A settant’anni, più di mezzo secolo dopo aver assistito al funerale di Jane Austen, il nipote, J.E. Austen Leigh, timido ecclesiastico di provincia, decide di raccontare la vita della scrittrice. Con la meticolosità e l’ingenuità di chi non è letterato di professione, intercalando i suoi con ricordi dei parenti e autografi della “cara zia Jane”, ricostruisce il lessico familiare del clan, e disegna della Austen un ritratto insieme “domestico” e addomesticato (le curiose censure delle lettere, denunciate dalla curatrice del volumetto, Bruna Cordati). Sorprende apprendere che l’autrice di Orgoglio e pregiudizio “non aveva neanche uno studio, e gran parte del lavoro lo faceva nel soggiorno comune, soggetta a ogni genere di interruzioni. Stava molto attenta che non trapelasse ciò che faceva né alle persone di servizio né ai visitatori, né a nessun altro all’infuori della propria famiglia”. E fu sempre così. “Nessuno degli autori a lei contemporanei la conobbe, né personalmente né per corrispondenza”.
Un genio anche di discrezione.
J.E. Austen Leigh
Ricordo di Jane Austen
Sellerio
1992