Si chiacchierava partendo dai
dati raccolti dal satellite Cryosat dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) sulla riduzione dei ghiacciai artici, il cui volume che si sta riducendo molto più velocemente delle previsioni. Messa volgarmente si potrebbe dire che nel 2020 i ghiacciai mondiali potrebbero sparire e il mondo potrebbe non essere più quello che conosciamo perché gli scienziati hanno anticipato di 30 anni gli scenari apocalittici conseguenti alla fusione dei ghiacciai. Il condizionale è d'obbligo, ma soprattutto rassicurante. Il fenomeno, almeno raccontano a noi profani, è quello del riscaldamento globale. Negli ultimi cinque anni, dicono i dati di Cryosat, l’estensione dei ghiacci del Polo Nord si è ridotta di 760 km quadrati, ovvero il 60% delle stime precedenti, con l’interessamento del ghiaccio “antico”, ovvero quello sul quale tutti gli altri ghiacciai si sono formati nel corso dei millenni. Quello che mi colpì dell'intervista fu la "situazione paradosso" citata da Tozzi. Cioè «la possibilità di glaciazioni per l’interruzione delle correnti oceaniche originate dal riversamento dell’acqua dolce negli Oceani. Diciamo che il gran caldo è anche padre del gran freddo, un po’ come si raccontava in The day after tomorrow». Allora risi. Oggi mi faccio qualche domanda in più. Questo lo stralcio dell'intervista pubblicata su Vero. Riflettete voi. Ma cosa potrebbe accadere? «Non è che all’improvviso nel 2020 si fonderanno i ghiacciai», spiega Tozzi, autore tra l’altro di Pianeta terra, ultimo atto, saggio romanzato nel quale il divulgatore scientifico disegna scenari verosimili partendo dai cambiamenti climatici. «Succederà che la temperatura degli oceani e dell’atmosfera salirà così velocemente che la fusione dei ghiacciai avverrà per ondate catastrofiche successive – ipotizza – che porteranno alla perdita dei ghiacci antartici, allo spezzarsi definitivo del Polo nord e alla remissione di tutti i ghiacciai dolomitici». «La conseguenza immediata sarà l’innalzamento del livello del mare – continua il geologo -. Due metri in più farebbero scomparire tutte le isole coralline e le pianure costiere, compresa la pianura padana da Venezia a Torino. Venezia e Amsterdam, Napoli e New York saranno un ricordo». Paradossalmente un’altra conseguenza «è la possibilità di glaciazioni per l’interruzione delle correnti oceaniche originate dal riversamento dell’acqua dolce negli Oceani. Diciamo che il gran caldo è anche padre del gran freddo, un po’ come si raccontava in The day after tomorrow». L’uomo potrebbe fermare questo cambiamento adottando comportamenti virtuosi? «È difficile. I Governi non riescono a mettersi d’accordo nemmeno per una riduzione del 6% delle emissioni di gas serra – conclude Tozzi -. Inoltre l’attività che immette la maggior quantità di gas serra nell’atmosfera è l’allevamento. Se pure diventassimo tutti vegetariani e fermassimo tutte le altre attività a rischio, la temperatura della terra non comincerebbe a scendere prima di 50 anni».Ridateci il riscaldamento globale... Ma «il gran caldo è anche padre del gran freddo»
Creato il 26 maggio 2013 da MariellacarusoPossono interessarti anche questi articoli :
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