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Ricordi di un K.Lit

Creato il 16 luglio 2012 da Sulromanzo

K.Lit, Piazza ChilesottiIn questi giorni, sono stati in molti a scrivere di K.Lit, anche quelli che il 7 e 8 luglio a Thiene non c’erano e hanno immaginato il Festival da casa. Qualcuno si è lamentato perché mancava la diretta Twitter: ma come?, mi sono detta, una volta tanto i blogger escono dal sacello e voi ce li volete ricacciare a forza?
Forse, chi ha snobbato il Festival l’ha fatto per pigrizia. Magari gli accaldati – e poltroni – difensori della cultura sul web erano davanti al monitor nella speranza che i Social Network rimediassero alla mancata trasferta. Beh, sapete una cosa? Vi abbiamo fregati alla grande, perché a Thiene  bisognava esserci di persona e con la maglietta della Gas.

Già, la maglietta e il fascino della divisa! Non tutti l’hanno indossata, forse colti dal torpore di un week end caldissimo. È vero, sì, troppo caldo per un festival. A luglio anche Thiene è in bollore, proprio come il resto d’Italia. Avrei sofferto molto anche restando a casa, a K.Lit, almeno, non ho avuto il tempo per pensarci. E se fossi andata al mare? Avrei stroncato al volo Cinquanta sfumature di Grigio, facendo inviperire la vicina d’ombrellone. Spero capirete perché ho barattato la sdraio con un pass di K.Lit.

L’arrivo al centro accrediti è stato il primo passo verso l’illuminazione che, ci crediate o no, per me è stata uno shock: i blogger esistono anche offline. Ed è stato tutto un fioccare di «Sei più bello dal vivo. Il tuo avatar non ti rende giustizia»: complimenti che solo gli internauti possono apprezzare. Immagino che i passanti ci abbiano trovati un po’ strani, ma voglio sperare si siano ricreduti in seguito. Anzi, no, mi auguro siano rimasti di quell’idea: organizzare un simile Festival, prendervi parte e correre a perdifiato da una location all’altra non è da tutti. Bisogna essere un po’ matti, lo ammetto.

Parliamo, poi, delle location, che, va detto, non sempre erano cool. Bisogna anche dire, però, che tutte avevano un bar a pochi passi; da qui, l’alto consumo di Spritz che, per molti, è stato il leitmotiv dei due giorni a Thiene. Eravamo brilli? Nemmeno a pensarci! Gli Spritz erano blandi, li si sudava subito. Non starò a raccontarvi come abbiamo ridotto le nostre magliette colorate. Lo dicono le foto: nel tardo pomeriggio di sabato avremmo potuto indire il concorso Miss e mister maglietta bagnata. Nemmeno questo, però, ci ha fermati. Raccoglievamo le forze, tra una tavola rotonda e l’altra, e ripartivamo di slancio, come gli omini del Subbuteo, ma più sorridenti.

Mi rimarrà il cruccio d’essere salita per ben tre volte sul palco in Centro Città — poco cool e molto coolullo — senza mai acquistare niente dalla vetrina alle mie spalle. E c’erano pure gli sconti! Ero troppo presa dalle chiacchiere, dai saluti, dal prendere accordi per vedere, sentire, godermi le tante attività del Festival. Mi scuso, quindi, coi negozianti di Thiene: non ho comprato niente, ma il vostro logo è in tutti i miei scatti: ben settecento foto! Chi mai vi farà tanta pubblicità a costo zero? Quando vi capiteranno ancora tanti testimonial dal sorriso schietto?
E proprio questo ha caratterizzato, a mio parere, un Festival che qualcuno poteva immaginare come una gran rottura di scatole. La gente sorrideva, sul palco e giù dal palco. Una volta tanto, vip e intellettuali sono rimasti a casa e abbiamo parlato di cultura e di libri come facciamo sui blog: senza salire in cattedra; o almeno così è stato per me, che mi portavo in dote un blog di satira letteraria.
In realtà, non ha importanza sondare il contributo che ciascuno di noi ha apportato al Festival: se tutto è andato bene, allora l’alchimia era ben dosata. Il merito è di chi ha organizzato K.Lit e ci ha appioppato certi temi. Me lo volete spiegare che vuol dire Perdite di donne che non perdono? Ci siamo scervellate per ore e poi — invitata all’ultimo, tanto per fare coraggio alle mie compagne d’avventura — abbiamo parlato di comunicazione. Sì, proprio così: ogni relatrice ha raccontato cosa faceva prima, cos’è diventata poi. Tutto sommato una bella chiacchierata tra amiche, e sospetto che da noi lo staff volesse proprio questo.

K.Lit, Centro Città
È difficile spiegare a chi non era a Thiene cos’abbiamo combinato di tanto speciale. Sul mio blog — in chiave satirica — ho raccontato quei due giorni, le persone incontrate, i monitor che prendono vita e diventano visi, occhi, bocche. A volte ci si scorda che, dietro  un post, c’è una persona reale e — tra un impegno e l’altro, col sole a picco e le bottigliette d’acqua scroccate a ogni intervento — la parte migliore è stata incontrare i blogger, abbracciarli e scambiarsi complimenti: «Hai un bel blog» o, «Ti leggo sempre!», convenevoli da blogosfera finalmente detti dal vivo, stringendo mani che, poi, andranno a impaginare articoli. Nei prossimi post, qualcuno si ricorderà di te e, forse, gli scapperà una risata ripensando a una battuta detta o sentita.

Quindi sì, è vero, il pubblico non ha risposto come ci saremmo augurati. Qualche ospite si è fortemente lamentato delle location vuote, dei buoni pasto, del caldo e dei piccoli intoppi di una macchina organizzativa che è riuscita a fare miracoli. Bisogna ammettere, ed è il caso di ricordarlo, che questa edizione di K.Lit era un esperimento: farne parte vuol dire aver creato qualcosa che prima non c’era. La consapevolezza che la cultura, caduta dall’alto, è come pioggia che dilava e un blogger letterario — capace, onesto e schietto — può dare filo da torcere alla terza pagina di molti paludati quotidiani.

Tremate elzeviristi, K.Lit ha cambiato le regole del gioco.

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