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Riddick – Recensione

Creato il 09 settembre 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online
recensione, film, Riddick, Vin Diesel

Photo credit: Gage Skidmore / Foter / CC BY-SA

Vin Diesel deve molto al personaggio di Riddick. E’ stato il suo primo ruolo principale, in quel Pitch Black uscito in sordina nel 2000, che si fece notare per essere un intrigante film di fantascienza, venuto su con pochi soldi ma valorizzato da un’ottima ambientazione e da un protagonista carismatico.

Prima ancora del Dominique Toretto che ha reso celebre Fast&Furious, Diesel fu Riddick: ricercato intergalattico, avventuriero spietato con i suoi nemici e cinico nei confronti del mondo. Un antieroe disposto a tutto per garantirsi la sopravvivenza, ma capace ancora di provare scrupoli nei confronti dei più deboli, quasi attenendosi ad un codice degno di un cacciatore primordiale.
“Riddick”, terzo capitolo della serie, è il sequel spirituale di Pitch Black, prendendo le distanze sia nella trama (liquidando il finale precedente con un rapido flashback) che nell’ ambientazione da Chronicles of Riddick.
L’universo che andava delineandosi nel secondo episodio, con l’introduzione del passato del personaggio, l’esercito dei Necromonger e gli spiriti elementali, viene (momentaneamente?) messo da parte. Un ritorno alle origini per il ricercato, che si ritrova nuovamente solo e confinanto su un pianeta inospitale, minacciato da belve feroci e braccato dai cacciatori di taglie di mezza galassia.
La prima mezzora del film si apre in maniera coraggiosa, dedicandosi esclusivamente al protagonista che, dopo essere stato tradito ed abbandonato dai suoi, è impegnato in una difficile lotta per la sopravvivenza in un’ambiente ostile. Emerge la parte più istintiva del personaggio, stabilendo quasi una comunione con la natura selvaggia per comprenderla e garantirsi la salvezza. In seguito arrivano gli antagonisti e il film ritorna sui binari di Pitch Black, instaurando una caccia all’uomo carica di tensione, restando col fiato sospeso in attesa della prossima mossa, in un gioco in cui le regole tra cacciatore e preda si ribaltano. La parte finale richiama le atmosfere di Alien, forse creando un pò di deja-vu e e dicendo poco di nuovo rispetto al primo capitolo.

L’azione tuttavia prosegue con un’ottimo ritmo, non mancando di mettere a confronto i personaggi su un piano caratteriale, oltre che fisico, e regalando qualche sopresa.
Riddick è quel genere di pellicola che lascia spiazzati i fan della serie. Qualcuno potrebbe rimanere deluso vedendo che il tono della saga è tornato alle origini anzichè espandersi e diventare ancora più corale dopo il secondo capitolo, altri invece potrebbero gradire quella che si conferma essere una dimensione narrativa calzante per il personaggio: ovvero il gioco di sopravvivenza. Forse sono stati la lunga attesa (9 anni da Chronicles of Riddick) e i cambi di rotta sulla sceneggiatura a mettere in dubbio quanto questo antieroe potesse ancora essere popolare, indirizzando la produzione per una ripartenza cauta, puntando su situazioni collaudate e forte atmosfera, senza esporre un budget stratosferico ad un rischio flop.
L’esperimento può dirsi riuscito. Nonostante i molti anni di lontananza dal grande schermo, Riddick mantiene intatto il suo glaciale carisma, merito anche di Vin Diesel, specializzato nei ruoli da duro imperturbabile. L’effetto deja-vu rimane soggettivo. Chi ricorda bene Pitch Black potrebbe gradire o meno il “More of the same” (americanismo per “di più della stessa roba”), ma sicuramente si tratta di una fantascienza particolare, che abbraccia il suo lato selvaggio mescolandolo ad un uso moderato di tecnologia e alieni e lasciando il confronto tra i personaggi umani come vero fulcro della storia.


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