Non nascondo che Vin Diesel mi sia simpatico, così come nemmeno tento di celare il mio entusiasmo quando si parla di Riddick, dato che il personaggio è veramente il classico anti eroe che a me piace un sacco (anche io ho dei lati negativi). Mancato l’appuntamento cinematografico, ho recuperato questo terzo capitolo (reboot?) dedicato al taglia gole interstellare. Immaginavo che dopo il secondo film qualcosa sarebbe cambiato in meglio, ma mai e poi mai avrei pensato di ritrovarmi di fronte ad un’opera tanto originale, si perché quello che non traspare dal trailer è il fatto che questo terzo episodio, sia in realtà il remake non dichiarato di “Io e Marley”, infatti potremmo cambiargli il titolo in “Io e il mio dingo”.
La storia vede il nostro nerboruto protagonista, venire prima ingannato e poi tradito dai suoi stessi sudditi (per chi non avesse visto il secondo capitolo, egli alla fine diveniva imperatore di un popolo formato per lo più da truzzi ignoranti e donne svestite dai facili costumi), riuscendo ovviamente a salvarsi, rimanendo però bloccato su di un pianeta ostile (il karma non perdona). Solo e mezzo malandato, si ritrova a combattere con l’ostile fauna locale, fino al ritrovamento di un cucciolo di dingo spaziale, che alleverà per portarlo con se alla scoperta dell’inesplorato territorio. Ben presto scopriranno che l’ostacolo più grande che si frappone fra loro e le avventure da intraprendere vivere è un mostro che esce dal fango (ed il fango del pianeta ha colore e densità del letame contenuto in una fossa settica), il quale desidera solamente ammazzare tutto quello che gli capita davanti a suon di morsi e veleno. Trovato il metodo per sconfiggere l’umidiccio nemico, Riddick e il suo amico animale iniziano la loro esplorazione, arrivando nell’unico avamposto presente, popolatosi da cacciatori di taglie che desiderano solo ed esclusivamente arrestarlo (non possono proprio vivere felici i nostri amici che ricordano sempre più la versione sci-fi di “Belle e Sébastien”). Visto che il nostro eroe ha il cuore d’oro, tenta inavno di avvisare sti poveri disgraziati che vogliono ammanettarlo e portarlo via (truzzi ed ignoranti pure loro ovviamente, ma con un sacco di gadget), che è meglio lasciare il pianeta prima che inizi a piovere, trasformando l’intera superficie in una immensa latrina popolata dai mostri velenosi che fuoriescono dalla poltiglia. A questo punto il film svolta bruscamente verso derive degne del peggior romanzo rosa (se qualcuno ha mai letto un vecchio romanzo Harmony sa di che parlo). Infatti il nostro Riddick non è sicuramente la persona più intelligente dell’universo (ma noi lo vogliamo così questa è la verità, tutto muscoli e poche parole), ma a quanto pare gli altri sono addirittura più stupidi e quindi, contemporaneamente alla scoperta dell’amore per l’unica donna del gruppo di truzzi, mentre lui amoreggia a modo suo (e pure lei ci mette discreto impegno nel far vedere che i muscoli non contano e che preferisce l’intelligenza), i nostri ignorantissimi poliziotti delle stelle gli ammazzano il suo unico amico, il dingo. Eh già sono cose che non si fanno, perché faranno scatenare l’ira del nostro eroe innamorato, anche se per poco, dato che ormai inizia a piovere e tutto capitola nella merda, che porta con se un nuovo nemico da combattere unendo tutti le forze.
Il terzo capitolo di Riddick ha al suo interno grossa n
ovità, l’amore del protagonista per gli animali e le donne. Se l’amore per il sesso femminile lo si poteva dar per scontato (d’altronde lui diventa imperatore di un popolo in cui il sesso femminile è mercificato in modo impareggiabile), quello per gli animali apre la psicologia del personaggio a uno spettro di sentimenti del tutto nuovi che mai avremmo immaginato di vedere in lui, con conseguenti nuovi ed innumerevoli capitoli dal piglio animalista. Oltre a questa enorme novità, il terzo capitolo della saga conferma la deriva della stessa verso il pattume cinematografico, metaforizzando il tutto attraverso i mostri che escono dalla latrina, ed è da questa che deve essere uscita la sceneggiatura scritta da David Twohy, che anche in questo caso dirige il tutto.