Ridateci i servizi igienici (pubblici e gratuiti) in stazione!

Creato il 30 luglio 2010 da Vfabris @FabrizioLorusso

Ancora un altro post dell’esiliato volontario a Città del Messico che ritorna al paesello (Milano) d’estate e si fa qualche giro nella bella Italia. L’avevo già notato l’anno scorso con sorpresa ma la conferma è arrivata per me quest’anno: l’espletamento del bisogno fisiologico più elementare, dicesi altresì “fare la pipì”, costa tra gli 80 centesimi e l’Euro tondo tondo  in  numerose stazioni dei treni della Repubblica italiana. Vi chiederete se dovevo arrivare io dal Messico a scoprire l’acqua calda e la toilette a pagamento e vi rispondo di no, certamente no.

Ma non nascondo comunque una profonda vena nostalgica quando penso alla vecchia stazione dei treni di Varenna, Lago di Como, dove addirittura c’era una scritta ufficiale apposta su un’elegante targa di metallo che specificava “CESSI” con una frecciolina discreta, una vera e propria stella polare per il viaggiatore bisognoso di liberazione e flussi d’acqua rinfrescanti e sanamente gratuiti. Adesso invece costa un euro o, con un po’ di fortuna, 80 centesimi e la macchina (vedi foto) non dà nemmeno il resto, o meglio, No change given, che fa più figo. Inoltre per cambiare le banconote bisogna fare una fila alla macchinetta cambia-monete che, manco a dirlo, è presa d’assalto da plotoni di nervosi avventori in attesa di uno sfogo diuretico.

Ad ogni modo segnalo quello che è per me un abuso servendomi di un altro aneddoto o magari due, a seconda dell’ispirazione. Proprio ieri chiedevo a dei controllori e ad altri addetti della stazione di Piacenza dove fosse il bagno pubblico, quello non a pagamento, por favor, e mi hanno risposto che non esiste proprio più. Anche le fontanelle con acqua potabile sono state decimate in favore dei distributori automatici di bibite e merendine. Basti pensare che nella mastodontica Stazione Centrale di Milano ce ne sono rimaste solo due che spruzzano verso l’alto un getto d’acqua singhiozzante e flebile, solo se sollecitate adeguatamente. I controllori si sono poi fatti prendere dal dibattito dicendomi che le Ferrovie sono ora un’impresa privata e che quindi tutto si paga.

Falso. E’ vero che la gestione delle Ferrovie è cambiata in senso manageriale, sono stati inseriti alcuni elementi di concorrenza e di efficienza nell’ex baraccone statale, la rete è stata separata dal trasporto in senso stretto, ma non è stata privatizzata! Nella seconda foto: l’accesso elettronico al Paradiso, uno per le donne e uno per gli uomini. Paga e scarica.

Oggi l’azienda non dà più un servizio in perdita nella maggior parte dei casi e da un paio d’anni, credo, ottiene degli utili, dopo dcirca un decennio di ristrutturazione delle tariffe, del personale e delle operazioni. Stop. Si tratta comunque di infrastrutture pubbliche e di un servizio pubblico di trasporto, quindi mi aspetto di trovare un bagno a pagamento ma anche un bagno gratuito, in quanto servizio di base necessario per la popolazione; mi aspetto di poter pagare l’acqua al bar ma anche di potermi rinfrescare con quella della fontana. Lo so, sono un ingenuo, ma che possiamo farci? …un altro aneddoto…

Per le mie lezioni di “italiano come lingua straniera” in Messico utilizzo spesso dei divertenti role-play in cui simulo la trasmissione  televisiva forum e faccio interpretare agli studenti le parti del giudice di pace, del testimone e dei due litiganti. Uno dei casi reali che piace di più è quello che vede il cliente di un bar (che ancora non ha consumato nulla e nemmeno sa se lo farà) contro il padrone del bar che gli ha negato l’accesso al bagno.

Bene, il vincitore è il (potenziale) cliente dato che l’esercizio dell’attività commerciale del bar viene concessa con una licenza che include anche il dovere di fornire alcuni servizi alla popolazione, tra cui un bagno  funzionante, anche senza previo consumo da parte del cliente. Nell’ultima splendida foto: il disagio giovanile italiano, europeo e forse mondiale tocca il suo punto più basso aspettando il treno per terra per la mancanza di sedie, panchine, sgabellini e altre strutture simili e utilissime (Staz. Centr. Milan).

Alla luce di questo caso limite, perché mai una stazione dei treni, pubblica, non dovrebbe offrire gratuitamente almeno questo servizio quando anche un bar, di proprietà e gestione privata, lo deve fare?

Anche fuori dal caso di forum o dagli aneddoti, possiamo stabilire un equilibrio più umano tra esigenze di mercato ed economicità e bisogni pubblici in spazi pubblici?


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