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Ricordi: di una mattina di giugno, una bicicletta e un bel sole leggero prima, fornace poi.

Creato il 26 febbraio 2012 da Stregonestregato @ppstronzi

Non mi ero mai reso conto di quanto fossi metereopatico. Eppure, voglio dire, è così ovvio!

Se riguardo indietro ai miei scritti o molto più semplicemente ad alcune mie riflessioni o ricordi, è facile riconoscere nel clima una determinante non di poca influenza. E a volte, soprattutto per quanto riguarda i ricordi, basta anche una particolare intensità della luce del sole per crearmi associazioni mentali con il passato e riportare alla memoria avvenimenti molto distanti e apparentemente scollegati.

 

Da tre giorni sono bloccato a letto con l’ennesima influenza: mentre tutti si godono un inaspettato anticipo di Primavera, io sono imprigionato tra le mie mura domestiche desiderando ardentemente di potermi andare a fare una bella passeggiata in un parco con il tepore del sole ad accarezzarti la pelle.

 

Ricordi: di una mattina di giugno, una bicicletta e un bel sole leggero prima, fornace poi.

Inconsciamente, in questi tre giorni, guardando dalla mia finestra perennemente illuminata dal sole, ho bramato questo tepore e questa sensazione e, non so perché, mi veniva alla mente un flashback di me in bici, arrancante sulle continue salite e discese della mia città, sotto il sole cocente di un giugno inoltrato di un anno a caso dei miei tempi liceali.

È successo una volta, tra l’altro, e con scarsissimo successo: concluso l’anno scolastico io e il mio vicino di casa avemmo la brillante idea di provare un giro in bicicletta, cosa mai fatta se non nello stretto spazio del parco in cui abitavo. La mia città è un continuo di salite molto irte e discese, quasi zero pianura, quindi dopo pochi minuti eravamo completamente senza forze e desistemmo sconfitti ed affannati, per ritornare a posare i mezzi poco utilizzati e poter trascorrere le nostre ore di svago in tanti altri modi.

Ci sono due cose che, alla fine, ricordo tantissimo di questo avvenimento insignificante: il tepore dolce del sole delle dieci del mattino che dopo pochi minuti si tramutò in una fornace e la sensazione di libertà che ancora oggi mi commuove e che ho associato ad altri eventi di quel periodo.

C’erano delle cose che adoravo particolarmente che solo adesso mi rendo conto mi parlavano di spensieratezza: il sole, sempre lui, che entrava tra le tapparelle a svegliarmi alle nove del mattino, unito al canto dei passerotti degli alberi di fronte, squillante ma leggero, fresco, cristallino, sembrava acqua; il rumore di una città che sonnecchiosa, in lontananza, cercava di rendersi operosa prima che la calura (o come dice sempre mia madre, prima che la citta si infochi) potesse toglierle le forze e diminuirne la produttività; l’ombra pomeridiana delle piante nel vicoletto solitario e silenzioso che portava a casa mia; la curiosità nel voler scoprire cosa mia madre avesse cucinato a ora di pranzo; il progettare le millemila ore disponibili a poter cazzeggiare, dormire, leggere i miei libri, soprattutto quelli di Agatha Christie, miei fidi compagni di mille avventure;

Ricordi: di una mattina di giugno, una bicicletta e un bel sole leggero prima, fornace poi.

l’emozione crescente per le prime giornate di mare organizzate con gli amici e quegli zainetti caricati di asciugamani, panini e sempre libri, non sia mai mi annoiassi con i miei compagni o avessi un minuto libero per poter proseguire le mie storie; Il conto alla rovescia per Palinuro, le Sirene e quella sensazione di allontanamento da tutto e da tutti; il completo dimenticarsi della scuola e dei compiti per le vacanze che tanto era ancora presto a giugno; e soprattutto quella sensazione di poter fare mille cose, tutte quelle che non potevi fare quando eri impegnato con la scuola: scrivere libri, disegnare fumetti, imparare la chitarra, guardare tanti film, piantarti davanti a Mtv e tanto, tanto ancora che poi finivi sempre per non realizzare ma ti bastava la carica e il sapere di avere la possibilità di farle per farti stare bene, così come il dolce tepore del sole mattutino che citavo poco prima.

Questi ricordi fanno bene: non portano tristezza, ma mi danno forza, nella loro malinconia. È come se aver vissuto tante cose così preziose mi faccia sentire fortunato. Perché dentro di me, ormai, è giunta la consapevolezza che non può essere sempre tutto così spensierato e quindi aver avuto la possibilità di vivere determinate sensazioni è già tanto.


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