tempo, a rivivere un momento ben preciso della mia gioventù: dal bar mi è giunto l’odore fragrante delle brioches, ma non di brioches qualunque! Era lo stesso identico sapore che avevano le brioches nell’ultimo albergo in cui ho lavorato… ben 10 anni fa! Ero nel viale della stazione di Rimini e di colpo mi sono ritrovata nella saletta colazioni dell’Hotel Majestic di San Mauro Mare. In pratica, ho vissuto una specie di esperienza extra-corporea, salvo poi ritrovarmi esattamente dove ero, ferma di fronte alla mia biciclettina rossa.
Lì per lì non ho fatto molto caso ai ricordi che quel semplice odore di brioches aveva provocato. Mi sono limitata a constatare che ne è passata di acqua sotto i ponti da quando facevo la stagione al mare. Poi però il giorno dopo ho vissuto una nuova sensazione di déjà-vu… questa volta a casa mia!
Approfittando degli sconti su una serie di verdure che mi piacciono, ne ho fatto incetta ed ero impegnata in cucina a preparare ogni sorta di contorno per i giorni a venire quando… baaammmm! ecco un’altra esperienza extra-corporea. Ero sì nella mia cucina, ma mi sono ritrovata tutt’ad un tratto nella cucina dell’Hotel Majestic (sempre lui… d’altronde, ci ho passato ben 7 estati consecutive ;)) a preparare il buffet di verdure per la cena dei nostri clienti. Eh sì che erano pure le 17.40, l’orario giusto in cui la cucina dell’albergo brulicava di attività per l’imminente cena.Ora, non sarà un caso se nel giro di poche ore mi sia ritrovata a pensare per ben due volte a quelle luuuunghe 11 estati che ho passato ad accogliere i turisti che venivano a passare le vacanze in riviera. Ecco, io in quegli anni dovevo mantenermi agli studi e d’estate facevo la “stagione”: lavorando in albergo da giugno a settembre, non avevo la possibilità di viaggiare, andare in vacanza e lanciarmi alla scoperta di luoghi a me sconosciuti. E se mi guardo indietro questo un po’ mi manca. Però tutto sommato non mi lamento, sia perché ho avuto la possibilità di rifarmi in seguito (e ancora mi sto impegnando per recuperare ;)), sia perché in quegli anni era normale per i ragazzi della mia età fare la “stagione” in albergo, come camerieri di sala, come baristi o come cameriere ai piani.
E poi, oltre ad aver conosciuto un sacco di gente che ogni anno tornava in vacanza da noi, ho sviluppato anche tante belle amicizie con i “colleghi”, alcune delle quali perdurano ancora oggi (anche grazie all’aiuto di Facebook ;)). Ci ho anche guadagnato molto in termini di esperienza culinaria: si può dire infatti che la mia passione per la cucina sia nata e si sia sviluppata proprio in albergo, con la conoscenza diretta di tante belle ricettine che ancora oggi ripropongo sulla mia tavola ;)
Non tutte le esperienze in albergo sono state belle però, anzi… ancora oggi di alcuni alberghi mi dà fastidio anche solo sentirli nominare… Però ci sono stati alberghi in cui mi sono trovata davvero bene, quasi come a casa… Di quegli alberghi ho ottimi ricordi: certo, la fatica delle 12 ore di lavoro al giorno non te la dimentichi, ma a quella fatica si sommavano le risate che condivano ogni momento di lavoro. Merito dei bei gruppi che si erano creati tra lo staff e non è un caso, a mio parere, che gli alberghi cui sono rimasta più affezionata fossero a conduzione famigliare. Ora quegli alberghi non ci sono più, o meglio sono passati ad altra gestione, ma è bello ogni tanto incontrare tutto lo staff per una cena e passare due ore a ridere a crepapelle ricordando le battute più esilaranti che hanno caratterizzato le estati passate insieme. O cercando di ricordare i nomi delle “meteore”, cioè di quei colleghi che sono rimasti nello staff solo per una stagione, o nei casi peggiori solo per qualche settimana…Non si offendano i turisti e i vacanzieri – e non me ne vogliano gli albergatori – se dico che prendere in giro i clienti è una delle attività in cui lo staff di solito eccelle. Innanzitutto, sono quasi sempre prese in giro bonarie che servono a creare o rafforzare lo spirito di gruppo. Secondo poi, servono anche a condividere tra i membri dello staff e sedare il malumore generato da qualche richiesta un po’ improbabile ricevuta dai clienti. Perché, si sa, il cliente ha sempre ragione. E al cliente si risponde sempre con un sorriso. Però, dai, ammettiamolo, c’è gente che quando è in vacanza pretende di essere trattata come la Regina Elisabetta! Manco lo fosse davvero, la Regina d’Inghilterra…
Di certo queste esperienze mi hanno insegnato tanto, perché cascasse il mondo! io non mi sognerei mai di andare in vacanza e chiedere al mio cameriere di “tenermi da parte una ciotolina di carote e farmela trovare al mio tavolo perché così non faccio la fila al buffet e non corro il rischio di non trovare più le carote che a me piacciono tanto”, soprattutto se c’è un buffet di verdure lungo un chilometro con un’infinità di verdure crude/cotte/grigliate/sott’aceto tra cui scegliere. Né mi impegno a creare un menu a parte, ideato di mio pugno richiedendo le cose che sono abituata a mangiare a casa mia, quando c’è un menu con tre scelte di primi e secondi. Né chiedo il gelato ai gusti tipici della gelateria quando mi viene offerta una ricca scelta di gelati, seppur confezionati, dai gusti prestabiliti. E mi fermo qui, ma potrei proseguire per ore!
Questo, più di tutto, mi hanno insegnato i miei 11 anni di onorato servizio come cameriera in riviera: da turista, io cerco di fare attenzione anche a chi lavora ed è lì per assicurarsi che la mia vacanza trascorra nel modo migliore possibile. Un “grazie” non ci rovina di certo la giornata e non vedo come essere educati con chi è al nostro servizio possa turbare la nostra vacanza. Non c’è certo bisogno di aver fatto la stagione per capire l’importanza della buona educazione e del rispetto (che ormai sembrano valori scomparsi…), ma mi piacerebbe che riflettessimo anche su questo, quando abbiamo la possibilità di partire per le nostre vacanze ;)
Vi lascio con una foto di ben… anni fa (non lo dico manco sotto tortura!!!).
Una sera a settimana, in albergo si serviva la cena romagnola. Va bene che anch’io apprezzo l’aspetto enogastronomico e la possibilità di assaggiare prodotti tipici del posto in cui scelgo di andare in vacanza direttamente al tavolo dell’albergo, ma costringere le cameriere (e solo le donne, per giunta!) a conciarsi così UNA VOLTA A SETTIMANA non vi sembra un po’ esagerato?E infine un saluto affettuoso a tutti gli amici – romagnoli e non; albergatori e non – che in questo periodo hanno già inaugurato la loro stagione al mare :)