Da bimbo, quando frequentavo la scuola elementare, la mia saggia e dolce maestra era solita chiamare alla lavagna un compagno di classe (il più “serio”), consegnargli il gesso ed il cassino (gli strumenti del potere!) per nominarlo responsabile dell’ordine. L’amichetto, orgoglioso di essere il prescelto, tirava una bella linea bianca lungo la lavagna e, con l’autorevolezza del diritto concessagli, scriveva a stampatello ed in lettere cubitali a sinistra “BRAVI” e a destra “CATTIVI”.
Il solco era tracciato, la sentinella – dall’alto della sua postazione – scrutava ogni minimo disordine presente tra i banchi e segnava senza pietà i nomi di chi infrangeva le regole e di chi rispettava la legge.
Come erano belli quei tempi ove la distinzione erano chiare e nitide: da una parte gli onesti, dal lato opposto i malfattori. Le zone grigie inesistenti, l’osmosi tra i perbene ed i malvagi rifiutata, la divisione tra chi punire e chi premiare profonda ed invalicabile.
Oggi la separazione tra bianco e nero è labile: l’ambiguità regna sovrana, è arduo comprendere chi sono i cattivi e chi veramente i buoni, il sospetto logora le certezze e la caducità delle coscienze rende fragile la fedeltà all’esercito del bene.
Lo stesso Babbo Natale è corrotto e ha perso le convinzioni del passato: nel suo sacco zeppo di regali, manca il carbone.
Nessun bimbo moderno riceverà la “punizione” perché è cattivo, male che vada Santa Clause gli donerà una Play Station con solo dieci giochi invece di cento.
A ben guardarlo, il vecchietto vestito di rosso parte dalla sua casa finlandese senza più le certezze di un tempo. Durante il magico viaggio, domanda sconsolato alle sue amiche renne: «possibile che son scomparsi tutti quei simpatici bricconcelli a cui regalavo un po’ di innocente carbone?»
Il Babbo Natale malinconico si giustifica con se stesso: «il carbone è solo un piccolo rimprovero educativo, avrei comunque lasciato un regalo al piccolo monello!».
Ricordo il giorno in cui l’amata maestra elementare scrisse il mio nome nella lista dei “CATTIVI”.
Ero un bimbo educato e compito, perché andai a finire nella parte sbagliata della lavagna?
A distanza di anni il motivo nemmeno lo rammento però – con emozione – ripenso alla piccola lezione ricevuta e tutt’oggi ringrazio la mia saggia maestra elementare per quel piccolo, dolce pezzettino di carbone.
MMo